EUNAVFOR MED: MEGLIO NON PERDERE ALTRO TEMPO

La missione europea contro i trafficanti di esseri umani varata molto lentamente dalla Ue non sembra impressionare i criminali libici consapevoli che anche le 5 navi da guerra e i 2 sottomarini europei non effettueranno forse mai azioni offensive e in ogni caso contribuiranno con le altre forze navali presenti nel Canale di Sicilia ad arricchirli raccogliendo i clandestini in mare.

Più che a dare battaglia ai trafficanti (dei quali secondo il mandato di Bruxelles “deve interrompere il modello di business” mica fargli la guerra), Eunavfor Med ha rinnovato rivalità e diatribe tra gli europei perché i nostri partner non vogliono immigrati clandestini e si arrabbiano (giustamente) perché l’Italia consente a chiunque sbarchi di muoversi verso il Nord Europa senza essersi registrato e senza aver dichiarato le proprie generalità.

Presa a schiaffi da amici e alleati, Roma ha però siglato un punto davvero rilevante per gli interessi nazionali vendicando la “beffa di Taranto” con cui nel novembre 1940  gli aerosiluranti Swordfish della Royal Navy colpirono duramente la flotta della Regia Marina dopo essere decollati dalle portaerei Eagle e Illustrious.

Oggi che i britannici non dispongono più di portaerei l’Italia si prende la sua rivincita. A causa dei pesanti tagli al bilancio della Difesa imposti dal governo di David Cameron la portaerei Illustrious (casi della Storia) è stata radiata anzi tempo come i velivoli Harrier che imbarcava mentre la nuova Queen Elizabeth e gli F-35B saranno pronti solo tra qualche anno.

Londra aveva inviato in aprile nel Mediterraneo la nave da assalto anfibio Bulwark con l’obiettivo evidente di acquisire il comando della forza navale di Eunavfor Med. L’operazione è guidata dal quartier generale di Centocelle (Roma) dall’ammiraglio italiano Enrico Credendino ma fino a pochi giorni or sono era ancora in ballo il comando della forza navale che i britannici pensavano di acquisire agevolmente grazie alla Bulwark, 21 mila tonnellate di dislocamento e in grado di ospitare i 40 ufficiali e sottufficiali dello staff di comando della missione Ue.

Non a caso la Bulwark è più grande di molte navi italiane, incluse le tre unità da assalto anfibio classe San Giorgio e la portaeromobili Garibaldi, ma non della portaerei Cavour da 27 mila tonnellate. Roma ha messo sul piatto la nave più rappresentativa della nostra Marina Militare acquisendo così anche il comando operativo delle forze in mare affidato al contrammiraglio Andrea Gueglio. Infatti la nomina dell’italiano sia stata ufficializzata il 17 giugno e il giorno dopo sono filtrate le prime indiscrezioni circa il ritiro della Bulwark dal Mediterraneo che Londra ha sostituito nella flotta europea con un elicottero EH-101 e la nave ausiliaria multiruolo Enterprise, appena poco più di 3 mila tonnellate e praticamente disarmata.

Una chiara dimostrazione del peso che Londra attribuisce alla missione Ue se non è un ammiraglio britannico a guidarla. Il Cavour ha “vendicato” anche screzi più recenti dell’attacco a Taranto di 75 anni or sono. In due mesi di presenza nel Canale di Sicilia la Bulwark ha soccorso e portato in Italia circa 3 mila immigrati clandestini, un migliaio dei quali li ha sbarcati tutti insieme nel porto siciliano di Pozzallo dopo che il comandante della nave di Sua Maestà aveva respinto la richiesta delle autorità italiane di portarli ad Ancona per non intasare ulteriormente i centri d’accoglienza siciliani. Come se fossimo ancora ai tempi di “Britannia rules the waves”, la Royal Navy fa ancora la padrona in giro per i sette mari o almeno nelle acque territoriali e nei porti italiani.

Se da un lato l’impiego del Cavour ha consentito di mantenere sotto totale comando italiano l’operazione Eunavfor, dall’altro appare un tantino esagerato schierare una portaerei (anche se per ora ha a bordo solo due elicotteri) per una missione che molto lentamente riunisce le sue forze e per ora raccoglierà solo informazioni d’intelligence.

