MALI: I CASCHI BLU OPERATIVI IN LUGLIO

Le Nazioni Unite contano sulla ”presenza completa” della loro ”missione di stabilizzazione” nel Mali nel mese di luglio, che prenderà il posto della missione africana Misma e dell’esercito francese. Lo ha affermato  il 16 marzo a Bamako, Edmond Mulet, sottosegretario generale per le operazioni di mantenimento della pace dell’Onu. ”Luglio potrebbe essere il mese del passaggio dalla Misma alla missione di stabilizzazione dell’Onu”, ha detto Mulet precisando che il dispiegamento avrà affetto dopo un voto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Ci vorranno almeno altre tre settimane, e ”altri combattimenti violenti”, per completare l’operazione dell’esercito francese contro gli islamisti nel nord del Mali aveva detto l’11 marzo il ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian, in un’intervista rilasciata al quotidiano Le Monde durante la sua visita-lampo nel Sahel. ”Le operazioni si svolgono conformemente all’agenda che ci eravamo prefissati – dichiara ancora il ministro – Bisognava in primo luogo riprendere le città per permettere la ripresa dell’attività civile, dissipare la paura delle popolazioni, poi organizzarsi per attaccare il santuario storico di Al Qaida, nell’Ifoghas e Timetrine (aree montuose nei pressi del confine con l’Algeria, ndr.)”. L’obiettivo non è cacciare i jihadisti ”fino all’ultimo”, precisa, ma ”la liberazione del territorio del Mali per permettergli di recuperare la sua sovranità”, e non è ancora stato raggiunto. Interrogato poi sulla morte del capo militare di Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi), Mokhtar Belmokhtar, Le Drian si mantiene prudente: ”resta da confermare”, dice, ma è ”probabile”, e in ogni caso ”non risolverà tutto” sul fronte della stabilità della regione. ”E’ l’insieme della struttura che bisogna abbattere, non questo o quel leader – spiega -. Tra i combattenti iniziali, moltissimi (oltre 3.000), tra cui alcuni mercenari, si sono sparpagliati; altri hanno raggiunto l’estero, ma è diventato più difficile perché i Paesi vicini hanno chiuso le frontiere; altri sono stati neutralizzati; altri, infine, si sono raggruppati nell’Ifoghas, dove abbiamo trovato molti terroristi, otre 500”. Per quanto riguarda invece la missione africana sotto egida dell’Onu, denominata Misma, Le Drian lamenta il ritardo nell’arrivo dei finanziamenti promessi dai partner. ”Non oso immaginare che i contribuenti che si erano fatti avanti alla conferenza dei donatori di Addis Abeba non rispettino i loro impegni – dice – L’Unione europea dovrebbe fornire molto rapidamente 50 milioni di euro per il materiale”. La Francia kinizierà il ritiro dei suoi 4 mila militari  dal Mali a partire dal prossimo mese di aprile. Il 17 marzo è stato ucciso nelle montagne Ifoghas il quinto soldato francese a cadere in questo conflitto, vittima dell’esplosione di un ordigno improvvisato (Ied) piazzato sul ciglio della strada. A conferma che il conflitto è lontano dalla conclusione al Qaeda nel Maghreb Islamico ha lanciato un appello sul web per reclutare nuovi combattenti contro i “crociati” francesi intervenuti contro le forze islamiste in Mali. Lo ha riferito l’organizzazione statunitense  Site specializzata nel monitoraggio dei siti jihadisti. “Abbiamo bisogno dei figli della Tunisia, del Marocco, di Libia e Mauritania per sconfiggere i crociati francesi”, si legge nell’appello.

Foto EMA Ministero Difesa francese

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