Quel rapporto dei servizi che aveva previsto tutto

da Il Sole 24 Ore del 14 novembre 2015

Più che di attentati, quelli della notte scorsa a Parigi assomigliano a vere e proprie azioni di guerriglia condotte con tecniche militari non molto dissimili nella dinamica dai combattimenti sostenuti sui fronti iracheno e siriano dai miliziani dello Stato islamico o di altri movimenti jihadisti.

Una specifica tipologia di azione terroristica ormai nota ai servizi di sicurezza europei e soprattutto a quelli francesi che dopo il raid contro la redazione di Charlie Hebdo nel dicembre scorso si attendono incursioni jihadiste effettuate con tecniche di guerriglia. Una minaccia facile da attuare, una volta che si è riusciti a entrare in possesso di armi da guerra ed esplosivi, grazie alla capillare presenza in tutta Europa di migliaia i “veterani” che hanno combattuto sotto le bandiere del Califfato o dei diversi gruppi aderenti ad al-Qaeda in Iraq, Siria, Somalia, Yemen, Afghanistan e nel Sahel.

A inizio novembre un rapporto dei servizi di sicurezza francesi rivelato da radio France Info evidenziava l’altissimo rischio di attacchi trasversali compiuti da cellule terroristiche che agiscono “in trasferta”, cioè in Stati diversi da quelli dove vivono abitualmente.  “in trasferta. e
Jihadisti francesi che lanciano un attacco in Spagna o in Germania mentre i miliziani islamici tedeschi o spagnoli compiono attentati in Belgio o in Francia.

Secondo gli 007 di Parigi gli attentati trasversali sono più facili da eseguire perché consentirebbero ai terroristi di sfuggire più facilmente al controllo dei servizi di sicurezza europei. L’Isis sembra quindi commettere sulla limitata condivisione di informazioni circa i potenziali terroristi islamici tra i partner Ue. Un “foreign  fighter” francese appena rientrato dalla Siria ha infatti molte possibilità di venire controllato dai servizi di sicurezza di Parigi, decisamente meno da quelli di un altro Stato della Ue se si reca all’estero, almeno nei primi giorni.

La dinamica degli attacchi simultanei effettuati ieri sera indica la capacità militare di condurre azioni coordinate e simultanee e potrebbe costituire una rappresaglia per il rinnovato impegno di Parigi contro il Califfato e i movimenti jihadisti.

Nelle ultime settimane infatti le forze aeree francesi hanno iniziato a bombardare anche in Siria colpendo obiettivi vicino a Raqqa, capitale dello Stato Islamico. Negli stessi giorni la portaerei Charles De Gaulle ha raggiunto il Mediterraneo Orientale per partecipare con i suoi cacciabombardieri ai raid contro l’ISIS mentre nel Sahel i 3 mila militari francesi dell’Operazione Barkhane hanno colpito duramente i movimenti jihadisti in Malì.

Il movente per spiegare i nuovi attacchi terroristici contro la Francia quindi non manca, anche se da quanto trapela dai rapporti d’intelligence il rischio terroristico è sempre più elevato anche nel resto d’Europa.
Andrew Parker, alla testa del controspionaggio britannico (MI5) ha annunciato nei giorni scorsi che lo Stato Islamico sta preparando attacchi su vasta scala nel Regno Unito dove negli ultimi 12 mesi sono stati sventai sei attentati più altri sette contro interessi di Londra all’estero organizzati da jihadisti radicalizzati nel Paese.

“Di sicuro questo è il più alto numero di attentati sventati nei miei 32 anni di carriera e sicuramente il numero più alto dall’11 settembre del 2001” ha detto Parker che ha anche rivelato come l’80 per cento dei 4.000 agenti dell’Mi5 siano impegnati 24 ore su 24 ha impedire attacchi terroristici per lo più provenienti dall’Isis.

Il direttore dell’MI5 ha sottolineato la rapidità e facilità con cui cittadini britannici, specialmente giovani, si stiano radicalizzando attraverso indottrinamenti online e siano incoraggiati a compiere attentati.

Per intercettarli il controspionaggio di sua Maestà ha intensificato le operazioni di controllo sul web conducendo anche azioni di cyberattack per smantellare una rete terroristica online ed infiltrarsi nei loro sistemi di comunicazione.
Servizi di sicurezza in allarme anche in Germania dove l’Ufficio federale per la difesa della costituzione (Bfv) ha stimato in oltre 720, in gran parte sotto i trent’anni, gli estremisti che dalla Germania si sono recati in Siria e in Iraq per schierarsi al fianco dei terroristi dello Stato islamico (Isis) dei quali almeno 60 già rientrati sul suolo tedesco.

“Anche nell’estate del 2015 il cosiddetto Stato Islamico è una meta pericolosamente attraente per i giovani islamisti dalla Germania”, aveva spiegato in ottobre il capo dei servizi, Hans-Georg Maassen. L’intelligence di Berlino è a conoscenza di oltre 20 casi di attentatori suicidi provenienti dalla Germania convinti dall’Isis a togliersi la vita per uccidere.

Anche i flussi migratori attraverso i Balcani verrebbero utilizzati per infiltrare terroristi in Europa. Le ultime segnalazioni in proposito sono state registrate in settembre dai servizi di sicurezza macedoni e illustrate alla Ue dal ministro degli esteri di Skopje, Nikola Poposki.
Durante i controlli eseguiti sugli immigrati diretti verso la Serbia, i servizio di sicurezza macedoni hanno individuato alcuni foreign fighters (anche di origine balcanica) provenienti dai fronti siriano, iracheno e afghano.

@GianandreaGaian

Foto: Getty Images

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane" e “Immigrazione, la grande farsa umanitaria”. Dall’agosto 2018 al settembre 2019 ha ricoperto l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza del ministro dell’Interno.

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