L’anno scorso 2.500 cyberattacchi contro la la Nato
di Marco Galdi – ANSA – Duemilacinquecento attacchi informatici contro la Nato nel 2012. Almeno dieci minacce ”serie” al mese. Sono i numeri di una cyberwar che di fatto è già cominciata. Dietro ai pirati informatici, ci può essere chiunque: dai governi (gli Stati Uniti nei mesi scorsi hanno già lanciato accuse alla Cina) a gruppi terroristici e criminalità comune. Calcolando solo i danni commerciali inflitti alle grandi corporation, si parla di perdite enormi che Europol ha stimato in mille miliardi di dollari l’anno. Cosi’ il tema della ‘cybersicurezza’ è stato per la prima volta al centro della ministeriale Difesa cominciata oggi nel quartier generale di Bruxelles. La sicurezza informatica delle proprie reti e infrastrutture ”spetta ai singoli paesi”, ha ricordato il segretario generale Anders Fogh Rasmussen, ma “siccome i cyberattacchi non si fermano alle frontiere” neppure la Nato deve farlo e deve essere pronta a intervenire per proteggere gli alleati da attacchi che possono essere “devastanti” e “venire senza preavviso, da qualsiasi parte del mondo”. L’Alleanza è attrezzata da tempo per proteggere se stessa, il prossimo passo – ha detto Rasmussen – è come far si’ che la Nato possa intervenire per proteggere un alleato sotto attacco. Così i ministri hanno concordato da una parte di avviare un programma di addestramento comune ai 28 paesi membri in modo che gli esperti nazionali condividano capacità e linguaggio, dall’altra lo sviluppo di gruppi di ‘reazione rapida’ per proteggere la Nato stessa e gli alleati condividendo le risorse sulla falsariga di quanto si è fatto schierando i Patriot tedeschi e olandesi in Turchia. Ma per difendere se stessa, l’Alleanza Atlantica ha gia’ alzato la guardia ingaggiando anche un gruppo di ex hacker nel nuovo centro dedicato alla ‘cyberdefence’ nel comando generale Shape a Mons. ”Nonostante la sempre crescente sofisticazione degli ‘incidenti’ siamo riusciti a chiudere il 2012 senza grandi danni ai nostri network” ha detto Rasmussen. ”Finora siamo stati fortunati. Ma se vogliamo continuare ad esserlo, dobbiamo attrezzarci meglio”, hanno commentato fonti anonime della Nato. A Mons, nel Belgio vallone, l’Alleanza ha costituito il ‘Nato Computer Incident Response Capability’ (Ncirc) per combattere gli attacchi elettronici. Ci lavora già un centinaio di persone, ma sarà pienamente operativo dal prossimo ottobre. Tra le armi, anche gli ex hacker guidati da Nuri Fattah. ”Il mio compito – racconta in una intervista pubblicata sul sito dell’Alleanza – è mettermi nei panni di un hacker e simulare cyber attacchi per identificare i punti deboli nei nostri sistemi”. Proveniente da una famiglia di ingegneri, Fattah dopo un master in sicurezza informatica ha passato un pezzo della sua vita a violare i sistemi prima di ritornare dal lato di chi li deve difendere. “In quella fase – spiega – mi intrigava vedere come i siti commerciali garantivano la sicurezza dei clienti in rete. Ho cominciato a studiare come fosse messa in atto e quanto facilmente potesse essere aggirata”. Sette anni fa il passaggio alla Nato, quando “ho capito che c’era un mercato per gente che faceva quello che facevo io e che si poteva essere pagati per identificare le falle nella sicurezza”.
Foto: The Telegraph
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