Obama e la demilitarizzazione della polizia USA Tanto rumore per nulla?
A riportare l’ordine nelle città americane teatro di scontri e proteste scatenate dai fatti di Ferguson & Co. sono intervenuti agenti di polizia che nulla avevano da invidiare ai Marines e Special Forces che operano in prima linea: stesse tattiche, tute da combattimento, armi e perfino mezzi. Questo ha preoccupato talmente l’opinione pubblica (e anche qualche poliziotto!) da spingere il presidente Obama a creare un gruppo di lavoro federale interagenzie per trovare rimedi all’eccessiva militarizzazione delle forze dell’ordine. Suggerimenti e raccomandazioni sono stati consegnati al Presidente che li ha resi noti il 18 maggio.
Elogi e critiche al programma non hanno tardato ad arrivare, soprattutto per ciò che riguarda le liste di equipaggiamenti proibiti e controllati; gli aspetti che maggiormente coinvolgono cittadini e forze dell’ordine. Dunque, soluzione adeguata o trovata pubblicitaria?
Come già esaminato in un precedente articolo , la militarizzazione delle forze di pubblica sicurezza è frutto di una lunga serie di programmi adottati da diversi organi federali quali il “Programma 1033” del Dipartimento della Difesa, i “Grants” del Dipartimento dell’Homeland Security ed il “Edward Bryne Memorial Assistance Grant Program” del Dipartimento di Giustizia.
Tutti indirizzati al potenziamento delle polizie mediante trasferimento di equipaggiamento militare in surplus o finanziamenti. Per porre freno ad una preoccupante escalation di “violenza in divisa”, il 16 gennaio 2015 il Presidente degli Stati Uniti ha emanato l’Ordine Esecutivo 13688 “Federal Support for Local Law Enforcement Equipment Acquisition” . Ad un working group appositamente creato sono stati concessi circa 120 giorni per presentare delle raccomandazioni per un impiego più appropriato di fondi ed equipaggiamenti, procedure d’acquisizione e trasferimento più consapevoli, maggiori controlli e responsabilizzazioni ed un più ampio dialogo tra agenzie di pubblica sicurezza e stakeholders civili.
Il 18 maggio 2015, da Camden (NJ) – cittadina simbolo della possibile “riappacificazione cittadini-polizia” – Obama ha annunciato l’adozione di una serie di misure: Ad effetto immediato per quanto riguarda gli equipaggiamenti proibiti e controllati, inizio anno fiscale 2016 ( FY 16 -01/09/2015) per il resto. Entro 45 giorni dalla presentazione dei risultati del gruppo di lavoro avrà luogo un ulteriore dibattito per implementare tali raccomandazioni, suggerimenti e chiarimenti che confluiranno in un aggiornamento del progetto entro la fine del FY 2015. Nonostante le prime disposizioni quindi, il provvedimento è ancora ben lungi dalla completa definizione.
Il gruppo di lavoro è stato diretto dal Procuratore Generale, dal Segretario alla Difesa e dal Segretario dell’Homeland Security. Vi hanno partecipato anche il Segretario del Tesoro, quello dell’Interno, dell’Educazione, lo staff dell’ufficio del National Drug Control Policy, dell’ ufficio Management e Budget ecc. Tra i “non federali” ci sono delegati dei governi statali, locali e tribali, rappresentanti delle comunità, gruppi e associazioni, sindacati di polizia, organizzazioni dei diritti civili, religiose e delle minoranze etniche.
Si è iniziato con un riesame dei programmi e procedure esistenti nonché uno studio dei loro impatti sulle comunità, cercando di conciliare le esigenze di sicurezza delle forze dell’ordine e dei vari stakeholders. Attenzione è stata posta anche al non creare confusione e aggravi di lavoro amministrativo-burocratico mantenendo, per quanto possibile, ciò che già in vigore.