Al momento sono assegnate a Eunavfor Med, oltre al Cavour, solo una fregata e una nave rifornitrice tedesche, la citata unità britannica e un aereo da pattugliamento francese, unico contributo di Parigi che però ha posto un suo ammiraglio come numero due dell’operazione.
Per affondare i barconi in alto mare dopo averli svuotati di immigrati clandestini non c’è bisogno di navi così grandi e costose. Che sarebbero gli strumenti ideali per attaccare dal mare le roccaforti dello Stato Islamico in Libia, missione che però nessuno ha affidato né alla flotta europea né a quella italiana.

Giova ricordare che nella guerra del 2011 la Marina Militare impiegò la più piccola e meno costosa (150 mila euro al giorno) Garibaldi per le operazioni belliche contro Gheddafi. Certo all’epoca i costi erano tutti a carico dell’Italia mentre oggi le spese vive le paga la Ue con quasi 12 milioni di euro messi in campo per finanziare solo i primi due mesi di Eunavfor Med ma ai quali Roma ha aggiunto 26 milioni per il primo trimestre necessari a pagare le indennità del personale impiegato che non sono coperte da Bruxelles.

Quale migliore occasione per far operare la portaerei Cavour quasi sempre all’àncora perché i tagli al bilancio rendono improponibili i suoi costi di gestione in navigazione, oltre 200 mila euro al giorno? Finora l’ammiraglia è stata impiegata, oltre che in alcune esercitazioni, quasi esclusivamente in operazioni sponsorizzate da aziende o altri organismi istituzionali, come la missione di soccorso ai terremotati di Haiti nel 2010 e la visita a 27 porti in Medio Oriente e Africa nel 2013/14 in occasione della crociera di promozione del made in Italy “Sistema Paese in movimento”.

Certo a bordo del Cavour si è comodamente dispiegato lo staff di comando della missione targata Ue che, in attesa di capire se contrasterà per davvero il “modello di business dei trafficanti” (ma che significa?) di certo incrementerà il già intasato traffico navale nel Canale di Sicilia provocato da gruppi navali e unità mercantili dediti a raccogliere clandestini, ovviamente da sbarcare tutti in Italia e solo in Italia. Perché anche la poderosa flotta messa in campo da 14 partner comunitari avrà il compito di soccorrere e sbarcare nel Belpaese gli immigrati illegali. Del resto il secondo obiettivo di Eunavfor Med (dopo l’interruzione del modello di business) è “contribuire a ridurre ulteriori perdite di vite umane in mare” anche se, fanno sapere da Bruxelles, raccogliere i clandestini in mare non sarà la mansione principale.

Una precisazione confortante anche se non sono necessari fini strateghi per comprendere che se Eunavfor Med non potrà attaccare i trafficanti nelle acque e sul territorio libico dovrà limitarsi a raccogliere clandestini affondando i barconi che li trasportano.

Il successo di Eunavfor Med, come di tutti i dispositivi militari, dipende largamente dalla tempestività con cui viene reso operativo e dalla deterrenza o capacità di sbaragliare il nemico che esprime. La missione europea in quest’ottica non offre motivi di conforto. I tempi di “assemblaggio” della flotta sono lunghissimi, la gran parte dei 14 Paesi che vi hanno aderito invieranno solo componenti simboliche e per cominciare ad affondare anche un solo barcone occorrerà un altro via libera di Bruxelles atteso (forse) in agosto .

Per colpire i trafficanti in Libia ci vorrà addirittura il via libera dell’ONU (che lo ha già negato) o del governo di unità nazionale libico che  non esiste.

Le trattative per farlo nascere (ammesso che nasca) “potrebbero prolungarsi fino a dicembre e oltre” ha detto nei giorni scorsi il premier del governo di Tobruk, Abdullah al-Thani.

Per questo l’operazione parte già in salita e nessuno sembra aver fretta di assestare colpi mortali al “modello di business” dei trafficanti i quali infatti continuano a ingrassarsi sfruttando al meglio la stagione estiva per riversare sulla sponda del nord del Mediterraneo migliaia di clandestini ogni settimana.

