Più protezione contro gli attacchi ai turisti
Istanbul: 10 morti, di cui 8 tedeschi ed un peruviano. Continuano e si fanno sempre più ricorrenti gli attacchi terroristici a località che sono meta di turisti. E’ una componente privilegiata della nitida strategia bellica dell’ ISIS, finalizzata a scoraggiare i viaggi per colpire turisti ed economie di Paesi eletti al rango di nemici in uno dei settori per essi più redditizi.
E’ una strategia efficace, a giudicare dalla caduta verticale dei flussi verso le aree ove di recente si sono verificati attentati contro alberghi, resorts, locali di pubblico spettacolo, musei e luoghi di cultura.
Ha inoltre effetti, sul piano internazionale, sull’ intera organizzazione del turismo, costretta a ricalibrare l’ offerta ed a fare i conti con costi aggiuntivi, sempre più indispensabili per contribuire ad una copertura di sicurezza che gli Stati da soli non possono oggi garantire. I possibili obiettivi costituiscono difatti un’ entità numerica troppo elevata. Gli apparati di polizia statali o locali possono soltanto assicurare una protezione generalizzata, mentre una vigilanza fissa e continuativa su ogni sito sensibile non è sostenibile: troppi sono i cosiddetti “soft target” perché sia possibile presidiarli tutti.
Anche nel settore turistico si rivela sempre più opportuna e necessaria l’adozione di tutele ulteriori, con ricorso a risorse private, per difendere singoli obiettivi. In molte occasioni e situazioni, semplici ma concrete misure, come ad esempio la presenza di un operatore con know how specifico, sono molto utili: alzano la soglia della difesa fino a scoraggiare e, talvolta, neutralizzare gli attaccanti meno organizzati o addirittura i protagonisti di azioni potenzialmente devastanti.
Tuttavia, per una sicurezza generata da attori diversi rispetto allo Stato, per il quale non è comunque ipotizzabile un allentamento delle responsabilità in materia, non sussiste una propensione diffusa in Europa ed in Italia in particolare.
Quanto alla nostra specifica condizione si aggiunge peraltro il grave problema della criminalità predatoria diffusa, che ha notevole impatto sulle strutture e sull’ utenza, con danni materiali e d’ immagine di ingente portata.
E’ dunque di tutta evidenza che bisognerebbe fare di più per proteggere un settore vitale della nostra economia: anche consentendo, promuovendo ed agevolando le iniziative dei privati imprenditori.
Per costoro un contesto più sicuro assume oggi valore strategico e diventa meritevole di essere preservato anche in termini di investimenti da finalizzare a chiari e concreti obiettivi: dalla formazione del proprio personale, all’impiego di vigilanze professionali, fino alla scelta ed all’utilizzo delle più avanzate tecnologie di autotutela.
E’ altrettanto ovvio che le private iniziative destinate ad innalzare la sicurezza dovrebbero incontrare incentivi normativi e trattamenti fiscali di favore.
Lo Stato avrebbe difatti l’interesse a una maggiore intraprendenza degli operatori economici nel senso indicato: maggiori livelli di sicurezza per le loro attività sarebbero tali anche per l’ ambiente di riferimento.
Chiunque operi per la sicurezza si affianca a coloro che la perseguono avendone pubblica competenza e contribuisce a migliorare la difesa a favore di tutti.
La legge di Stabilità di recente approvata, che pure contiene alcune aperture nel campo della sicurezza anche privata, era l’occasione per passi più coraggiosi che, purtroppo, per ora sono mancati.
Foto: AP, AFP e Reuters
Carlo CorbinelliVedi tutti gli articoli
Nato a Tavarnelle Val di Pesa (FI) nel 1955, è laureato in Scienze Politiche presso la Facoltà "Cesare Alfieri" dell'Università di Firenze ed in Scienze della Sicurezza presso l'Ateneo di Tor Vergata. Ha conseguito vari diplomi post-universitari nel campo delle relazioni internazionali e della tecnica legislativa. Ha prestato per 36 anni servizio quale ufficiale dei Carabinieri, con incarichi in Italia e all'estero in tutti i settori di competenza dell'Arma. Da Colonnello ha retto la Segreteria del Sottosegretario alla Difesa, Il Comando Provinciale di Perugia ed il 2° Reggimento Allievi Marescialli di Firenze. Nella riserva dal marzo 2015, svolge attività di consulente in qualità di esperto di "Security". Collabora con il Centro di Studi Strategici Internazionali ed Imprenditoriali dell'Università di Firenze.