Gli aspetti toccati sono stati fondamentalmente cinque:
1. Elenchi di Equipaggiamenti (Proibiti e Controllati)
2. Linee di Condotta, Addestramento e Protocolli per gli Equipaggiamenti Controllati
3. Processo di Acquisizione di Equipaggiamenti Controllati
4. Trasferimento, Vendita, Restituzione e Rottamazione di Equipaggiamenti Controllati
5. Vigilanza, Adempimento ed Implementazione.
Elenchi di Equipaggiamenti
L’obiettivo della creazione di elenchi federale di equipaggiamenti è stato quello di identificarne le tipologie che le agenzie di pubblica sicurezza statali, locali e tribali possono acquisire attraverso programmi e fondi federali.
L’inclusione nell’elenco degli equipaggiamenti proibiti quindi non ne vieta l’impiego, tantomeno l’ottenimento attraverso agenzie o fondi di provenienza statale, locale, tribale o privata. E’ stata presa in considerazione una serie di elenchi preesistenti tralasciando tutti quegli equipaggiamenti che non hanno connotazioni di tipo militare (materiale amministrativo, logistico ecc.) per includere i rimanenti in una lista di proibiti o controllati.
Ciò che le singole agenzie avevano già ritenuto “proibito” è rimasto tale, così come linee guida preesistenti ritenute sufficientemente stringenti, limitazioni d’uso e/o richieste di autorizzazioni speciali.
Elenco Equipaggiamenti Proibiti:
• Veicoli corazzati cingolati (Es. M-113 e M-557)
• Aerei, navi e mezzi armati (NB: Acquistabili/trasferibili con armamento rimosso)
• Armi da fuoco calibro .50 o superiore (Es. Fucili anti-materiale Barret e MacMillan e mitragliatrici Browning)
• Munizioni calibro .50 (12,7 millimetri) o superiore
• Lanciagranate
• Baionette
• Tute policrome di tipo militare
Trattandosi di materiale prettamente militare, il rischio di pregiudicare la fiducia della popolazione e l’adozione di tattiche aggressive da parte delle forze dell’ordine è alto. Esulano pertanto dall’interesse (e quindi dal finanziamento!) del Governo Federale per ciò che attiene il Law Enforcement.
Elenco Equipaggiamenti Controllati:
• Aerei, elicotteri e droni (NB: Disarmati!)
• Veicoli corazzati e tattici su ruote (Es. MRAP)
• Veicoli di comando
• Esplosivi e materiali pirotecnici (Es. Flashbangs)
• Caschi antisommossa, scudi e sfollagente
Trattasi di equipaggiamenti che pur avendo caratteristiche di tipo militare, trovano impieghi nel mantenimento dell’ordine pubblico tali da giustificarne l’acquisizione attraverso agenzie e/o fondi federali.
Linee di Condotta, Addestramento e Protocolli per gli Equipaggiamenti Controllati
Considerando la loro gratuità, molti equipaggiamenti sono stati richiesti senza che ve ne fosse un effettivo bisogno né personale adeguatamente addestrato all’uso.
Si è reso quindi necessario adottare precise e specifiche procedure, nonché verifiche affinché quanto ricevuto dal Governo Federale venga impiegato correttamente, costituzionalmente ed in sicurezza. Nonostante per molte agenzie di pubblica sicurezza tutti questi meccanismi erano già presenti, ben rodati ed applicati, nel settore esistono grandi lacune attribuibili a ignoranza, trascuratezza e superficialità, “fai da te”, costi, mancanza di enti, strutture e personale addestrativo competente.
Il gruppo di lavoro si è perciò prefissato di creare un livello procedurale standard e di base, incentivando poi ogni singola agenzia ad elaborare strumenti più articolati. Questo attraverso sovvenzioni, finanziamenti, supporto e condivisione delle tematiche tra le varie agenzie, comunità, associazioni ed accademici per creare modelli replicabili ed applicabili ad ogni contesto. A livello generale si devono adottare strategie di community policing: una sorta di campagna “Hearts & Minds al civile” che sviluppi rispetto reciproco e fiducia tra polizia e comunità.
