I SIRIANI SFONDANO AD ALEPPO, AL-NUSRA LASCIA AL-QAEDA
“La strada strategica del Castello (nel nord di Aleppo) è in mano all’esercito siriano e la via di comunicazione fra i terroristi islamici e la Turchia è ormai interrotta”. Lo ha comunicato ieri il Comando generale delle Forze armate siriane in poche righe che però sanciscono la sconfitta dei miliziani nella battaglia più importante del conflitto siriano.
Dopo questa operazione, per le fazioni armate terroriste sarà impossibile per statunitensi, turchi e arabi continuare a rifornire di armi e munizioni dalla Turchia e far giungere dagli stessi territori miliziani e aiuti.
Il Comando militare delle Forze armate siriane ha inoltre lodato il ruolo dei civili nell’appoggiare le operazioni dell’esercito promettendo di garantire al meglio la loro difesa contro le operazioni criminose delle fazioni jihadiste.
Esso si è detto deciso a ripristinare al più presto le infrastrutture danneggiate, riportando nel più breve tempo possibile acqua e corrente elettrica ai quartieri a lungo rimasti privi.
Il governo ha promesso l’apertura di tre corridoi umanitari in città, la riapertura delle scuole, dopo i restauri necessari, perché siano pronte per la ripresa dell’anno scolastico a settembre, e la riabilitazione dei centri sanitari e degli ospedali danneggiati.
Nel comunicato si invitano i siriani in possesso di armi nella parte est di Aleppo e “tratti in inganno dalle fazioni terroristiche” ad approfittare dell’occasione per deporre le armi abbandonando in tempo la città. I miliziani “pentiti” sono invitati a consegnarsi alle Forze dell’ordine e beneficiare dell’amnistia offerta dal presidente Bashar Assad.
Un decreto presidenziale emanato ieri mattina promette infatti un trattamento privilegiato e il beneficio dell’amnistia a chiunque consegni volontariamente le armi.
Residenti di Aleppo Nord, contattati sui social, hanno riferito all’agenzia AsiaNews che “decine di combattenti delle fazioni armate del quartiere di Bani Zaid, nella parte settentrionale di Aleppo, si danno ora alla fuga, in uno stato confusionale mai visto prima, mentre l’esercito siriano continua ad inseguire i combattenti nascosti nelle viuzze. Molti di loro si sono arresi e hanno deposto le armi”.
Ieri mattina le truppe dell’esercito regolare siriano avevano già preso sotto controllo la zona di Sakan El Shababi nel quartiere di Bani Zaid, mentre i combattenti jihadisti fuggivano, a quanto pare senza avere avuto il tempo di seminare mine che possano impedire l’avanzata delle truppe regolari.
Nella parte di Aleppo sotto il controllo del governo, sono state adottate misure urgenti per accogliere i civili in fuga dalle zone liberate, garantendo loro il necessario per l’accoglienza.
Il governo russo ha promesso aiuti umanitari urgenti ad Aleppo in coordinamento con il governo siriano, mentre il ministero russo della Difesa ha annunciato l’apertura di “4 corridoi umanitari ad Aleppo, tre per i civili ed uno per i combattenti che intendono deporre le armi”.
L’operazione umanitaria russa è stata annunciata ieri a tutti gli addetti militari stranieri accreditati in Russia a conferma del peso attribuito dal CRemlino alla vittoria ad Aleppo.
La fine della battaglia che ha insanguinato la città di Aleppo per quattro anni sembra costutuire per Mosca un risposta implicita alle pretese di Francia e Gran Bretagna che anche ieri hanno chiesto di cessare l’assedio. “E’ giunto il momento per il governo siriano e i suoi alleati di mettere fine al disastroso assedio di Aleppo” hanno dichiarato i ministri degli Esteri francese, Jean-Marc Ayrault, e britannico, Boris Johnson, al termine di un colloquio a Parigi.
Russi e siriani però hanno posto fine vincendo la battaglia e sbaragliando le diverse milizie che occupavano aree della città: dai qaedisti del Fronte al-Nusra alle milizie Salafite, dei Fratelli Musulmani, dell’Esercito Siriano Libero e altre milizie definite “moderate” dagli Occidentali che le sostengono.
