I RANGER PRONTI PER IL COMFOSE

Cambio di comandante al 4° Reggimento Alpini Paracadutisti: il colonnello Pietro Addis ha ceduto l’importante incarico dopo poco più di un anno al parigrado Salvatore Radizza, in attesa di assumere l’8 novembre ilcomando del 9° Reggimento d’Assalto “Col Moschin”.
La cerimonia, svoltasi alla presenza del Comandante delle Truppe Alpine Generale Alberto Primicerj, ha visto anche la consegna di una medaglia d’oro e due d’argento al valore dell’esercito a tre operatori ranger distintisi nell’ambito della missione Isaf in Afghanistan per particolari atti di coraggio, abnegazione e senso del dovere sotto il fuoco nemico. Il Generale Primicerj ed il colonnello Addis hanno poi consegnato formalmente il distintivo ranger a undici nuovi operatori che hanno conseguito l’agognata qualifica dopo un lungo iter formativo di circa due anni, nei quali hanno affrontato e superato in successione la preselezione, il corso di paracadutismo con fune di vincolo, il cosiddetto pre-OBOS (8 settimane), il Tirocinio di Selezione (2 settimane), il Corso OBOS (20 settimane), il Corso Ranger (15 settimane comprensive della fase di sopravvivenza) ed i vari moduli di specializzazione ambientale, montana ed anfibia. I neo-qualificati provenivano  dal 14° Corso OBOS, iniziato a Livorno nel gennaio del 2012.

P1016387Discretamente presente, nel palco delle autorità, il generale Nicola Zanelli, comandante incaricato del COM.FO.S.E , il nuovo comando di livello brigata delle Forze Speciali e per Operazioni Speciali dell’Esercito, alle cui dipendenze confluirà, già dai primi mesi del prossimo anno, anche il 4° reggimento. In tal senso forti sono le aspettative presenti nei ranghi del reparto: dalla nuova dipendenza organica i ranger si attendono il pieno riconoscimento di un ruolo specifico assai rilevante svolto con crescente professionalità nei più difficili teatri operativi che hanno visto coinvolto il nostro esercito. I questa direzione vanno sicuramente già ora alcuni provvedimenti innovativi nell’ambito della formazione degli operatori. Come anticipato nel numero 142 della Rivista (Potenziamento delle Forze Speciali dell’Esercito Italiano) il Corso Operatore Basico per Operazioni Speciali è stato decentralizzato ed ha ora luogo contemporaneamente in due sedi: presso il Rafos di Livorno per i futuri Incursori ed Acquisitori e nell’ambito del Reggimento Alpini Paracadutisti per gli aspiranti ranger.
Il primo corso  caratterizzato da questa impostazione è stato  il 17° OBOS, iniziato  il 1° luglio di quest’anno ed ormai in dirittura d’arrivo. Gli allievi ranger, cui si sono aggiunti due elementi del REOS ed uno del 185° RRAO, sono stati pertanto presi in forza dalla 3° Compagnia Corsi del reggimento di Verona, i cui istruttori hanno provveduto autonomamente a svolgere i normali periodi di istruzione teorico-pratica e le esercitazioni previste, avvalendosi della supervisione dei colleghi del Rafos, incaricati di fornire  assistenza didattica, di garantire l’assoluta uniformità dei parametri qualitativi del corso e di valutarne periodicamente il corretto svolgimento, fino all’esame finale.

Le esercitazioni esterne hanno avuto luogo nei monti Lessini e sull’Altipiano di Asiago, mentre per le fasi a fuoco ci si è avvalsi dei poligoni friulani. Le prime impressioni che emergono dal nuovo iter sono estremamente positive, d’altro canto non va dimenticato che gli Alpini Paracadutisti già in passato avevano provveduto autonomamente alla formazione dei propri effettivi, fin dalle prime fasi.
I frequentatori del 17° Corso hanno dato prova di un eccellente livello iniziale di preparazione fisica, grazie anche alla frequenza, nei mesi precedenti l’inizio dell’OBOS,  del cosiddetto Corso Pre-OBOS, una formazione preliminare essenzialmente pratica di otto settimane che ricalca il corso basico un tempo destinato ai VFP4 del reggimento,  quanto l’accesso all’obos era destinato al solo personale in Spe. Le lezioni sono incentrate sul miglioramento della condizione fisica, l’accertamento motivazionale, la topografia, il movimento tattico, la navigazione terrestre e l’addestramento individuale al combattimento e mirano  a mettere gli allievi nelle migliori condizioni psico-fisiche per affrontare la prosecuzione dell’iter. Gli abbandoni del corso OBOS, che ne hanno ridotto di circa un terzo  il numero complessivo di frequentatori, sono stati dovuti essenzialmente ad infortuni o al ritiro volontario, generalmente per cause personali o familiari.