Il tutto coinvolgendo la popolazione attraverso comunicazioni, forum e incontri. A livello specifico si dovrà invece addestrare ed aggiornare annualmente il personale all’utilizzo appropriato degli equipaggiamenti, esaminando anche i possibili scenari d’impiego con relativi rischi, potenzialità ed impatti sulle comunità. Sempre con cadenza regolare dovranno essere valutati tutti gli equipaggiamenti in modo da comprenderne l’effettivo valore tattico, tecnico ed operativo.
I risultati, così come quelli relativi ad eventi significativi – qualunque operazione di polizia che (a) implichi uno scontro violento tra civili o tra civili e polizia; (b) abbia causato vittime o ferimenti gravi; (c) coinvolga una dimostrazione o altro pubblico esercizio del primo emendamento; (d) coinvolga un grande numero di persone – saranno raccolti in reports per ricavarne dati e considerazioni atti al miglioramento delle procedure e responsabilizzazione del personale.
Tali reports, conservati per tre anni, saranno di particolare utilità qualora l’evento significativo abbia visto l’impiego di equipaggiamento controllato ottenuto con fondi e/o programmi federali o quando l’operazione di polizia sia ritenuta illegale o ingiustificata e pertanto passibile di verifica di conformità da parte delle agenzie federali.
Dovranno esser forniti dettagli quali matricola dell’equipaggiamento utilizzato, categoria , marca e modello, descrizione dell’operazione in cui è stato impiegato, identificazione di chi l’ha utilizzato, sua unità, nonché civili coinvolti. Il tutto dovrà poter essere consultato anche dalla comunità interessata.
Processo di Acquisizione dell’Equipaggiamento Controllato
I programmi federali che consentono alle agenzie di pubblica sicurezza statali, locali e tribali di ottenere equipaggiamenti militari in surplus o fondi hanno finalità e caratteristiche diverse e mancano di coordinazione.
Risulta quindi necessaria un’armonizzazione delle procedure d’acquisizione ed una maggior chiarezza sulle informazioni da fornire durante la richiesta. Creando criteri standardizzati si potrà sviluppare una collaborazione tra agenzie federali e valutare in maniera più scrupolosa, informata e consapevole.
Al momento di avanzare una richiesta l’agenzia (statale, locale o tribale) interessata dovrà fornire una propria descrizione generale indicando dimensioni, numero di abitanti posti sotto la sua giurisdizione, standard addestrativi adottati o che intende adottare prima del ricevimento di quanto richiesto, motivazioni e scopo dell’equipaggiamento, categorie e materiali ottenuti tramite fondi federali negli ultimi tre anni ecc. Dovrà inoltre dimostrare di aver ottenuto il nulla osta delle autorità civili competenti. In caso di richieste pendenti o rifiuti negli ultimi tre anni dovranno esser indicate le motivazioni ed i provvedimenti adottati.
Trasferimento, Vendita, Restituzione e Rottamazione di Equipaggiamento Controllato
Quando un’agenzia di pubblica sicurezza decide di liberarsi di equipaggiamento controllato trasferendolo, vendendolo, restituendolo o rottamandolo, deve farlo in maniera adeguata, corretta e sicura affinché non possa esser usato per nuocere a terzi; non solo finendo in mani di malintenzionati, ma anche di agenti senza l’addestramento sufficiente.
Attualmente le agenzie federali che hanno imposto obblighi o restrizioni a trasferimenti o vendite di equipaggiamento a terzi sono molto poche, tra queste il Dipartimento della Difesa che, dell’equipaggiamento ceduto tramite il Programma 1033, ancora detiene il diritto di proprietà. Secondo le nuove raccomandazioni, se tali operazioni avvengono tra agenzie di pubblica sicurezza, entrambe (cedente e cessionario) possono trasferire/ricevere equipaggiamenti controllati, ad eccezione di elmetti e scudi antisommossa (il cui uso come strumenti esclusivamente protettivi non può esser assicurato), dopo aver fornito informazioni e ottenuto il benestare dall’agenzia federale che ha fornito il materiale o finanziamento.
