F-35 italiani: ordinati (stavolta davvero) i primi 6
(aggiornato alle ore 21.30)
Venerdì 27 settembre il Governo italiano, attraverso i suoi rappresentati militari in seno al JSF Program Office del Dipartimento della Difesa del Governo americano, ha ordinato in via definitiva i primi 6 dei 90 aerei da attacco Lockheed Martin F-35 Lightning II attesi dall’Aeronautica e dalla Marina Militare. Secondo le procedure del programma, il DoD ha girato l’ordine alla Lockheed Martin, che provvederà alla costruzione degli aerei avvalendosi della sua linea di produzione in Italia, la Final Assembly and Check-Out in corso di completamento sulla base di Cameri dell’Aeronautica Militare (i lavori termineranno l’anno venturo). Questi primi 6 aerei appartengono al 6° e 7° Lotto annuali di produzione “a basso rateo” (71 velivoli in tutto per USA, Italia, Australia, Norvegia e Gran Bretagna, per un ammontare complessivo di 7 miliardi di dollari, motori esclusi) e subiranno le modifiche imposte dallo svolgimento dei programmi di collaudo del nuovo aereo da combattimento statunitense, che non si concluderanno prima di quattro anni. Ogni eventuale ulteriore aumento di costo degli aerei resterà a carico degli Stati Uniti, coperto per l’80% da Lockheed Martin e il restante 20% dal Governo.
Dopo mesi di voci contrastanti e informazioni poco chiare e/o incomplete da parte del Ministero della Difesa, complici i lunghi ed articolati passaggi contrattuali governo-governo e industria-industria, l’Italia, dopo aver versato negli anni scorsi vari anticipi, ha dunque ordinato solo ora i suoi primi 6 F-35, pari al 6,6 % dell’intera futura flotta nazionale. Non aveva quindi un riscontro nei fatti la mozione votata a giugno alla Camera dei Deputati da PD e PdL, là dove, preso atto dell’avvenuto acquisto dei primi tre esemplari, si fissava una moratoria di 6 mesi per “ogni ulteriore acquisizione di velivoli”. Moratoria che gli impegni già presi per gli aerei dei lotti annuali successivi (LRIP-8 e LRIP-9) rendono di fatto inapplicabile.
Intanto le audizioni parlamentari per l’indagine conoscitiva sulla acquisizione di sistemi d’arma avviata con quella mozione partendo proprio dal caso F-35, non hanno ancora chiarito i contorni finanziari e più in generale la tempistica dell’acquisto di questi nuovi aeroplani da combattimento “stealth”, nonostante la promessa fatta in proposito il 16 luglio alle due Commissioni Difesa riunite dall’ex segretario Generale della Difesa generale Claudio Debertolis. Né aiutano a farsi un’idea di quanto l’Italia stia spendendo, almeno per questa prima tranche, i dati più recenti sui costi del caccia americano divulgati dal Pentagono (vedi il documento a pagina 1-7). Il budget per i 29 esemplari delle tre versioni destinate ai soli USA nel nuovo anno fiscale 2014 ammonta complessivamente a 8,44 miliardi di dollari, comprensivi dei costi di ricerca, sviluppo, collaudo e valutazione. Tolti questi costi, il totale si riduce a 6,3 miliardi di dollari, che divisi per 29 fanno 225 milioni di dollari al pezzo. Lo stesso Pentagono tuttavia nell’annunciare i due contratti firmati il 27 settembre parla di un costo unitario della versione convenzionale di 103 milioni i dollari per i 3 aerei del LRIP-6 e di 93 per quelli del LRIP-7, non specificando però che a questi importi manca il costo del motore (altri circa 25 milioni di dollari) ma soprattutto tutte le altre voci del procurement (addestramento, pezzi di ricambio, logistica, ecc) che completano la famosa lista della spesa.
Silvio Lora LamiaVedi tutti gli articoli
Nato a Mlano nel 1951, è giornalista professionista dal 1986. Dal 1973 al 1982 ha curato presso la Fabbri Editori la redazione di opere enciclopediche a carattere storico-militare (Storia dell'Aviazione, Storia della Marina, Stororia dei mezzi corazzati, La Seconda Guerra Mondiale di Enzo Biagi). Varie collaborazioni con riviste specializzate. Dal 1983 al 2010 ha lavorato al mensile Volare, che ha anche diretto per qualche tempo. Pubblicati "Monografie Aeree, Aermacchi MB.326" (Intergest) e con altri autori "Il respiro del cielo" (Aero Club d'Italia). Continua a occuparsi di Aviazione e Difesa.