L'A-10 forse resterà in servizio (ancora un po'…)
Negli Stati Uniti una delle conseguenze della vittoria repubblicana alle elezioni di medio termine è la probabile sopravvivenza di uno dei più amati e popolari aerei militari del dopoguerra, il Fairchild-Republic A-10 Thunderbolt II “Warthog”, monoposto da attacco al suolo destinato all’album dei ricordi a causa dei tagli al bilancio imposti alla Difesa dall’amministrazione Obama. Per ora la vita operativa del Warthog rimane appesa a un filo, ma sembra comunque che l’aereo da attacco possa ancora contare sull’aiuto di amici potenti, membri della nuova maggioranza repubblicana al Senato che secondo Benjamin Friedman, ricercatore presso il CATO Institute di Washington DC, potrebbero appoggiare la potente lobby guidata dai senatori John McCain, dell’Arizona, e Kelly Ayotte, del New Hampshire.
Definito l’incubo dei talebani, l’A-10 ha sempre avuto una vita difficile, soprattutto a causa della spiccata attitudine USAF a concentrare la propria attenzione sui bombardieri strategici e sui cacciabombardieri progettati per la superiorità aerea, tralasciando così la linea di velivoli destinati al supporto aereo ravvicinato.
Dal 1977 ad oggi la sorte operativa del Warthog è stata spesso al centro di aspri dibattiti, con la politica divisa tra chi lo ha sempre ritenuto un aereo antiquato e poco versatile e chi ne ha invece vantato le doti di affidabilità, maneggevolezza e robustezza.
Il primo vero ostacolo è arrivato con la fine della Guerra Fredda, quando si è innescato un processo di emarginazione tale da favorire il tentativo di proporre una versione dell’F-16 appositamente pensata per le missioni di attacco al suolo.
A rovesciare le sorti del Thunderbolt II ci ha pensato però la prima Guerra del Golfo, con 140 esemplari che nell’arco di pochi mesi sono riuscito a volare 8.624 missioni distruggendo quasi 1.000 carri armati e più di 2.000 mezzi iracheni. Un successo che il Warthog ripeterà nelle operazioni Provide Comfort, Southern Watch, Desert Fox, Noble Anvil, Deny Flight, Allied Force, Enduring Freedom, Iraqi Freedom e più recentemente nell’operazione Odyssey Dawn in Libia e in appoggio alle truppe irachene contro le milizie dell’ISIS.
Perché, allora, tanto astio nei riguardi di un caccia che ha sempre svolto a pieno le missioni di supporto aereo al suolo? Il Pentagono ha decretato il pensionamento dell’A-10 a far data dal dicembre 2015, questo nonostante le aperte rimostranze dei vertici US Army e di buona parte dell’opinione pubblica.
Lo scorso giugno, su proposta dell’ex candidato alla Casa Bianca, senatore John McCain, e su pressioni dell’esercito, il Senato a maggioranza Democratica ha però votato in favore di un prolungamento della sua vita operativa di altri 12 mesi. Un premio alla carriera che potrebbe essere rinnovato per altri quattro anni, soprattutto ora che il senatore McCain è stato nominato presidente del Comitato per le Forze Armate al Senato e che alla Camera Alta del Congresso la maggioranza è saldamente nelle mani dei repubblicana, fieri sostenitori del Warthog.
In realtà la questione non è poi così semplice. Se l’A-10 dovesse rimanere operativo fino al 2018, a farne le spese sarebbe proprio l’F-35, caccia di quinta generazione che gode del sostegno dell’Aeronautica e di buona parte del partito Democratico e che entro il prossimo anno dovrebbe volare in configurazione IOC (Initial Operational Capability – Capacità Operativa Iniziale).
Due i motivi che affliggono il programma Lighting II. In primo luogo il problema relativo alla manutenzione, con 800 addetti assegnati alla linea di volo A-10 che dovrebbero essere al più presto dirottati sull’F-35, il quale ne richiede, tuttavia, almeno 1.100.
In secondo luogo il “problema” McCain, senatore repubblicano che nelle vesti di presidente del Comitato per le Forze Armate al Senato si è già detto pronto a non fare sconti all’F-35. McCain è uno dei più grandi avversari dei costosi progetti militari del Pentagono e il Joint Strike Fighter è un programma che a fine ciclo di vita, previsto per il 2055, arriverà costare più di US$ 1.000 miliardi.
E’ ovvio che, visti gli impegni, alla fine il Congresso stanzierà i fondi sufficienti a portare avanti entrambi i velivoli, ma è altrettanto vero che per gli sponsor dell’F-35 gli anni a venire potrebbero non essere rosei come sperato.
Eugenio Roscini VitaliVedi tutti gli articoli
Colonnello dell'Aeronautica Militare in congedo, ha conseguito un master di specializzazione in analisi di sistema e procedure all'Istituto Superiore di Telecomunicazioni. In ambito internazionale ha prestato servizio presso il Comando Forze Terrestri Alleate del Sud Europa, la 5^ Forza Aerea Tattica Alleata e il Comando NATO di AFSOUTH. Tra il 1995 e il 2003 ha preso parte alle Operazioni NATO nei Balcani (IFOR/SFOR/KFOR). Gestisce il sito ITlogDefence.