Caso Amri: la Tunisia teme il ritorno dei foreign fighters
AGI/AFP – I servizi segreti di Tunisi temono il ritorno degli oltre 5.000 jihadisti andati a combattere tra le file dei diversi gruppi terroristici islamici in Siria, Irak e Libia perché sono convinti che riuscirebbero a destabilizzare il Paese trasformandolo in uno ‘Stato fallito’ come la Somalia. “Il ritorno dei terroristi dai ricettacoli di rivolta in Tunisia è preoccupante perché potrebbe portare alla “somalizzazione” della Nazione” si legge in una dichiarazione delle forze di sicurezza interne, il controspionaggio.
I ‘foreign fighters’ provenienti dalla Tunisia, il Paese che hanno fornito il maggior numero di combattenti a Isis e alle altre formazioni, “hanno ricevuto addestramento militare e hanno imparato ad usare ogni tipo di armi sofisticate”, prosegue la nota.
L’allarme giunge all’indomani dell’arresto del fratello e di altre due persone vicine al tunisino Anis Amri, il 24enne affiliato ad Isis, autore della strage di lunedì scorso al mercatino di Natale a Berlino in cui ha ucciso 12 persone e ne ha ferite 48 travolgendole con un camion rubato ad un eroico autista polacco che fino alla fine ha tentato di fermarlo, pagando con la vita.
Proprio il caso di Amri dimostra come la paura della Tunisia per il ritorno dei terroristi esportati abbia reso di fatto complice il governo locale: se Tunisi non avesse negato che Amri era un loro cittadino, prima all’Italia per 4 anni e poi alla Germania per oltre un anno, il jihadista sarebbe stato espulso e tornato in Tunisia.
Ad alimentare la paura anche la dichiarazione del presidente tunisino Beji Caid Essebsi che aveva annunciato che la Tunisia non avrebbe mai graziato i connazionali che hanno combattuto per organizzazioni jihadiste. “Molti di loro vogliono tornare e non possiamo impedirlo ma saremo vigili” aveva detto all’inizio del mese.
Dopo uno tsunami di critiche il 15 dicembre aveva aggiunto: “non saremo indulgenti con i terroristi”. Venerdì il ministro dell’Interno Hedi Majdoub ha dichiarato in Parlamento che già 800 tunisini che hanno combattuto all’stero sono tornati nel Paese. Ieri 1.500 persone hanno dimostrato davanti al Parlamento chiedendo di non farli rientrare.
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