Armi chimiche: in futuro potrebbero essere 'nano'
ANSA – Le armi chimiche del futuro potrebbero arrivare dalle nanotecnologie: questo settore all’avanguardia della ricerca e ricco di promesse, nelle mani sbagliate potrebbe trasformarsi in una fucina di nuove armi non convenzionali. E’ uno degli scenari emersi nella conferenza internazionale sulle minacce emergenti chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari organizzato a Milano, dall’Istituto di scienze e tecnologie molecolari del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Istm-Cnr) e dal Corpo militare dell’Ordine di Malta.
Sostanze innocue, come quelle che oggi sono contenute nei dentifrici o nell’intonaco, se ridotte in particelle delle dimensioni di miliardesimi di metro (nanometri) potrebbero non essere più altrettanto innocue. “E’ il caso, per esempio, di un materiale come il biossido di titanio, presente nell’intonaco, utilizzato come eccipiente nei farmaci e presente nei dentifrici”, ha detto Matteo Guidotti, dell’Istm-Cnr.
“Tuttavia – ha aggiunto – al livello nano, ossia ridotto in particelle delle dimensioni comprese fra 30 e 50 nanometri, il biossido di titanio può interagire con il materiale biologico e diventare cancerogeno”. Anche strutture come i nanotubi di carbonio, che giocano un ruolo di primo piano in molti materiali di nuova generazione “non sono esenti da potenziali rischi. Ad esempio – ha detto ancora Guidotti – interagiscono facilmente con il Dna o con l’Rna dei virus: chi mi dice che qualcuno non possa utilizzarli come nuovi veleni?”
La prima contromisura, secondo gli esperti, è individuare quanto prima delle regole per la produzione di nanomateriali. Una questione che, a livello europeo, si sta affrontando con il progetto NanoReg. Deve comunque essere chiaro, hanno rilevato gli esperti, che non esistono sostanze di per sè “cattive’: tutto dipende dal modo in cui vengono usate. Basti pensare che l’iprite, la prima e la più diffusa delle armi chimiche, oggi è diventato un principio attivo dei farmaci anticancro utilizzati nella chemioterapia.
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