Alessandro Profumo nuovo ad di Leonardo

E’ Alessandro Profumo il nuovo amministratore delegato di Leonardo indicato dal Tesoro. Il suo nome figura nella lista che il Mef presenterà per il rinnovo del cda in vista dell’assemblea convocata per il 2 e 16 maggio in sede ordinaria e il 2, 3 e 16 maggio in sede straordinaria. Alla presidenza resta Giovanni De Gennaro.

Nella lista indicata dal Tesoro, titolare del 30,20% del capitale di Leonardo, per la nomina del nuovo consiglio di amministrazione, figurano anche Guido Alpa, Luca Bader, Marina Calderone, Marta Dassu’ e Fabrizio Landi.

Il Tesoro, in una nota, ringrazia Mauro Moretti, non confermato alla guida di Leonardo, per il lavoro svolto e i risultati raggiunti. Il Ministero dell’economia e delle finanze, si legge in una nota, “intende esprimere un particolare ringraziamento all’ingegner Mauro Moretti, che ha gestito e realizzato importanti processi di trasformazione di Gruppi industriali di importanza strategica del Paese, quali Ferrovie dello stato e Finmeccanica (oggi Leonardo), con risultati che sono stati apprezzati dal mercato e dagli investitori”.

A pesare sul mancato rinnovo di Moretti è stata la condanna per il disastro ferroviario di Viareggio del 29 giugno 2009, all’epoca in cui Moretti era ad di Ferrovie.

“E’ una sfida importante, un onore poter amministrare una delle maggiori aziende del nostro Paese. Mi metterò a lavorare subito”. Così Alessandro Profumo ha commentato alla ‘Stampa’ la sua nomina alla guida di Leonardo. Nella compagnia “è stato fatto un eccellente lavoro in precedenza, continueremo in questa direzione, accelerando lo sviluppo internazionale”.

Genovese, 60 anni appena compiuti, per Profumo l’arrivo a Leonardo è un po’ un ritorno in trincea dopo i ruoli più ‘defilati’ – sottolinea l’agenzia Ansa – un cpresidente di Equita sim e consigliere Eni – che gli hanno permesso di tirare il fiato dopo l’esperienza in Mps. Dal 2012 al 2015 a Siena ha occupato la poltrona di presidente, ereditata da quel Giuseppe Mussari poi travolto dall’inchiesta sul collasso della banca. Un filone dell’indagine riguarda anche Profumo e l’ex a.d di Rocca Salimbeni, Fabrizio Viola, entrambi in attesa della decisione del gip di Milano sulla richiesta di archiviazione presentata per la seconda volta dalla procura. A Siena, Profumo e Viola hanno provato a mettere una pezza al disastro ereditato dalla vecchia gestione, varando aumenti di capitale da cinque e da tre miliardi. Le operazioni, però, non hanno scongiurato l’intervento dello Stato, chiesto dalla nuova dirigenza a fine 2016 per evitare il fallimento della banca.

“Mi domando se abbiamo fatto bene a salvare Mps – ha confidato Profumo – ma abbiamo evitato una sberla terribile al Paese”. Le ossa Profumo se l’è fatte in Unicredit, che ‘fece’ nascere dal Credito italiano e che guidò dalla metà degli anni Novanta al 2010. Da quella poltrona ha gestito prima l’acquisizione per incorporazione della tedesca Hvb, nel 2005, e poi la fusione con Capitalia, nel 2007, che portò Unicredit nel club dei più grandi gruppi bancari d’Europa.

Qualche anno fa, Profumo ‘rischio” pure di entrare nel governo. Lo raccontò’ l’ex premier Mario Monti: “Cercavo il futuro ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo ma, per colpa dell’omonimia, il centralino di Palazzo Chigi mi passò Alessandro Profumo”. La carriera da statista del Profumo ‘sbagliato’ durò un paio di minuti, “Poi – spiego’ Monti – ci rendemmo conto dello scambio di persona”.

Fonti ANSA e AGI

Foto AGF

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