Se il processo coinvolge parti terze invece, il trasferimento di equipaggiamenti sarà limitato solo a velivoli ad ala fissa, rotante e veicoli di comando, dai quali però dovranno esser rimosse tutte le insegne e componenti pericolosi. In caso di restituzione o rottamazione le agenzie di pubblica sicurezza dovranno fare riferimento alle leggi federali, statali e locali di riferimento e comunque informare sempre l’agenzia federale che ha fornito l’equipaggiamento.
Controllo, Rispondenza e Attuazione
Il Governo Federale dovrà assicurarsi che le agenzie di pubblica sicurezza si conformino alle procedure di acquisizione, uso e rottamazione del materiale controllato. Per far ciò non dovrà agire solo a livello repressivo e sanzionatorio con verifiche, sopralluoghi e richieste di informazioni/rapporti, ma anche con incentivi per invogliare e coinvolgere le comunità e le agenzie di pubblica sicurezza.
L’attuale gruppo di lavoro creerà a sua volta un gruppo di lavoro interagenzia permanente che si riunirà regolarmente per supportare e sviluppare nuove linee guida, correggere quelle esistenti, valutare e rettificare la lista di equipaggiamenti proibiti e controllati, creare un database degli equipaggiamenti controllati delle agenzie di pubblica sicurezza, garantire l’adozione di criteri uniformi per la valutazione di richieste d’acquisizione, verificarne la loro conformità e tracciare le sanzioni. Nel caso di violazioni alla procedura di acquisizione, le agenzie di pubblica sicurezza non ottemperanti verranno sospese per 60 giorni. Sospensione che rimarrà in vigore finché non verranno adottate le relative misure. In caso di violazioni dei diritti civili la questione verrà deferita all’apposito ufficio federale per i diritti civili o altro organo del Dipartimento di Giustizia.
Il progetto di Obama ha raccolto i consensi di molti stakeholders e membri del Congresso, indipendentemente dall’appartenenza politica. Rand Paul, senatore repubblicano del Kentucky e candidato alle presidenziali del 2016, non solo ha visto di buon occhio l’annuncio presidenziale, ma ha presentato un disegno di legge bipartisan simile, dal titolo “Stop Militarizing Law Enforcement Act” on il quale richiede anche la restituzione degli equipaggiamenti proibiti già distribuiti.
La senatrice Claire McCaskill, democratica del Missouri, ha definito quello di Obama un “passo appropriato per una maggior tutela sia degli agenti di polizia che delle comunità che sono chiamati a proteggere”. Sulla stessa linea la repubblicana del Missouri, Lacy Clay che ha ringraziato il Presidente per il provvedimento. Le nuove misure sono piaciute molto anche alle associazioni per i diritti civili: Kanya Bennett della American Civil Liberties Union l’ha definito un “passo importante nello stemperamento dei rapporti tra polizie e comunità”
mentre Alison Beyea, dell’ ACLU del Maine, apprezzando “il primo step verso un’inversione di tendenza”, ha garantito il suo “supporto per un ulteriore responsabilizzazione e trasparenza”. Per evitare che il prossimo inquilino della Casa Bianca possa “rimangiare” quanto fatto finora, il New Jersey del governatore Chris Christie è stato il primo Stato ad adottare un provvedimento simile a quello presidenziale. Altri sette si stanno muovendo nella stessa direzione: California, Connecticut, Indiana, Montana, New Hampshire, Tennessee e Vermont.
Decisamente più vivace e colorita è stata la reazione degli oppositori. James Frasco della National Fraternal Order of Police, uno dei maggiori sindacati di Polizia del Paese, ha affermato che “la questione della militarizzazione è stata così sovrastimata dal Presidente da renderla irriconoscibile” e aggiunge “la maggior parte dell’equipaggiamento che le forze di pubblica sicurezza hanno ricevuto dalla forze armate è costituito da materiale amministrativo, senza alcuna caratteristica militare”.
