In Egitto via libera alle società di sicurezza private
Il presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi, ha firmato un decreto che consente al ministero della Difesa e a quello dell’Interno di dare vita a società private di vigilanza per il trasporto di valori o per la protezione di strutture private.
Il decreto è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale anche se al momento mancano i regolamenti di attuazione di queste società di vigilanza private, che dovranno essere emanati entro tre mesi dopo aver sentito il parere dell’Alto consiglio della polizia.
Esistono già società di vigilanza private in Egitto, come la Falcon, che aveva firmato un accordo con il ministero dell’Istruzione, accordo che è stato però revocato dopo le manifestazioni dei mesi scorsi.
La serie di attentati contro le Forze armate egiziane avvenuta lo scorso primo luglio nel Sinai settentrionale e l’attacco contro il Consolato italiano al Cairo dello scorso 11 luglio hanno spinto le autorità egiziane a riformulare le strategie di sicurezza.
Poco dopo l’attacco del Sinai, il premier egiziano Ibrahim Mahlab (nella foto sotto) ha annunciato un rafforzamento delle misure di sicurezza presso i ministeri, gli apparati dello Stato e le strutture sensibili nel paese.
“Siamo in uno stato di guerra. Ogni ministero dovrebbe avere un piano per affrontare le minacce attuali”, ha detto Mahlab durante una riunione di governo, sottolineando la necessità di installare telecamere di sicurezza anche presso le infrastrutture strategiche, come le centrali elettriche.
Ieri lo Stato islamico ha rivendicato l’attentato contro il Consolato italiano costato la vita a un cittadino egiziano e diversi feriti e il danneggiamento di parte dell’edificio.
Nel messaggio comparso su Twitter, l’IS ha dichiarato: “Con la grazia di Dio i soldati dello Stato islamico sono riusciti a far esplodere un’auto contenente 450 chilogrammi di materiale esplosivo di fronte al consolato italiano al centro del Cairo”. “Raccomandiamo – conclude il califfato – a tutti i musulmani di stare alla larga da questi luoghi perché sono obiettivi dei jihadisti”.
(con fonte Agenzia Nova)
Foto Arabpress, LaPresse, Middle East Monitor
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