Libia: al-Sarraj in caduta libera anche sul fronte petrolifero

Abbandonato dalle principali tribù, il premier libico riconosciuto dalla comunità internazionale Fayez al-Sarraj e il suo governo di unità nazionale (GNA) sono in difficoltà anche con la Compagnia petrolifera nazionale (NOC) che tiene i cordoni della borsa degli incassi dall’export di greggio, attualmente unica fonte lecita di valuta della Libia.

Mustafa Sanalla presidente della NOC, ha criticato il GNA per aver deciso di chiudere il ministero del petrolio e aver tagliato la produzione, in quello che ritiene un abuso di giurisdizione ai danni della NOC. Sanalla ha dichiarato che al-Sarraj sta “oltrepassando la sua autorità”, riferendosi al recente provvedimento governativo che assegna al primo ministro (cioè a sè stesso) – e non a Sanalla – la gestione dei contratti, degli investimenti, dei progetti e dell’offerta petrolifera, lasciando al NOC solo un ruolo di esecutore dei piani governativi.

Il capo della NOC ha chiesto ufficialmente di ritirare il provvedimento con cui al-Sarraj ha cercato di incassare direttamente proventi dell’export di greggio che attualmente la compagnia gestisce dai terminal posti sotto il controllo delle truppe di Haftar nella cosiddetta “Mezzaluna petroliera”

Del resto Sanalla è considerato un personaggio super partes, che gode del rispetto di tutte le parti in conflitto e che ha lavorato molto in questi mesi per attrarre nuovamente la fiducia degli investitori internazionali. Il tentativo di esautorarlo non si è rivelato un buon affare per al-Sarraj, ormai sempre più isolato.

Non a caso a sostegno di Sanalla si sono espressi i cinque ambasciatori dei Paesi con seggio permanente al Consiglio di Sicurezza Onu, dichiarando congiuntamente che “l’infrastruttura petrolifera, la produzione e i ricavi da esportazione appartengono al popolo libico e devono rimanere sotto l’amministrazione della NOC. Gli ambasciatori ritengono che l’appropriazione politica della compagnia petrolifera nazionale sia un ostacolo alla pacificazione del Paese.

Di fatto ormai l’uomo su cui conta Roma per stabilizzare la Libia e fermare i flussi di immigrati illegali verso l’Italia non sembra godere più neppure dell’appoggio delle Nazioni Unite che avevano creato il suo governo.

Foto Askanews

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