I giapponesi tornano in missione oltremare

Non sarà (per ora) un’offensiva come quella che tra il dicembre 1941 e la primavera 1942 portò il Sol Levante a dominare gran parte del Pacifico ma il Giappone potrebbe presto far tornare a sventolare la sua bandiera anche molto lontano dall’arcipelago nipponico. Il governo di Tokyo ha infatti approvato il decreto che autorizza le Forze di Autodifesa (le forze armate) a partecipare a delle missioni all’estero anche in difesa di Paesi alleati, una svolta storica contestata da coloro che difendono un’interpretazione stringente della Costituzione pacifista approvata dopo il 1945. Sta di fatto che il premier nazionalista Shinzo Abe – che ha assicurato che Tokyo non si farà mi coinvolgere in una guerra all’estero – non ha i numeri per ottenere una riforma dell’articolo 9 della Costituzione, ma ha la maggioranza necessaria alle Camere per convertire in legge il decreto interpretativo che sancisce il dritto alla “autodifesa collettiva”.

La Carta inoltre – imposta alla fine della Seconda Guerra Mondiale da quell’alleato statunitense che oggi guarderebbe con favore ad una riforma, in vista della complicata situazione nel sudest asiatico provocata dalle crescenti spese militari cinesi – contiene poi numerose salvaguardie che rendono delle modifiche piuttosto complicate. (I tentativi di Tokyo di modificare la Costituzione, abbandonando l’impostazione pacifista, hanno suscitato critiche nel Paese, scosso anche dal tentato suicidio nello scorso fine settimana di un uomo di mezza età che si è dato fuoco per protesta. E non si sono fatte attendere le reazioni delle potenze regionali, a cominciare da Cina, già critica verso l’atteggiamento aggressivo del vicino nelle dispute marittime che infiammano l’area. Il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, ha messo in guardia Tokyo da azioni che possono “danneggiare la sovranità cinese, la pace e la stabilità regionale”, esortandolo a “rispettare le preoccupazioni dei suoi vicini” e “trattare la questione saggiamente”. Il piano iniziale del premier liberal-democratico era di modificare l’articolo 9 della Costituzione, adottata all’indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale sotto l’imposizione americana, che rinuncia “alla minaccia o all’uso della forza come mezzo per risolvere le dispute internazionali”.

Ma, in mancanza del sostegno dei due terzi dei deputati in entrambe le camere del Parlamento e con un’opinione pubblica sfavorevole, Abe ha modificato tattica, cercando una strada laterale per arrivare all’obiettivo. (AGI) Il cambiamento invocato, secondo Abe, è assolutamente necessario alla luce degli sviluppi negativi avvenuti nel contesto della sicurezza regionale e globale. Ma il timore, per molti oppositori, è che questo segnerebbe la fine del Giappone così come è stato riconosciuto e apprezzato finora, cioè un campione di pacifismo ed esempio per tutti, trasformandosi in un Paese-alleato coinvolto in qualsiasi nuova guerra americana.
(Con fonte TMNews)

Foto: Japan Self Defence Forces, Xinuha/Yonap, Reuters

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