La comunicazione strategica della NATO allo JAPCC

Il continuo evolversi degli scenari a livello globale ed avere la giusta percezione della minaccia per poterli fronteggiare attraverso una corretta comunicazione strategica per spiegare e far comprendere l’uso del potere aereo è stato il filo conduttore della conferenza di quest’anno dello JAPCC.

Questo acronimo indica lo Joint Air Power Competence Center, un assetto vitale della NATO formato esattamente 10 anni fa per gestire appunto la comunicazione strategica (StratCom) nell’uso e sull’uso del potere aereo da parte della NATO e nel cercare di veicolare il supporto pubblico ad una migliore comprensione del suo impiego. Lo JAPCC ha la funzione di sostenere la NATO nelle sue decisioni strategiche appunto nell’impiego del potere aereo e la conferenza di quest’anno – che si è svolta ad Essen in Germania – aveva come tema la “Air power and strategic communications – NATO challenges for the future”.

Del resto il potere aereo è l’assetto primario con cui l’Alleanza fronteggia regimi ostili attraverso missioni di intervento e stabilizzazione.

Ma se da un lato la globalizzazione e la capacità dell’informazione è fortemente progredita divenendo sempre più capillare, dall’altro lato l’informazione si è amplificata ma soprattutto velocizzata al punto tale da condizionare la pubblica opinione sia domestica che esterna all’Alleanza in tempi rapidissimi, tanto rapidi da generare condizionamenti politici.

Per questo motivo la comunicazione strategica (StratCom) è essenziale e ad Essen la conferenza è stata suddivisa in quattro panels tematici declinati in Strategic Communication and its relationship to airpower, The media and perspectives on NATO airpower, Disinformation Campaigns against airpower e Preserving credibility.

Tutti gli interventi mettevano in risalto di come fosse necessaria la pianificazione a lungo termine della StratCom e di come adeguarla alla dottrina della NATO, con l’intento di arrivare ad una possibile e necessaria “fusione” tra pensiero militare e media per una migliore condivisione dell’informazione. Esiste un gap dell’informazione che evidenzia i limiti di come all’interno della NATO la percezione dei suoi membri (popolazione) sia molto diversa sul cosa fare e come farla. Quindi la NATO è alla ricerca del metodo migliore per superare questo gap di informazione e per fare comprendere la reale capacità del potere aereo che in assenza di dati comprensibili dalla massa è inteso come ostile facendo scendere la soglia di accettazione positiva da parte della stessa.

Il direttore dello JAPCC – il generale Frank Gorenc, comandante delle forze aeree statunitensi in Europa e Africa (USAFE e AFAFRICA, US Air Forces in Europe-Air Forces Africa) – nei suoi interventi ha voluto sottolineare come gli scenari di crisi siano in costante evoluzione tanto da giustificare un cambio di passo e di come gli stessi abbiano la stringente necessità di una risposta aerea, appunto l’air power.

Il Joint Air Power Competence Center conseguirà a breve la Final Operational Capability nell’ambito della Readiness Action Plan (RAP, il rafforzamento della NATO per fronteggiare le minacce da est e da sud) e questo porterà ad una maggiore efficacia del comando.

Gorenc ha ricordato la valenza del potere aereo sottolineando come sia determinante per le sue caratteristiche e capacità nell’attuale contesto geopolitico (basta pensare alla campagna di bombardamenti contro l’ISIS, per fare un esempio recentissimo) e di come sia necessaria una corretta informazione per fare arrivare al pubblico e ai media la reale percezione dell’air power anche per evitare campagne di disinformazione; un panel della conferenza era infatti dedicato alla disinformazione e di come fosse utile il primary consensus per intercettare le emozioni del pubblico per evitare che possa cadere nella trappola delle mistificazioni. Attualmente nessuno mette in discussione le capacità dell’air power e tantomeno le sue capacità operative ma colpisce l’assenza da parte dell’opinione pubblica della reale percezione della valenza di questo strumento che spesso si traduce in una sorta di mancanza di supporto.

I diversi relatori che hanno dibattuto all’interno dei diversi panels della difficoltà di arrivare ad una corretta ed esaustiva informazione hanno fatto da cornice al tema relativo all’importanza del cosa fare di concerto con il decisore politico che dell’air power traccia i lineamenti di quali decisioni devono essere prese per poi spiegare il perché sono state prese.

“Esiste un gap nel trasmettere quello che l’air power è in grado di fare e quali sono le sue caratteristiche” ha spiegato il generale. Paolo Magro, sottocapo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare, alla guida della delegazione italiana ad Essen, e “dall’analisi effettuata è scaturita l’esigenza di analizzare più in profondità il concetto di comunicazione strategica”.

Da questo deriva l’esigenza di legare tra loro tutti gli elementi a livello di corporate e business che secondo il generale Magro devono essere distinti perché mentre il primo è fatto in tempo di pace il secondo è fatto durante le operazioni e pertanto necessitano di una diversa comunicazione per trasmettere un’esatta informazione sulle capacità del potere aereo.

La comunicazione strategica è una decisione di vertice che raccoglie attorno a sé la totale attività compresi gli obiettivi da battere. “Dal punto di vista corporate, l’Aeronautica Militare ha già fatto significativi passi avanti, unificando tutti gli attori che producono il messaggio strategico”.

In seno alla NATO il potere aereo svolge un ruolo predominante ed è un assetto che si presta agli attacchi mediatici perché l’uso dello strumento aereo è letale e può provocare errori che possono essere utilizzati per una certa disinformazione che deve essere enucleata dagli avvenimenti per avviare una corretta comunicazione strategica. E’ un tema lontano dall’essere risolto per arrivare ad una certa omologazione di pensieri e di intenti perché sono 28 Stati che hanno diversa cultura, diverse caratteristiche mediatiche, diverse opinioni pubbliche ed ottenere un’informazione univoca e “certificata” è ancora piuttosto difficile.

Federico CerrutiVedi tutti gli articoli

Nato a Roma, dove risiede e lavora, ha iniziato la sua carriera giornalistica nel 1965 con la rivista Oltre il Cielo occupandosi di spazio sia civile che militare e con la testata Ali Nuove. Nel 1971 ha iniziato a lavorare con Alata e dal 1979 con Difesa Oggi della quale divenne caporedattore lavorandovi fino al 1998. Ha collaborato con Rivista Aeronautica, il quotidiano Europa, il Centro Militare Studi Strategici (Cemiss) e svolto alcune attività con il SIOI. Dal 2001 è defence editor di Analisi Difesa.

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