Il “divorzio” tra Leonardo e Raytheon compromette il T-100
Il “divorzio” improvviso tra Leonardo e Raytheon che avevano presentato insieme il velivolo T-100 (l’M-346 “americanizzato”) nel ricco Programma T-X (350 aerei previsti) per un nuovo addestratore dell’Usaf che rimpiazzi i decrepiti T-38 Talon rischia di tagliare fuori il velivolo italiano ad appena due mesi dalla gara.
L’accordo raggiunto a febbraio dello scorso anno tra le due aziende sarebbe saltato a causa della “non uniformità di vedute sui costi e sul prezzo, da ciò che ha spiegato l’azienda statunitense” ha spiegato Guido Crosetto, presidente Aiad (Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza) e già sottosegretario alla Difesa nel IV governo Berlusconi.
Raytheon avrebbe giudicato troppo elevato il prezzo del velivolo proposto da Leonardo, prime contractor di un’offerta cui partecipano anche CAE USA e Honeywell Aerospace e forse ritenuto non competitivo con quello che potrebbero offrire gli altri concorrenti, favoriti dalla volontà dell’Amministrazione Trump di privilegiare prodotti totalmente “made in USA” anche se questa tendenza è statra peraltro ben evidente anche in tutte le commesse militari durante l’Amministrazione Obama.
“Raytheon ha mostrato un atteggiamento superficiale e non da grande azienda qual è” ha detto Crosetto all’agenzia Air Press sottolineando l’esigenza di un chiarimento con il governo statunitense e una reazione di quello italiano perché “la motivazione è stata pretestuosa perché i prezzi sono in linea con quelli americani”.
Il prezzo del T-100, “è più alto di quello dei concorrenti, ma l’M-346 costa di più perché è una cosa completamente diversa”, ha spiegato Crosetto. “Il problema non è se è caro, ma cosa può fare rispetto ad altri velivoli che non fanno le stesse cose e che non sono addestratori dello stesso livello per l’F-35”. “Non penso ne esista un altro migliore con le stesse caratteristiche; a dirlo sono gli stessi piloti americani”, ha ribadito.
“Leonardo ha il prodotto migliore in assoluto e quello che piace di più all’Aeronautica statunitense”.
Il “divorzio” è stato ufficializzato da Leonardo con un comunicato
“Nel febbraio 2016 Leonardo e Raytheon hanno manifestato l’intenzione di collaborare per partecipare alla gara T-X dell’U.S. Air Force. Sebbene le Società rimangano convinte circa la bontà dell’offerta basata sul T-100, non è stato possibile raggiungere un accordo” ha dichiarato Filippo Bagnato, Capo della Divisione Velivoli di Leonardo. “Conseguentemente, Leonardo e Raytheon non proseguiranno insieme nella gara T-X”.
Leonardo sta valutando come meglio valorizzare le significative caratteristiche e il grande potenziale del T-100 nel miglior interesse dell’U.S. Air Force.
Crosetto non ha peli sulla lingua nel ricordare la lunga serie di “siluri” statunitensi ai prodotti italiani del settore Difesa e le ricadute promesse ma finora non mantenute all’Italia per l’acquisto degli F-35.
“I contratti saltati per l’elicottero US101 e il programma cargo C-27J finito nel dimenticatoio” avevano fatto sorgere dubbi sulla stabilità del rapporto industriale tra Italia e Stati Uniti. In aggiunta, “per l’F-35 non ci sono stati i trasferimenti tecnologici previsti, mentre latita ancora il trasferimento di lavoro. Inoltre, l’attività presso lo stabilimento di Cameri, che doveva garantire l’unico luogo di MRO&U (manutenzione, riparazione, revisione e aggiornamento) al di fuori degli Stati Uniti, pare sia messa in discussione”.
Eppure, “l’obbligo di trasferimento tecnologico è insito negli accordi, così come la ripartizione del lavoro dall’inizio alla fine, ma pare che non lo stiano facendo e ciò non premia sicuramente le piccole e le grandi aziende italiane”, ha detto Crosetto.
Foto Leonardo e Corriere della Sera
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