La Svezia guarda alla NATO
La Svezia sta valutando l’ipotesi di stabilire una partnership di difesa comune con la NATO e con i membri dell’Unione Europea; Stoccolma ritiene che le sue capacità di autodifesa, attualmente basate su alleanze limitate ai soli Paesi confinanti, stiano diventando insufficienti. L’analisi, pubblicata da Defence News, precisa che come primo passo è stata nominata una commissione di esperti guidata dall’ex ambasciatore a Mosca, Tomas Bertelman. Il gruppo, incaricato di valutare gli aspetti cardine di una possibile cooperazione, ha presentare al Ministero della Difesa, al Comando delle Forze Armate ( AFC ) e al Comitato parlamentare della Difesa (PDC) una relazione nella quale sono inoltre state prese in considerazione le recenti critiche al sistema di difesa nazionale e i tagli alla spesa confermati dall’amministrazione di centro-destra guidata dal primo ministro Fredrik Reinfeldt (nella foto).Secondo Peter Hultqvist, presidente del Comitato parlamentare della Difesa, la tempistica del rapporto è particolarmente significativa in quanto arriva ad un anno dal piano di revisione sulla politica del sistema di Difesa svedese.
Per ora il governo, oltre alla promessa di futuri finanziamenti, ha promosso un dibattito sulla valutazione delle esigenze nazionali di difesa e sui vantaggi di un partenariato militare. A Stoccolma sembrano convinti che la Svezia debba ormai riconsiderare il suo status di paese tradizionalmente non allineato: secondo una recente valutazione i tagli ai finanziamenti per la Difesa stanno causando un lungo elenco di carenze, mancanza di risorse finanziarie, umane, materiali e un abbassamento del livelli di competenze tecniche e addestramento. Il comandante delle Forze Aeree Svedesi (SAF), Generale Sverker Göranson, ha già prospettato una drastica riorganizzazione della componente aerea e navale, con il taglio di alcune unità e la riduzione del numero di velivoli da trasporto, degli elicotteri e dei caccia JAS-39 Gripen (nella foto in basso). All’interno del patto di cooperazione nordica mancherebbe la capacità di sostenere un progetto di difesa comune, come dimostra il ritiro dei norvegesi dal progetto Archer, un programma congiunto da 220 milioni di dollari per lo sviluppo di un sistema mobile di artiglieria da 155/52 mm che farebbe concorrenza al Caesar della francese Nexter, al G6 della sudafricana Denel e all’Atmos-2000 dell’israeliana Rascal.
Fonte: IT log Defence
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