Luglio di sangue in Iraq e Siria: islamici attaccano i curdi
Oltre 1.600 persone sono state uccise nelle violenze in Iraq nel mese di luglio, la maggior parte delle quali civili. E’ quanto emerge dai dati diffusi dal governo. In base alle cifre fornite dai ministeri di Sanità, Interni e Difesa, a luglio sono stati uccisi 1.401 civili, 185 soldati e 83 poliziotti. Un bilancio in calo rispetto al record negativo fatto registrare a giugno, quando lo Stato islamico – un gruppo jihadista – lanciò un’offensiva che scatenò in Iraq una delle peggiori crisi degli ultimi anni. A luglio le persone ferite sono state 2.104, compresi 246 soldati e 153 poliziotti. La rappresentanza delle Nazioni Unite in Iraq ha diffuso cifre più alte, sottolineando che almeno 1.737 persone sono state uccise a luglio. In Siria invece i morti sno stati 5.340 nel mese di luglio secondo il bilancio fornito dall’ong Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), vicina agli insorti. La stessa fonte ha riferito che tra le vittime figurano 1.067 civili (gli altri sono combattenti) , compresi 225 bambini e 140 donne. Secondo cifre non ufficiali nella guerra civile siriana i morti dal 2011 sono oltre 170.000.
Sul campo di battaglia iracheno si segnalano massicci attacchi condotti dai miliziani dello stato Islamico contro i peshmerga curdi nel settore di Mosul. Secondo l’agenzia di stampa Dpa, che cita fonti curde, i combattenti dello ‘Stato islamico’ hanno preso il controllo di Zamar, località a maggioranza curda, a nordovest di Mosul, dopo violenti scontri con i peshmerga in cui sono morte almeno 87 persone, tra jihadisti e miliziani curdi (altre fonti riferiscono di 100 jihadisti e 14 combattenti curdi uccisi) a Zumar è la prima città a maggioranza curda a finire sotto il controllo dello Stato islamico’ protagonista lo scorso giugno di un’avanzata nel nord dell’Iraq. Secondo la Dpa, i combattenti hanno preso anche il controllo della località di Kask, dove si trovano raffinerie di petrolio, dopo il ritiro dei peshmerga. I jet delle forze governative irachene, riporta l’agenzia, avrebbero effettuato diverse operazioni nelle zone di Zumar e Kask dopo la presa da parte dei jihadisti.
Le violenze hanno messo in fuga centinaia di civili. Zumar e Kask, sotto il controllo del governo iracheno fino allo scorso giugno, erano presidiate dai peshmerga che si sono dispiegati in diverse zone contese con Baghdad dopo l’avanzata degli insorti.
Dopo Zumar anche la città di Sinjar e i campi petroliferi di Ain Zalah e Batma, verso il confine con la Siria, sono caduti nelle mani dei miliziani sunniti del califfo nero e mentre l’Iraq continua a sfaldarsi lo Stato islamico (Is) si consolida. Almeno 200.000 persone sono in fuga e l’inviato speciale dell’Onu in Iraq, Nickolay Mladenov, avverte che si rischia una “tragedia umanitaria” nella regione autonoma del Kurdistan iracheno. La gente ha bisogno di tutto ma, soprattutto, si teme per l’incolumita’ fisica di decine di migliaia di persone che si stanno nascondendo tra le montagne circondate dai combattenti islamici. Mladenov ha chiesto alle autorita’ curde e all’incerto governo centrale dello sciita Nuri al Maliki di collaborare per far fronte alla crisi umanitaria.
Ad aggravare la situazione il fatto che Sinjar, 310.000 abitanti tra il confine siriano e Mosul, era gia’ satura di decine di migliaia di profughi in fuga dall’avanzata jihadista delle ultime settimane. E il fatto che la città è particolarmente odiata dai miliziani di Abu Bakr al-Baghdadi (nella foto a fianco) perchè’patria’ storica degli Yazidis, minoranza curdofona che segue una religione pre-islamica ispirata al zoroastriasmo e considerata dai combattenti del califfato ‘adoratrice del diavolo’. La conquista dei campi petroliferi della zona – anche se la produzione è di qualche decina di migliaia di barili al giorno – rafforza la posizione degli integralisti, che hanno postato sulla rete un video che li mostra mentre pattugliano le strade della città.
(con fonti Ansa e Adnkronos)
Foto : ISW e Stato Islamico
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