I Predator italiani “a caccia” di pirati
di Francesco Bussoletti da Il Velino
Droni Predator italiani proteggono le navi in Corno d’Africa. Velivoli senza pilota (Uav) della nostra Aeronautica militare sono stati schierati recentemente a Gibuti, nell’ambito della missione antipirateria europea Atalanta. L’agenzia di stampa Il Velino ha chiesto al colonnello Giampaolo Schiavo, comandante della task force Air Gibuti (in cui operano i velivoli a pilotaggio remoto), di raccontare qual è la loro missione. “La missione primaria del Predator dell’Aeronautica militare schierato nel Corno d’Africa è quella di garantire la sicurezza delle navi in transito nel golfo di Aden e dei mercantili del World Food Program incaricati di consegnare aiuti umanitari in Somalia – ha spiegato l’ufficiale -. Il velivolo è utilizzato per la raccolta di informazioni, la ricognizione e la sorveglianza in mare e sulla terra ferma nei luoghi dove operano le cellule di pirati.
Il sistema è inquadrato nell’operazione dell’Unione europea Eunavfor denominata “Atalanta”, missione che vede la partecipazione di assetti navali e aerei delle marine e delle aeronautiche dei paesi europei, inseriti nella Combined Task Force 465, attualmente a guida italiana con Comando su Nave Doria. In questo ambito l’utilizzo di un velivolo a pilotaggio remoto rappresenta un’assoluta novità e un complemento alle capacità fornite dagli altri assetti”.
In questo contesto “il compito nazionale degli Uav italiani è quello di monitorare le forze nazionali dispiegate nel Corno d’Africa qualora la loro sicurezza fosse minacciata”, ha affermato Schiavo. Per quanto riguarda i numeri e le capacità dei velivoli, “il Predator è presente nel Corno d’Africa in due esemplari della versione A+; è un velivolo da ricognizione, privo di armamento, la cui peculiarità è la persistenza del sorvolo, vale a dire la capacità di monitorare in maniera discreta un’area per un periodo di tempo continuativo, variabile da poche ore a un giorno intero in funzione della distanza dalla base di decollo.
Altra caratteristica – ha aggiunto il comandante della task force Air – è che, per la condotta della missione, vengono impiegati sia piloti e operatori nella stazione di controllo dislocata a Gibuti per la fase di decollo, atterraggio e volo in zona sia equipaggi nella stazione di controllo in Italia. In particolare ad Amendola (FG), per le fasi di volo più lontane da Gibuti, grazie all’utilizzo di canali satellitari di comunicazione”.
I velivoli hanno cominciato a operare effettivamente da due settimane, quando “è stata raggiunta la piena capacità operativa (Foc – Full Operational Capability) nell’ambito della missione. Il Predator del 32esimo Stormo dell’Aeronautica militare – ha sottolineato Schiavo -, ha compiuto il primo volo il 1 agosto e dal 7 agosto ha operato come capacità operativa iniziale (Ioc – Initial Operational Capability) compiendo voli di prova del sistema per il raggiungimento della sua piena integrazione in Eunavfor e operativi per un totale dell’ordine di alcune decine di voli”.
Sul versante delle missioni, i Predator stanno “effettuando con cadenza settimanale una serie di missioni di monitoraggio lungo la costa Somala ed il Golfo di Aden – ha spiegato l’ufficiale -per il controllo e la sicurezza dei navigli che percorrono le rotte a rischio di atti di pirateria. La missione tipica ha una durata di circa dodici ore”.
Per quanto riguarda l’operatività del velivolo, “da un punto di vista strategico il sistema Predator ha dimostrato la capacità di essere rapidamente proiettabile in un nuovo teatro operativo – ha ricordato il comandante della task force Air Gibuti -. Infatti, in meno di un mese dall’ordine di spiegamento è stato in grado di compiere il primo volo e in meno di due mesi ha raggiunto la piena capacità operativa. Inoltre, ha dimostrato di essere pienamente integrabile in un dispositivo come Eunavfor, a carattere prevalentemente navale.
Da un punto di vista operativo – ha detto il colonnello -, il più grande successo è stato nel contribuito a ridurre il numero dei falsi allarmi inviati dalle navi in transito quando avvicinate da barche sospette con possibili pirati a bordo”. Per fare un bilancio sull’impiego degli Uav è ancora presto, ma i segnali positivi ci sono. “Il Predator si sta dimostrando un velivolo versatile in grado di raccogliere informazioni sulle attività in terraferma dei possibili pirati (pattern of life) e di sorvegliare tratti di mare – ha concluso Schiavo -, nonché intervenire rapidamente laddove vi siano segnali di allarme per verificare l’esistenza di una reale minaccia al traffico navale”.
Foto: Aerinautica Militare, US DoD
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