Effettivamente per un buon 96% si tratta di “non-controlled property”, materiale come veicoli commerciali, mobili d’ufficio e attrezzi vari. Il restante 4% è però “controlled property” costituito da fucili d’assalto, pistole, lanciagranate, porta-truppe blindati, elicotteri, visori notturni, baionette, silenziatori ecc. Un “innocuo” 4%, che è pur sempre costituito da migliaia di armi da guerra! Già a dicembre la Casa Bianca aveva iniziato col bloccare la fornitura di veicoli MRAP scatenando le proteste di coloro che ritenevano che non potesse bloccare tali trasferimenti in quanto autorizzati dal Congresso. Con il passare delle settimane, allo scetticismo di deputati e senatori si è fatto sempre più sentire quello dei meri utilizzatori sul campo: gli agenti di polizia, soprattutto dei dipartimenti locali e di minori dimensioni.
La principale recriminazione mossa nei confronti di Obama è che tale manovra sia inutile e solo un provvedimento anti-polizia. Lo sceriffo della contea di Bingham, Craig Rowland ha confessato di “aver utilizzato molto poco e di non aver mai avuto bisogno di quanto è stato etichettato come proibito”, tuttavia, considerando la recente sparatoria di Waco (Texas) che ha provocato la morte di 9 persone e l’arresto di 170 motociclisti, è stato dimostrato come qualunque situazione possa velocemente degenerare e rendere equipaggiamenti proibiti e controllati indispensabili. Nel caso specifico i poliziotti erano in inferiorità numerica di 15 a 1
Il professor Peter Kraska della Eastern Kentucky University definisce il bando presidenziale come una trovata pubblicitaria: “può esser visto come un primo passo verso la demilitarizzazione della polizia” ma anche “delle misure graduali che possono sembrare serie, ma in sostanza destinate a cambiare poco”. Mark Wright, portavoce del Dipartimento della Difesa sostiene che “sei dei sette equipaggiamenti proibiti non siano stati distribuiti alle forze di pubblica sicurezza da anni e che, difficilmente, quanto indicato nelle raccomandazioni verrà fatto applicare”. Lamentele esistono anche sull’eccessiva brevità dell’elenco di equipaggiamenti proibiti che non includerebbe gran parte di quelli più minacciosi: fucili d’assalto M-16, veicoli Hummer, elicotteri, visori notturni, veicoli MRAP antimina, elmetti militari, parastinchi, scudi ecc.
Robert Stevenson, consigliere delegato dell’Associazione dei Capi di Polizia del Michigan ha affermato che “ciò di cui Obama parla è così minuscolo da risultare insignificante,” aggiunge “è un titolo altisonante, ma niente di più”. Un report dell’anno scorso aveva evidenziato che le agenzie di pubblica sicurezza del Michigan avevano ottenuto $43 milioni in equipaggiamenti militari da gennaio 2006 a aprile 2014, inclusi 17 MRAP, 1.795 M-16 , 696 M-14, 530 baionette, 165 camion, 32 fucili a pompa, 9 lanciagranate e 3 elicotteri. Di questo elenco, solo le baionette risultano bandite dal nuovo provvedimento.
Stesso dicasi per i dipartimenti di polizia del Maine dove ogni contea ha preso parte all’acquisizione di equipaggiamento militare per un totale di $ 11 milioni. Lo sceriffo della Contea di Cumberland, Kevin Joice sostiene che “il bando avrà poche ripercussioni in quanto gli articoli banditi sono poco pratici e rari, non di interesse per i dipartimenti di polizia. Non sarei assolutamente interessato agli articoli che stiamo proibendo.”
