L’Egitto interverrà in armi in Libia col via libera della CIA?

L’Egitto sta ammassando forze di terra e aeree nel deserto lungo il confine con la Libia, in vista di un’offensiva militare contro i jihadisti dello Stato islamico (Isis) di cui il presidente Abdel Fatah al Sisi ha discusso con il capo della Cia, John Brennan (nella foto), il 19 aprile scorso. E’ quanto scrive il sito Debka, vicino all’intelligence israeliana, che già lo scorso marzo aveva scritto di una prossima operazione militare egiziana contro l’Isis nell’Est della Libia. Il Cairo starebbe spostando buona parte delle sue unità navali nei porti sul Mediterraneo, a indicare che l’eventuale offensiva verrebbe condotta con lo sbarco di militari egiziani sulla costa libica, in particolare attorno alla città di Derna, dove la presenza di miliziani dell’Isis è nota da diversi mesi. L’operazione sarebbe appoggiata dal lancio di paracadutisti sulle retrovie.

Secondo il sito israeliano, per contrastare l’eventuale offensiva egiziana lo Stato islamico avrebbe già ricevuto rinforzi dalla Siria e dall’Iraq. I miliziani sarebbero arrivati nell’est della Libia attraversando il Mediterraneo e, in certi casi, facendo tappa nella penisola del Sinai.  La scorsa settimana, il gruppo di Abu Bakr al Baghdadi aveva diffuso sul web un nuovo video-messaggio nel quale annunciava l’arrivo di nuovi combattenti a Bengasi, dove lo Stato islamico ha condotto per la prima volta un attentato suicida all’inizio del mese.

Secondo le fonti militari e di intelligence interpellate dal sito, i piani egiziani per un’offensiva militare in Libia sono stati in cima alle questioni discusse da Brennan nella sua visita non annunciata al Cairo. Alla richiesta di maggiori informazioni a riguardo, il presidente al Sisi ha assicurato il direttore della Cia sull’immediato ritiro dei propri militari una volta confitti e disarmati i jihadisti.

Al-Sisi ha tenuto a rimarcare all’interlocutore statunitense come la presenza dell’Isis nell’Est della Libia rappresenti una minaccia inaccettabile per l’Egitto, a fronte dei rapporti dell’intelligence su infiltrazioni dell’Isis già in atto in alcune città del Paese e addirittura in diverse unità dell’esercito.

Da parte sua, Brennan avrebbe espresso le obiezioni dell’amministrazione Obama a un’invasione egiziana in Libia, sostenendo la necessità di ricorrere alle milizie già attive sul terreno e sollecitando maggiore collaborazione con il generale Khalifa Haftar (nella foto sotto), nominato il 2 marzo scorso dal governo di Tobruk comandante in capo dell’esercito libico. Secondo Debka, l’Egitto ha sostenuto e armato Haftar negli ultimi sei mesi ma non lo considererebbe sufficientemente forte. Proprio Haftar ha dichiarato, venerdì scorso, di non essere contrario a un’operazione militare in Libia simile a quella lanciata dalla coalizione araba guidata dall’Arabia saudita in Yemen.

Al-Sisi avrebbe offerto al capo dell’agenzia d’intelligence statunitense la propria assicurazione che in Libia non rimarranno truppe di occupazione egiziane. Gli obiettivi della missione, avrebbe affermato il presidente egiziano, sarebbero quelli di sconfiggere e disarmare gli jihadisti e di consegnare il potere al governo libico guidato da Abdullah al Thani le cui forze sono all’offensiva nel settore di Tripoli dove milizie tribali fedeli a Tobruk sono attive nell’area di  Ghariyan, a sud della capitale libica.  Le milizie delle tribù locali si sono concentrate nella zona di al Qawalish e di al Asabia, pronte ad attaccare in qualsiasi momento.

Le milizie tribali controllano giàò la zona di Kakla e nei giorni scorsi hanno occupato l’area di Azizia e del clan dei Warshfana che distano 45 chilometri dalla città controllata dalle milizie  del governo islamista del Fronte Alba della Libia impegnate a loro volta contro lo Stato Islamico a Sirte.

(con fonti Askanews e AGI/NOVA)

Foto: TMNews, AP, AFP

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