La Cina dominerà il Pacifico entro il 2020 ?

Cresce il potenziale navale cinese e, secondo gli esperti, entro il 2020 la flotta dell’Esercito Popolare di Liberazione (PLA) potrebbe diventare la prima superpotenza navale del Pacifico, superando per numero quella della US Navy. Secondo il rapporto annuale stilato dalla US-China Economic and Security Review Commission (USCC), nei prossimi sei anni Pechino potrebbe arrivare ad acquisire 351 nuove unità navali.

La stima, inviata al Congresso degli Stati Uniti dalla USCC presieduta dal presidente della National Foreign Trade Council, William A. Reinsch , è basata su un piano di sviluppo delle capacità militari con il quale Pechino che mira a colpire obiettivi a livello globale, un programma che secondo la commissione va contrastato con un’azione di riequilibrio delle forze e con la messa in campo di nuovi mezzi.

La raccomandazione, che scaturisce da studi e valutazioni di informazioni riservate e open source, è in linea con i piani del Pentagono: “rispondere costruendo più navi ed aumentando la presenza nelle acque dell’Oceano Pacifico di almeno 67 unità”.

Una strategia che gli Stati Uniti hanno già iniziato e che prevede lo stazionamento nel Pacifico di un numero di unità da guerra pari ad almeno il 60% della flotta, un maggiore rotazione delle navi in area di operazione, fino a quattro Littoral Combat Ships assegnate al porto di Changi, Singapore, e il dislocamento di un maggior numero di Marines presso la base Robertson di Darwin, nell’estremo nord dell’Australia.

A Washington la discussione si divide tra chi dubita che le risorse e i finanziamenti messi a disposizione della US Navy siano sufficienti a contrastare l’emergenza “cinese” – troppi i tagli al bilancio della Difesa, in particolare alla Marina Militare – e chi afferma che gli Stati Uniti operano nel Pacifico con 11 portaerei, mentre la Cina ne ha una sola.

La relazione stilata dalla Commissione sottolinea, comunque, che la strategia “missile-centric” perpetrata da Pechino punta a tenere le portaerei statunitensi lontane dai mari cinesi. Inoltre, lo sviluppo di nuovi sistemi d’arma va considerato come un fattore determinante nel calcolo dei rapporti di forza.

I dati confermano, infatti, che i missili superficie-superficie DF-21D hanno già un raggio d’azione sufficiente (900 miglia nautiche) a minacciare gran parte delle unità di superficie che operano nella regione, e che il numero di sottomarini, che nell’arco di cinque-otto anni potrebbero arrivare ad essere 82, più del doppio di quelli schierati nel Pacifico dagli Stati Uniti (32-34), sarà sufficiente a mettere in difficoltà anche i più sofisticati sistemi di difesa.

Un salto di qualità che il rapporto imputa a due fattori: gli impegni finanziari destinati agli armamenti e lo spionaggio informatico. Per il 2014 la Cina ha riservato al bilancio della Difesa circa US$ 131 miliardi, il 12.2% in più rispetto all’anno precedente.

Rispetto al 1989 il bilancio per le spese militari cinesi ha subito un aumento annuo superiore al 10%, con il conseguente risultato che dal 2008 la spesa è quasi raddoppiata.

In relazione al “Cyber espionage”, un documento del 2012 pubblicato dal Defense Science Board cita, invece, innumerevoli attacchi e compromissioni che gli hacker cinesi avrebbe portato ai sistemi informatici legati a programmi militari USA: il Patriot Advanced Capability-3, i programmi F–35 e F/A–18, il ricognitore P–8A, l’UAV Global Hawk, l’elicottero multiruolo Black Hawk, il sistema di difesa anti-missili balistici Aegis e il programma navale Littoral Combat Ship, oltre a studi legati a nuove tecnologie quali applicazioni satellitari, comunicazioni, trasferimento dati, guerra elettronica e sensori installati a bordo dei velivoli a controllo remoto.

Anche se il potenziale navale cinese non è ancora a livello di quello statunitense, nei prossimi anni l’equazione potrebbe subire un cambiamento radicalmente.

Suddivisa in tre Flotte (Nord, Centro e Sud) la Marina delle PLA dispone a tutt’oggi di circa 470 unità. Di queste, meno della metà ha valenza offensiva: la portaerei Liaoning, classe Kuznetsov, ex unità sovietica Varyag costruita nei cantieri ucraini di Mykolaiv; tre navi da trasporto anfibio (LPD) classe Type 71; 26 unità da sbarco (LST) classe Type 72; 25 cacciatorpediniere lanciamissili; 45 fregate; 18 corvette; 105 pattugliatori lanciamissili e 65 sottomarini, 51 convenzionali e 14 nucleari, 6 dei quali lanciamissili balistici (SLBM).

I cantieri cinesi stanno, comunque, lavorando allo sviluppo di numerose nuove unità basate su tecnologie di ultima generazione, prima fra tutte la classe Type 52D (Luyang III), cacciatorpediniere da 7.500 t costruito nei cantieri di Changxingdao-Jiangnan.

Pronti ad entrare in servizio entro il 2015, i cacciatorpediniere classe Luyang III sono equipaggiati con lanciatori multipli verticali per missili superficie-aria HHQ-9, SAM a due stadi a propellente solido che a Mach 2.8 spingono il missile fino ad un rage operativo di oltre 200 chilometri.

Per quanto riguarda le navi anfibie da sbarco è in programma la realizzazione di diverse LPD Yuzhao, unità capaci di trasportare fino ad 800 soldati, 20 veicoli corazzati e quattro elicotteri; i cantieri Changxindao-Jiangnan stanno poi terminando la costruzione di una nuova unità classe Type 055, incrociatore capace di trasportare fino a 128 missili a lancio verticale: SAM HHQ-9B a lungo raggio, HHQ-16 a medio raggio e HHQ-10 a corto raggio, missili antinave YJ-18, missili in versione da attacco terrestre CJ-10 e missili antisommergibile CY-5. L’industria aeronautica Shenyang e l’Istituto 661 stanno, inoltre, realizzando un caccia multiruolo imbarcato, il J-15, velivolo basato sul progetto del Sukhoi Su-33 che impiega però tecnologie ed avionica cinese e che dovrebbe entrare in servizio nel 2017.

Infine, il piano di modernizzazione del Marina cinese prevede la realizzazione di un consistente numero di sottomarini nucleari, SSBM armati con missili balistici intercontinentali Julang JL-2 (CSS-NX-4), testata nucleare singola o MIRV( 3-4 testate da 90kT ciascuna) e range operativo di 8.000 km, e con i nuovi missili JL-3, SLBM che utilizzano un razzo Changzheng-2F di dimensioni ridotte che sviluppa un range di oltre 12.000 km e possono essere armati con 5-7 testate MIRV da 350kT. (IT log defence)

Foto:  Xinhua e stampa cinese

Eugenio Roscini VitaliVedi tutti gli articoli

Colonnello dell'Aeronautica Militare in congedo, ha conseguito un master di specializzazione in analisi di sistema e procedure all'Istituto Superiore di Telecomunicazioni. In ambito internazionale ha prestato servizio presso il Comando Forze Terrestri Alleate del Sud Europa, la 5^ Forza Aerea Tattica Alleata e il Comando NATO di AFSOUTH. Tra il 1995 e il 2003 ha preso parte alle Operazioni NATO nei Balcani (IFOR/SFOR/KFOR). Gestisce il sito ITlogDefence.

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