Il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha sottolineato che il quarto corridoio per i militanti che vogliono la resa è stato attivato a nord di Aleppo, in quanto gli Stati Uniti non hanno fornito i dati sulla separazione tra la il Fronte al-Nusra e il Free Syrian Army.
“Stiamo ancora sperando che i nostri colleghi americani ci inviino le coordinate delle zone in cui si trovano le unità’ del Free Syrian Army e dei gruppi di opposizione moderati – ha detto Shoigu.
Sarebbe anche bello acquisire una comprensione di come sono composti i gruppi moderati di opposizione: quanti carri armati hanno, quanti lanciatori di razzi multipli, mortai, fucili d’assalto e altre armi. Inoltre – ha concluso -, vorremmo ricevere informazioni sui percorsi concreti che questi gruppi prenderanno al momento di lasciare la città”.
Al-Nusra lascia al-Qaeda
L’impatto della vittoria di Assad ad Aleppo si abbatte immediatamente sul Fronte al-Nusra, filiale siriana di al-Qaeda, che ha annunciato il cambio del nome la rottura con l’organizzazione “madre” guidata da Ayman al-Zawahiri dopo la morte di Osama bin Laden.
Zawahiri ha approvato la separazione rafforzando l’impressione che non si tratti di un ripensamento ideologico ma di una mossa di facciata per consentire ad al-Nusra di apparire più “moderato” agli occidentali e in vista del “tramonto” dell’Isis, auspicato da molti, che offrirebbe al gruppo la possibilità di assorbire molti miliziani orfani del Califfato.
“La fratellanza dell’Islam che ci unisce è più forte di tutti i legami organizzativi evanescenti e transitori. La vostra unità e armonia è più importante e cara per noi da qualsiasi legame organizzativo”, aveva affermato in una registrazione audio postata in rete una voce attribuita allo sceicco Ahmed Hassan Abi al- Kheir presentato come “vice generale dello sceicco Aymen la Zawahiri”.
Poche ore dopo il leader di al-Nusra, Abu Mohammed al-Golani, ha ufficializzato l’ormai inevitabile divorzio anticipando il nuovo nome del suo gruppo Jabhar Fath al Sham (Fronte per la Conquista della grande Siria).
Nel suo discorso, al-Golani ha anche espresso la sua gratitudine ai “comandanti di al-Qaeda per aver compreso la necessità di rompere i legami”. I motivi delle rottura li ha spiegati ad al-Jazira il colonnello Faez al Assamar, oggi analista militare.
“La separazione di al-Nusra da al-Qaeda è da tempo una richiesta popolare”, afferma il colonnello spiegando che la mossa serve “per togliere di mezzo il pretesto dei russi e di altri per bombardare le fazioni ribelli” dell’opposizione ad Assad cosiddetta moderata sostenuta da Washington.
La presenza tra i ribelli siriani di al-Nusra, inserita nella lista delle organizzazioni terroristiche, costituisce un elemento di forte contrasto tra USA e Russia.
Alle critiche di Washington alla Russia di bombardare le postazioni dei ribelli, Mosca ha sempre risposto che i raid dei suoi aerei prendono di mira unicamente le zone controllate dallo Stato Islamico (Isis), del Fronte al-Nusra e di altre formazioni jihadiste, in quanto trattasi di gruppi terroristici.
Il Cremlino ha sempre fatto presente che molti gruppi ribelli hanno stretto alleanze con al-Nusra, che infatti guida l’esercito della Conquista composto anche da milizie Salafite e dei fratelli Musulmani.
E’ infatti noto che almeno due dei principali gruppi islamici che combattono il regime del presidente siriano, finanziati e sostenuti da Turchia, Qatar e Arabia saudita, “Jeish al Islam” (“Esercito dell’Islam”) e “Ahrar al Shaam” (“Liberi della Grande Siria”), hanno stretto l’alleanza con al-Nusra di cui ora non è chiara l’evoluzione, specie dopo la disfatta di Aleppo.
Anche le forti pressioni esercitate dai Paesi del Golfo e da Ankara, a loro volta pressati dagli Usa, per staccare le altre fazioni ribelli dai qaedisti hanno contribuito alla decisione.