Analizzando gli elenchi di equipaggiamenti proibiti e controllati possiamo fare delle considerazioni sull’effettiva efficacia in tema di mantenimento dell’ordine pubblico:
Veicoli corazzati cingolati (proibiti) Vs Veicoli corazzati ruotati (controllati)
Il confronto tra queste due tipologie di veicoli può esser incarnato dalla contrapposizione tra un veicolo trasporto truppe M-113 (a noi italiani “abili e arruolati” molto più noto come VCC!) ed un mezzo corazzato resistente a mine ed ordigni esplosivi improvvisati MRAP. L’acquisizione dell’M-113, così come tutti i veicoli corazzati cingolati impiegati dai dipartimenti di polizia, è stata proibita con effetto immediato, tuttavia, secondo Wright del DoD, tali veicoli non sarebbero stati più distribuiti già dal 2011.
Questo porta-truppe blindato è stato spesso impiegato durante le trattative con individui armati barricati, in quanto in grado di fermare proiettili di piccolo calibro. Ciò che fa infuriare gli addetti ai lavori, come sostenuto da Michael Bouchard, sceriffo della contea di Oakland, è che “questi mezzi non sono carri armati e dovremmo smettere di definirli tali, sono scatole grosse e sicure” per operazioni ad alto rischio come l’evacuazione di civili durante la sparatoria di West Bloomfield, quando un uomo armato si è barricato in un edificio dopo aver ucciso un poliziotto.
Sarà pur vero che gli M 113 non sono carri armati e che pure i Carabinieri li hanno impiegati durante il G8 di Genova tuttavia, il fatto che sia ancora il veicolo fondamentale di alcuni reggimenti di fanteria meccanizzata del nostro esercito (e di altri Paesi) dovrebbe dirla lunga in fatto di militarizzazione della Polizia! Un discorso simile va fatto per i veicoli corazzati ruotati che rientrano nell’elenco degli equipaggiamenti controllati.
I MRAP, per potenza e robustezza possono avere utilità in una miriade di scenari di Law Enforcement (calamità naturali, incidenti, impieghi come mezzi di soccorso o trasferimento in sicurezza di personale durante conflitti a fuoco) ma perché utilizzare un mezzo militare anti-mina, progettato per sembrare quanto più minaccioso possibile e dipinto in colorazioni policrome, verde militare o kaki? Perché vietare i veicoli corazzati cingolati e mantenere quelli corazzati ruotati?
L’immagine è importante e fornisce un’indicazione di come la polizia vede se stessa, la comunità che serve e come percepisce le relazioni con essa. A sua volta, la comunità matura una conseguente consapevolezza e considerazione della polizia. Essi risultano “federalmente” finanziabili o acquisibili ma per edulcorarne l’impiego sono richieste particolari licenze, addestramento ed una valutazione dell’impatto psicologico e fisico sulla popolazione.
Tra gli accorgimenti che qualche dipartimento adotta vi è quello di utilizzarli solamente come mezzi di soccorso con apposta la scritta ER (Emergency Rescue) e mai durante proteste e manifestazioni!
– Velivoli, imbarcazioni o veicoli armati: sempre secondo Wright del DoD non sarebbero mai stati forniti veicoli armati.
– Armi da fuoco/munizioni calibro .50 o superiori: solo le squadre SWAT sono dotate (e continueranno ad esserlo!) di particolari fucili calibro 50 come il Barret o il MacMillan per scenari di antiterrorismo. A nessun dipartimento di polizia è mai stata consegnata una mitragliatrice Browning con munizionamento calibro 50!
Tuttavia, anche ad agenti comuni sono stati distribuiti fucili d’assalto M-16 e M-14 che nessuna polizia europea – ad eccezione di reparti speciali – si sognerebbe mai di impiegare. I calibri 7,62 e 5,56 non sono particolarmente adatti all’ambiente urbano e al mantenimento dell’ordine pubblico, nonostante a Ferguson (ma anche all’ingresso dell’Empire State Building!) abbiano operato poliziotti con tali armamenti!
