Missione di due anni per gli italiani alla diga di Mosul
“L’Italia era pronta da fine aprile, dei team avanzati sono già sul posto per fare ricognizione e da fine maggio la task force inizierà a dispiegarsi a protezione dei lavori di messa in sicurezza della diga di Mosul, sul Tigri”.
Lo afferma il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, in una intervista pubblicata oggi sul Quotidiano Nazionale. “Inizialmente – spiega il ministro – saranno cento uomini, poi, mano amano che aumenteranno le esigenze di protezione del cantiere, saliremo, tra settembre e ottobre, a poco più di 450 soldati: la Trevi ci ha comunicato che i lavori dureranno dai 12 ai 18 mesi e inizieranno il primo settembre. Noi siamo pronti a restare fino a due anni, secondo necessità, fino a che la diga sarà stata messa in sicurezza”.
Inoltre, il ministro chiarisce che la presenza di altri 500 soldati italiani sul terreno a poche decine di chilometri dalla zona controllata dallo Stato Islamico non significa che la Difesa stia pensando di mandare nostri aerei a bombardare l’Iraq, nonostante gli americani ce lo abbiano chiesto.
“I nostri velivoli – spiega Pinotti – svolgono una missione di ricerca e acquisizione obiettivi, specializzazione nella quale siamo tra i migliori al mondo, e che è fondamentale per chi fa operazioni di attacco al suolo. Quindi, va bene così. Non cambieremo.
Quello che servirà a Mosul, e che ci sarà, è la cosiddetta personnel recovery, cioè elicotteri in grado di intervenire per portare in salvo personale disperso o ferito”.
Per l’Italia è uno sforzo non indifferente. Già oggi abbiamo, tra Bagdad, Erbil e Kuwait City, 800 uomini, dall’autunno saliranno a 1.300. Adesso siamo impegnati nell’addestramento (7.728 persone formate, tra peshmerga curdi e poliziotti iracheni) e nelle ricognizioni aeree (7mila ore di volo con 1.250 sortite di Tornado, droni, C130 e rifornitori).
Fonti: adnkronos e 9colonne
(Foto Askanews)
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