In un video ottenuto in esclusiva da al-Jazira, al-Gulani – che appare per la prima volta davanti a una telecamera – ha, spiegato che “le creazione di questo nuovo fronte ha l’obiettivo di ridurre le distanze tra le fazioni jihadiste in Siria. Rompendo il nostro legame con al-Qaeda puntiamo a proteggere la rivoluzione siriana”.
La Coalizione vuole un fronte a sud contro l’Isis
Intanto nel Sud della Siria la Coalizione a guida statunitense contro lo Stato Islamico cerca ancora di aprire un nuovo fronte contro i jihadisti. Lo ha indicato nei giorni scorsi il segretario alla Difesa americano, Ashton Carter.
“Noi intendiamo attivamente ricercare le possibilità di fare pressioni contro l’Isis (in Siria) da sud, a completamento dei nostri grandi sforzi attuali da nordest”, ha dichiarato il capo del Pentagono di fronte ai militari americani che si apprestano a essere dispiegati a Baghdad.
“Questo avrà inoltre il vantaggio di aumentare la sicurezza dei nostri partner giordani e di tagliare ancora di più” le linee di comunicazione dei jihadisti tra l’Iraq e la Siria, ha spiegato.
Per il momento il grosso degli sforzi della Coalizione in Siria verterà sulla riconquista della “sacca di Minbej” nel nord del Paese, gli ultimi territori controllati dai miliziani jihadisti in contatto con la frontiera turca.
L’offensiva è condotta dal nordest della Siria per la coalizione arabo-curda delle Forze democratiche siriane (Fds). La coalizione ha già tentato di attaccare l’Isis in Siria da sud, ma finora senza successo.
Una piccola formazione ribelle alleata con gli Stati Uniti, il Nuovo esercito siriano (Nas), ha già tentato a fine giugno di attaccare le posizioni dell’Isis a Boukamal, alla frontiera con l’Iraq. Ma dopo essersi inizialmente spinto fino a cinque chilometri dalla città, il gruppo ha dovuto battere la ritirata di fronte alla controffensiva dei jihadisti.
Sviluppi sul fronte iracheno
Sviluppi rilevanti anche sul fronte iracheno dove il capo delle operazioni dell’esercito iracheno nella provincia di Ninive, generale Najim al Jubouri, ha annunciato che l’offensiva finale per riprendere il controllo di Mosul “inizierà presto”. Parlando ad “al Jazira”, l’ufficiale ha chiesto ai civili di Mosul di rimanere nelle loro case nei prossimi giorni e di non uscire in strada per non essere coinvolti negli scontri a fuoco.
Allo stesso tempo “restare a casa a Mosul è molto meglio che vivere nei campi profughi dove le condizioni di vita sono drammatiche” ha detto Jubouri, sconsigliando quindi anche di fuggire dalla città considerato il forte caldo di questo periodo.
Il premier iracheno, Haider al Abadi (nella foto a sinitra), ha annunciato ieri di aver dato ordine di fissare la data d’inizio dell’offensiva sulla città controllata dallo Stato islamico.
Grazie alle operazioni militari degli ultimi giorni il governo di Baghdad sostiene di aver demoralizzato i jihadisti al punto che questi avrebbero iniziato la ritirata da Mosul.
Ora le truppe di Baghdad stanno cercando vie di fuga sicure e corridoi umanitari per portare i civili al di fuori della città. Intanto i caccia iracheni hanno lanciato milioni di volantini sulla zona occupata dall’Isis chiedendo ai cittadini di collaborare con le forze di sicurezza per facilitare la liberazione della città, occupata nel giugno 2014.
Un esponente del consiglio provinciale di Mosul, Hossam al Abbar, ha detto che oltre 1.500 membri dello Stato islamico hanno lasciato la città e sono diretti verso Raqqa, in Siria.
“Il numero dei membri dello Stato islamico a Mosul, prima che cedesse la base di Qayyarah e i villaggi circostanti, era di circa 9 mila persone, inclusi arabi e stranieri”, ha detto al Abbar, aggiungendo che dopo la liberazione della base di Qayyarah, il numero dei miliziani dello Stato islamico è diminuito e molti sono scappati verso Raqqa, roccaforte jihadista in Siria.
Secondo fonti consultate dal sito “Iraqi news”, alcuni esponenti dello Stato islamico avrebbero lasciato la città confondendosi tra i civili. “.
Foto: AP, AFP, Reuters, Getty Images, RIA Novosti e US DoD
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