– Lanciagranate: I lanciagranate possono esser caricati con lacrimogeni, proiettili di gomma ed altro munizionamento “non-letale” e quindi impiegabili nel Law Enforcement. Tuttavia, si è preferito optare per sistemi con connotati meno bellici ma con stesse capacità. Capite bene che l’aspetto di un lanciagranate M32A1 è decisamente più minaccioso di un lancia artifizi Franchi GL 40/90
in dotazione alla nostra Polizia e Carabinieri! Secondo il Pentagono, la fornitura di lanciagranate sarebbe stata interrotta nel 1999 quando ad esser ceduti erano gli M-79 resi famosi dalla guerra del Vietnam. Nonostante ciò, nei disordini di Ferguson sono stati utilizzati ben più recenti e inquietanti lanciagranate
– Esplosivi e materiali pirotecnici: Tra questi rientrano quegli esplosivi che le SWAT utilizzano durante le loro irruzioni. Sia cariche per abbattere porte che flashbangs per stordire ed accecare temporaneamente gli occupanti di una stanza. Le flashbangs emettono più di 12 milioni di lumen e 180 decibel di rumore. Si consideri che l’orecchio umano inizia a riportare danni a 125 decibel, mentre la potenza delle lampadine allo xeno si aggira tra i 30-50 lumen.
Nel rapporto ACLU del giugno scorso si denunciano infatti gravi ferimenti e perfino morti durante le cruente e spesso ingiustificate irruzioni dei team SWAT.
– Tute policrome: Le tute policrome, tipicamente utilizzate dai militari, hanno patterns (colorazione e disegno) utili anche per operazioni speciali di ordine pubblico e quindi potrebbero esser teoricamente finanziate dal Governo Federale: Un’operazione di polizia in un’area boschiva richiede qualcosa di diverso dalle tute a tinta unità nera o blu che vengono solitamente utilizzate dalle forze dell’ordine!
Al contrario i poliziotti che hanno pattugliato le strade di Ferguson indossavano il pattern MARPAT in dotazione al Corpo dei Marines. Tale colorazione, in ambiente urbano ed in contesto di mantenimento dell’ordine pubblico è risultato alquanto intimidatorio e non degno quindi di finanziamento federale! Dal Dipartimento della Difesa fanno sapere che tali forniture sarebbero state sospese già nel 2008.
– Baionette: coltelli che vanno montati sulla canna del fucile; costituiscono un armamento letale concepito per il combattimento corpo a corpo e chiaramente incompatibili con il Law Enforcement. Il portavoce del Dipartimento della Difesa, Wright sostiene che queste verrebbero usate come coltelli multiuso per “tagliere le cinture di sicurezza durante un incidente” o altro e che “se invece di chiamarle baionette fossero state inventariate come coltelli, probabilmente non avrebbero avuto alcuna visibilità”. Il DoD ne avrebbe distribuite circa seimila. Differenti sono ovviamente i coltelli multiuso la cui “finanziabilità” è ovvia ed autorizzata. Questo pare essere l’ultimo capitolo del personale “accanimento” di Obama contro le baionette: Con un’affermazione del 2012 sull’inutilità delle baionette nell’era atomica e dei droni, infatti si era inimicato i Marines .
Le perplessità sul bando di Obama non si limitano a quanto sopra. L’ordine esecutivo, ad esempio, non vieta alle agenzie di pubblica sicurezza statali, locali e federali di acquisire gli equipaggiamenti proibiti, ma impedisce solo che ciò avvenga tramite agenzie o fondi federali. Qualora si decida di acquistarli da terzi e/o con fondi privati, si può liberamente procedere.
Molti dipartimenti infatti, si stanno appoggiando sempre più a canali non ufficiali e con scarsa trasparenza per finanziare le proprie strategie anticrimine. Negli ultimi quarant’anni, centinaia di milioni di dollari sono stati incanalati nelle casse delle polizie sottoforma di donazioni private di organizzazioni benefiche per far fronte ai tagli. Molto di questo denaro è stato utilizzato per migliorare la sicurezza degli agenti o per finanziare programmi assistenziali per la comunità, tuttavia, parte è stata utilizzata proprio per aggirare responsabilità, vincoli e controlli imposti con l’utilizzo di fondi dei contribuenti. Praticamente, ogni città principale degli Stati Uniti ospita una fondazione di polizia non-profit dedicata a facilitare il finanziamento al di fuori dei normali processi di budget, raccogliendo ogni anno sempre più denaro.
