DAI LAPISLAZZULI FIUMI DI DOLLARI PER I TALEBANI

AdnKronos/Aki  – In Afghanistan quello dei lapislazzuli è da sempre un affare molto redditizio. Un’inchiesta denuncia come le antiche miniere, che risalirebbero a 6.500 anni fa, alimentino oggi corruzione ed estremismo, quindi la guerra, e come ci sia il “rischio concreto” che nella provincia nordorientale di Badakhshan le miniere “finiscano nelle mani” dei Talebani. Senza tralasciare il rischio rappresentato dai combattenti legati al sedicente Stato Islamico (Is).

“I Talebani e altri gruppi armati incassano fino a 20 milioni di dollari all’anno dalle miniere di lapislazzuli dell’Afghanistan”, soprattutto nella provincia di Badakhshan, afferma un rapporto dell’organizzazione Global Witness, secondo cui per questo bisogna ricorrere alla classificazione in base al concetto di ‘conflict mineral’, i minerali rari o preziosi al centro delle guerre più violente.

L’Afghanistan è la patria dei lapislazzuli e se fossero classificati come ‘conflict mineral’ questa pietra che brilla di venature blu, turchese e oro finirebbe insieme, ad esempio, ai ‘blood diamonds’ dell’Angola.

L’affare dei lapislazzuli, la battaglia per il controllo delle miniere stanno pericolosamente creando le condizioni per l’avanzata degli insorti, dei Talebani, nella provincia di Badakhshan, vicino al confine con il Tajikistan.

Secondo l’organizzazione, la “violenta rivalità per il controllo delle miniere e dei profitti tra potenti locali, deputati locali e Talebani ha profondamente destabilizzato la provincia” e i “Talebani sono vicini alle miniere e hanno il controllo delle strade principali che ad esse conducono” con “il rischio concreto che le miniere finiscano nelle loro mani”. Tutto in un Paese che, secondo stime del 2010 del governo di Kabul, vanta un tesoro di giacimenti di minerali non ancora sfruttati che potrebbe valere fino a3.000 miliardi di dollari.

Global Witness denuncia anche come le miniere di Badakhshan siano una “priorità strategica per il sedicente Stato Islamico” (che tenta di penetrare nel Paese martoriato da decenni di guerre) e fa appello al governo afghano ad “agire rapidamente per riconquistare il controllo” della zona, altrimenti la “battaglia per le miniere di lapislazzuli si intensificherà destabilizzando ulteriormente il Paese”.

“Queste miniere di lapislazzuli sono uno dei beni più redditizi per ilpopolo afghano e dovrebbero servire da traino per lo sviluppo e la prosperità – afferma Stephen Carter di Global Witness, organizzazione con sede a Londra – Invece i bei lapislazzuli sono diventati un ‘conflict mineral’.

Le miniere producono solo una piccola parte dei benefici che da esse dovrebbero derivare e sono divenute una delle principali fonti di conflitto, che alimenta l’insorgenza e compromette e speranze di stabilità in Afghanistan”.

Nel distretto di Kuran Wa Munjan, nella stessa provincia di Badakhshan, le miniere di lapislazzuli sono sotto il controllo del potente Haji Malik, che – secondo fonti dell’agenzia di stampa Dpa – ha il comando della Polizia locale (Alp), milizia creata dagli Usa nel 010 nel tentativo di sconfiggere gli insorti e accusata di crimini di guerra e altri abusi. “Malik – ha detto alla Dpa Ahmad Javid Mujaddadi, componente del consiglio provinciale di Badakhshan – divide a metà i profitti con i Talebani per assicurare il trasporto sicuro delle pietre”.

Kabul ha vietato il commercio illegale di lapislazzuli, ma Haji Malik sfrutterebbe i suoi contatti con gli insorti e la vicinanza geografica con il distretto pakistano di Chatral, al confine con Kuran Wa Munjan.

Foto: Alkemia, Khaama Press, Newsweek e Reuters

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