Frontex: Ong “complici involontari” dei trafficanti
Fabrice Leggeri, direttore dell’agenzia Ue a salvaguardia delle frontiere comunitarie Frontex, ha accusato le Organizzazioni non governative impegnate nel salvataggio dei migranti a largo delle coste libiche di fare di fatto il gioco dei trafficanti di disperati, trasformandosi, in nome dei loro nobilissimi principi, di fatto in loro complici, assolutamente involontari.
Le loro operazioni di salvataggio “andrebbero rivalutate” ha detto Leggeri al tedesco Die Welt, accusando le Ong anche di non collaborare attivamente con le organizzazioni governative e le agenzie di sicurezza. Leggeri riferisce che il 40% delle missioni di salvataggio nelle acque nordafricane “sono effettuate da ong” che secondo il diritto della navigazione hanno, come tutti, l’obbligo di salvare le persone in difficoltà.
“Ma questo va fatto evitando di sostenere le reti criminali ed i trafficanti (di esseri umani) in Libia attraverso navi europee che si spingono sempre più vicine alle coste libiche” rendendo ancora più facile il lavoro dei criminali. “Questo infatti spinge i trafficanti a obbligare sempre più disperati a salire su barche sempre più insicure, con acqua e carburante insufficienti rispetto agli anni passati” forti del fatto che saranno salvati dalle imbarcazioni delle Ong.
Il 16 dicembre 2016 un rapporto di Frontex puntò l’indice contro le organizzazioni non governative che operano per il recupero dei migranti in mare, parlando di collusione con i trafficanti di uomini. Frontex ha messo a punto due dossier, uno confidenziale e l’altro pubblico, in cui si afferma che ai migranti sarebbero state “date chiare indicazioni prima della partenza sulla rotta da seguire per raggiungere le barche delle organizzazioni non governative”.
Addirittura ci sarebbe stato un caso accertato in cui “le reti criminali hanno adoperato direttamente mezzi navali delle organizzazioni di volontariato per trasportare immigrati”. Accuse che i diretti interessati hanno respinto con forza, anche se Frontex continua rilevando che quanti sono tratti in salvo dalle autorità mentre già si trovano sulle navi delle Ong “non sono disposti a collaborare con gli incaricati dei primi colloqui” se non addirittura “già avvertiti del fatto che non devono cooperare con le autorità italiane o europee.
Il fatto, continuava il rapporto dell’agenzia Ue, è alla base di un fenomeno che da tempo incuriosiva le autorità preposte alle operazioni di soccorso in mare, vale a dire il crollo nel numero degli interventi decisi in seguito al lancio di segnali di aiuto da parte dei barconi.
Contemporaneamente si sarebbe registrata un’impennata nel numero degli interventi dei mezzi delle Ong, le cui navi operano ora molto più vicino di prima alle coste libiche e, addirittura, con le loro luci provvederebbero a dare “segnali di posizione ai migranti”. Al contrario, ribatterono alcune ong, è proprio la maggiore efficienza del loro contributo ad evitare che i migranti si trovino costretti a chiedere aiuto in condizioni disperate.
Foto MSF
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