Il decentramento della formazione basica degli operatori si sta dimostrando pertanto una mossa vincente, in grado di consentire sia di rimpiazzare adeguatamente quanti sono costretti a lasciare prematuramente la componente operativa in seguito ad incidenti ed infortuni (soprattutto alla colonna vertebrale e agli arti inferiori, molto sollecitati dai lanci con paracadute con equipaggiamento completo e dal trasporto prolungato di forti pesi, quali zaini e corpetti con piastre antiproiettile), sia di assicurare un graduale incremento delle nostre Forze Speciali e per Operazioni Speciali, una crescita numerica più che mai necessaria nei nuovi scenari di instabilità internazionale contraddistinti da diffuse minacce asimmetriche.

P10163611Il riconoscimento del ruolo crescente delle unità non convenzionali, che trova riscontro nella costituzione del COM.FO.S.E. e nella sua diretta dipendenza dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, si riflette anche nei programmi di potenziamento organico dei reparti, che i nuovi provvedimenti nel settore del reclutamento e della formazione dovrebbero rendere progressivamente attuabili.
Se l’andamento dei prossimi corsi manterrà i risultati auspicati anche il 4° Reggimento Alpini Paracadutisti, oggi composto da compagnia comando e supporto logistico e battaglione ranger su tre compagnie di cui due operative ed una corsi,  dovrebbe infatti subire un forte incremento dimensionale. Tale riorganizzazione trae spunto da uno studio preliminare di cui avevamo dato notizia nel novembre del 2011, al quale apporta però diverse modifiche. Secondo Il nuovo organico dal comando reggimentale dipenderanno la compagnia comando e supporto logistico, la compagnia corsi ed il battaglione ranger su quattro compagnie operative, tre di ranger ed una di supporto alla manovra.
Il plotone ranger, che risulta essere nella maggior  parte dei casi l’unità fondamentale di impiego, passerebbe a 35 effettivi, suddivisi tra nucleo comando (comandante, vice comandante, specialista C4, combat medic e JTAC) e tre squadre di dieci elementi, a loro volta costituite da due fire team di quattro uomini più il comandante ed un fuciliere radiofonista. L’opportunità di mantenere i comandanti di squadra al di fuori dei gruppi di fuoco deriverebbe dalle esperienze operative, soprattutto nel settore dell’Assistenza Militare. In queste missioni il responsabile dell’unità sarebbe affiancato al comandante del reparto addestrato, mentre il  radiofonista manterrebbe costantemente i collegamenti con il livello superiore e fornirebbe assistenza e sicurezza.

Nella terza squadra del plotone troverebbero collocazione due tiratori scelti, che ne farebbero di fatto l’elemento di appoggio di fuoco del reparto. Tuttavia, per mantenere la disponibilità di tre squadre assalto identiche, è possibile che la versione definitiva dei nuovi organici veda l’inserimento di due coppie tiratore-osservatore a livello di plotone, che quindi passerebbe a 39 effettivi.
Naturalmente la crescita numerica della squadra richiederà la presenza di un terzo Lince per il suo trasporto in missioni di lunga durata (impensabile per motivi di spazio la suddivisione su due soli veicoli), con una forte contrazione del numero degli effettivi in gradi di appiedare. Tuttavia a Verona si tende a sottolineare l’esigenza di non focalizzarsi troppo sulle esperienze afghane di contro-insurrezione: gli scenari futuri potrebbero essere totalmente differenti.

I tre plotoni della compagnia potrebbero eventualmente ricevere in futuro anche una certa specializzazione ambientale, con un reparto orientato allo sfruttamento della terza dimensione (personale abilitato TCL), uno alle operazioni in terreni artici e di montagna (ad esempio con un maggior numero di istruttori di sci e di alpinismo) ed il terzo con spiccate capacità anfibie.
La compagnia supporto alla manovra ricalcherebbe, pur con missioni di livello differente, le analoghe formazioni presenti negli organici della fanteria, con i plotoni da ricognizione, mortai e controcarro (con missili Spike MR), oltre ad una squadra tiratori scelti in grado di operare con spiccata autonomia in compiti esplorativi.

Alberto ScarpittaVedi tutti gli articoli

Nato a Padova nel 1955, ex ufficiale dei Lagunari, collabora da molti anni a riviste specializzate nel settore militare, tra cui ANALISI DIFESA, di cui è assiduo collaboratore sin dalla nascita della pubblicazione, distinguendosi per l’estrema professionalità ed il rigore tecnico dei suoi lavori. Si occupa prevalentemente di equipaggiamenti, tecniche e tattiche dei reparti di fanteria ed è uno dei giornalisti italiani maggiormente esperti nel difficile settore delle Forze Speciali. Ha realizzato alcuni volumi a carattere militare ed è coautore di importanti pubblicazioni sulle Forze Speciali italiane ed internazionali.

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