In assenza di un robusto intervento che interrompa i flussi un così ampio dispiegamento di forze navali da combattimento come quello di Eunavfor Med verrà sbertucciato su scala globale ridicolizzando ulteriormente un’Europa già ai minimi storici in fatto di credibilità sotto tutti i punti di vista.

In attesa che qualcuno spieghi a noi contribuenti e forse anche ai militari come si interrompe con le navi da guerra un “modello di business”, possiamo contare sulla certezza che per ora Eunavfor Med non è autorizzata a dare la caccia ai trafficanti come facevano i militari statunitensi con i narcos dei cartelli colombiani.

Quanto al secondo obiettivo della missione vale la pena aprire una parentesi più politica che militare. E’ evidente che il modo migliore per ridurre o addirittura azzerare i morti annegati è costituito dai “respingimenti assistiti” sulla costa libica dei clandestini soccorsi subito dopo essere salpati.

Invece pare che continueremo ad accogliere tutti, persino ora che Matteo Renzi ha ammesso che i migranti economici vanno rimpatriati mentre i rifugiati vanno accolti e suddivisi con i partner europei.

Immaginate quali problemi di ordine pubblico potrebbe generare l’eventuale rimpatrio forzato (a spese della Ue o dell’Italia?) di decine di migliaia di clandestini che abbiamo colpevolmente lasciato liberi di vagare per l’Italia in molti casi senza neppure chiedere loro nome e cognome? In più in un contesto in cui le forze dell’ordine non possono alzare un dito senza rischiare l’accusa di “tortura”.

Resta poi inspiegabile perché in un dibattito sull’immigrazione che ha evidenziato l’esilissimo spessore di tutta la classe politica italiana (dai buonisti ai ruspisti) nessuno abbia notato che tutti i clandestini in arrivo sono “migranti economici”.

L’Italia infatti non confina con Paesi in guerra o retti da brutali dittature. Se i profughi di guerra in Italia erano giustificabili durante i conflitti nella vicina in ex Jugoslavia non si capisce perché siriani, afghani, eritrei e somali debbano pagare migliaia di euro a cosche mafiose arabe connesse con il terrorismo jihadista per venire in Italia invece di cercare gratuitamente rifugio nei Paesi circostanti dove la comunità internazionale fornisce aiuti umanitari ed esamina domande di asilo.

La risposta è evidentemente che l’Europa offre condizioni economiche e welfare che nessun altra parte del mondo assicura e un’Italia giunta al capolinea della credibilità della sua pur breve Storia mobilita anche le forze armate pur di spalancare le porte a chiunque arricchisca mafiosi e terroristi.

Per questo chi arriva da noi sui barconi o nascosto sui camion attraverso i Balcani è in ogni caso un “migrante economico”. Investe denaro finanziando i trafficanti con l’obiettivo di incassare sussidi per sé e i familiari o di trovarsi un lavoro.

Il rischio che Eunavfor Med contribuisca a ingrossare le fila di migranti incoraggiati dalla presenza di flotte europee è quindi molto alto specie se nessuno si affretterà ad ordinare azioni offensive contro i trafficanti accomunate da respingimenti e rimpatri forzati, utili anche a scoraggiare nuovi arrivi e a evitare altre tragedie in mare.

Senza segnali evidenti di determinazione e pugno di ferro contro i trafficanti Eunavfor Med corre il rischio di assomigliare a Mare Nostrum o comunque di venire percepita come un’altra missione di soccorso in mare,  con l’inedito esperimento di impiegare la portaerei Cavour in versione traghetto.

Nel nome del “dual use” (ha pure un attrezzato ospedale a bordo) potrebbe venir omologata “portaerei umanitaria” oppure “portaerei equa e solidale”. Piacerebbe persino a Laura Boldrini.

Twitter @GianandreaGaian

Foto: Marina Militare, Eunavfor Med, TMNews

 

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane" e “Immigrazione, la grande farsa umanitaria”. Dall’agosto 2018 al settembre 2019 ha ricoperto l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza del ministro dell’Interno.

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