Finora, i due principali beneficiari – il NYPD e il LAPD – hanno raccolto donazioni per circa $3 milioni all’anno. Entrambi sono finiti recentemente sotto inchiesta per la dubbia provenienza di questi fondi; il Dipartimento di Polizia di New York è stato al centro delle cronache per 1 milione di dollari che la sua fondazione aveva ottenuto dal governo degli Emirati Arabi Uniti nel 2012 .
Non mancano anche grossi benefattori aziendali che utilizzano queste donazioni per ottenere agevolazioni nelle gare d’appalto.
Altro scetticismo ruota attorno alla difficoltà di applicazione di quanto previsto. Sarà infatti praticamente molto difficile – se non impossibile – tracciare le operazioni di acquisizione di equipaggiamenti e gli inventari di quanto già posseduto da più di 18.000 agenzie di pubblica sicurezza: un vero e proprio incubo burocratico! Questo anche considerando che il Governo Federale non ha ancora pubblicato il censimento delle agenzie di pubblica sicurezza del 2012.
Ancora, circa 10.000 pezzi di equipaggiamenti ora “proibiti” sarebbero già nelle mani delle agenzia di pubblica sicurezza.
Non è ancora chiaro se questi dovranno essere restituiti o meno. Su questo si esprimerà più avanti il Presidente.
Alla mole di lavoro burocratico si affianca infine un grande sforzo di convincimento a ritroso lungo la scala gerarchica. Negli Stati Uniti infatti, l’applicazione della legge è di competenza dei governi statali, locali e tribali quindi, il Presidente non può semplicemente imporre la sua volontà ad ogni dipartimento di polizia. Quello che però può fare è collaborare affinché possano avviare da soli un cambiamento.
Quella del Law Enforcement, come qualunque altra burocrazia, è fortemente riluttante al cambiamento. Figuriamoci poi quando, in un Paese come gli Stati Uniti, si va a toccare ciò che è così fortemente radicato nella cultura popolare.
Già di per sé ciò che noi consideriamo un’arma da guerra, per loro è ordinaria amministrazione, legalmente e costituzionalmente detenibile dai singoli cittadini, figuriamoci da istituzioni o forze dell’ordine! Oltretutto, trattandosi di qualcosa per cui il Governo (ed il popolo!) ha già pagato e che può esser utilizzato per proteggere la comunità.
Tuttavia, come sostiene il professor Kraska, “Esiste un tremendo margine d’opportunità perché qualcosa cambi” e aggiunge “abbiamo politici di alto livello e candidati alle presidenziali che stanno effettivamente parlando di riformare il nostro sistema di giustizia penale. Nessuno l’avrebbe mai pensato.
Perciò c’è assolutamente ampio spazio per l’ottimismo”. Il progetto non è ancora definitivo e pertanto passibile di suggerimenti, modifiche e stravolgimenti; con una campagna elettorale che si è appena aperta, tutto è ancora possibile!
Foto: AP, Lear, Oakland Police Dept., Alice Bacani, Howe & Howe Technologies, WSTOA, Swat Teams, Dertroit Free Press, Scott Olson/Getty Images, Wikipedia, Saint Louiis PD
Pietro OrizioVedi tutti gli articoli
Nato nel 1983 a Brescia, ha conseguito la laurea specialistica con lode in Management Internazionale presso l'Università Cattolica effettuando un tirocinio alla Rappresentanza Italiana presso le Nazioni Unite in materia di terrorismo, crimine organizzato e traffico di droga. Giornalista, ha frequentato il Corso di Analista in Relazioni Internazionali presso ASERI e si occupa di tematiche storico-militari seguendo in modo particolare la realtà delle Private Military Companies.