L’Iraq come la Siria

Fra scontri settari fra sciiti e sunniti e attentati dei terroristi di Al-Qaeda contro obiettivi governativi, l’Iraq è ripiombato nell’ultimo mese in una spirale di violenza che non si registrava da molti anni. Secondo i dati delle Nazioni Unite, i morti nel solo mese di settembre sono stati 979 e i feriti 2.133 (418 morti e 1.011 feriti nella sola Baghdad), con almeno 400 vittime negli ultimi dieci giorni. Anche oggi sono morte nove persone in attentati in tutto il paese, mentre ieri erano state uccise 52 persone a causa dell’esplosione di ben 12 autobomba. Al-Qaeda in Iraq ha rivendicato la responsabilità degli attacchi coordinati contro le moschee sciite e sunnite, le cerimonie funebri e altri obiettivi, il più grave dei quali è avvenuto il 21 settembre quando sono morte 73 persone durante un funerale sciita. L’agenzia per i rifugiati dell’Onu ha detto che la situazione potrebbe provocare la fuga di molti iracheni e nel 2013 nel paese si sono registrati già almeno 5.000 sfollati, che si sono andati ad aggiungere agli 1,13 milioni già scappati dalle loro abitazioni negli anni precedenti. Le violenze si sono intensificate soprattutto dopo che le forze di sicurezza avevano represso con la forza una manifestazione sunnita contro il governo, provocando la morte di decine di persone lo scorso 23 aprile. Questo episodio ha provocato la reazione dei sunniti, che si sentono emarginati dal governo sciita. I miliziani di al-Qaeda stanno cercando di capitalizzare la situazione, colpendo a loro volta target governativi. Dall’inizio dell’anno, oltre 4.700 persone hanno perso la vita per attentati in Iraq, con 12 mila feriti. L’Iraq è da tempo in testa alla classifica dei Paesi più colpiti dal terrorismo.

 

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