Dove sono le truppe libiche addestrate in Europa?

da Libero Quotidiano del 7 agosto 2015

La nuova strategia di un Occidente stanco di combattere punta da anni ad addestrare le forze “amiche” perché possano affrontare terroristi e miliziani. I risultati però sono tragici. In Afghanistan i talebani hanno infiltrato le reclute di esercito e polizia perché uccidessero i loro istruttori tra i quali le perdite sono state oltre un centinaio tra il 2011 e il 2014. In Iraq il nuovo esercito post-Saddam Hussein si è dissolto come neve al sole di fronte all’offensiva dell’ISIS dello scorso anno. In Malì dei 4 battaglioni antiterrorismo addestrati dagli USA tre passarono con i qaedisti e uno tentò il golpe a Bamako.

Nei giorni scorsi i primi 60 ribelli moderati siriani addestrati dagli USA sono stati messi in fuga dai qaedisti di al-Nusra con i quali pare abbiano poi simpatizzato stigmatizzando i raid aerei effettuati dagli statunitensi per difenderli dai jihadisti.

In Libia non è andata molto meglio a giudicare dall’inchiesta del Washington Post che ha messo in luce come si sia persa ogni traccia delle reclute libiche addestrate in Occidente fra il 2013 e il 2014 a sostegno del governo dell’allora premier Ali Zeidan.

Il tentativo dell’Occidente, che con l’intervento anglo-franco-americano e poi della NATO aveva fatto crollare il regime di Muammar Gheddafi, di riorganizzare le forze militari di Tripoli è fallito miseramente.

Gli Stati Uniti ammettono la “dispersione dello sforzo” di addestrare battaglioni libici di cui si è persa ogni traccia. Centinaia di reclute sono state addestrate da consiglieri militari americani in Bulgaria, mentre dei 300 soldati di Tripoli in Gran Bretagna un terzo è stato rimpatriato dopo poche settimane per indisciplina, violenze e abusi sessuali mentre molti altri hanno chiesto asilo a Londra per non tornare in patria.

Almeno un migliaio le reclute giunte in Turchia dove la metà se ne sono andate prima di aver completato la prima fase dell’addestramento.

L’Italia è stata la prima a dare il via ai programmi addestrativi con l’Operazione Coorte che ha portato tra gennaio e aprile dell’anno scorso presso l’80° reggimento addestramento volontari di Cassino 341 reclute libiche (16 ufficiali, 18 sottufficiali e 307 militari d truppa) provenienti in maggior parte dalla Cirenaica per un corso di 14 settimane di addestramento basico per la fanteria.

L’esercito italiano si era inoltre prodigato per adattare la caserma e il rancio agli usi islamici realizzando addirittura un’area dedicata alla preghiera e alle abluzioni.

Il programma messo ha punto dal G-8 prevedeva l’addestramento di ben 15 mila militari (2.000 in Italia e Regno Unito, 3.000 in Turchia mentre in  Bulgaria gli americani prevedevano di addestrare ben 8 mila libici) ma è naufragato nel nulla per carenza e scarsa motivazione delle reclute nonché assenza di coordinamento con i vertici militari di Tripoli, rivelatisi interlocutori inaffidabili.

La Libia si era impegnata a rimborsare i costi del programma addestrativo (600 milioni di dollari) ma in realtà ha pagato solo poche centinaia di migliaia di dollari, con forte ritardo e fonti italiane fanno sapere che a Roma non è arruvato un euro.

Se molte reclute si sono disperse non si può inoltre escludere il rischio che tra i militari addestrati dagli Occidentali vi sia chi combatte oggi nelle milizie tribali o in quelle islamiste come Ansar al-Sharia e Stato Islamico.

Foto:Difesa.it

Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli

Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane" e “Immigrazione, la grande farsa umanitaria”. Dall’agosto 2018 al settembre 2019 ha ricoperto l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza del ministro dell’Interno.

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