Per gli Usa abbattere Assad non è più una priorità
Come previsto l’Amministrazione di Donald Trump ha intensificato i raid aerei contro lo Stato Islamico in Siria potenziando la presenza di truppe statunitensi nel nord del Paese ma ha modificato anche l’approccio politico- strategico di Washington nei confronti di quel conflitto e del regime siriano.
Il futuro del presidente siriano Bashar al-Assad “dipenderà’ dal popolo siriano” ha sottolineato ieri il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, durante il briefing quotidiano con il cronisti dopo che l’ambasciatore Usa all’Onu, Nikki Haley, aveva dichiarato che non è più una priorità degli Stati Uniti l’uscita di scena di Assad per risolvere la crisi siriana.
Confermando il rovesciamento della politica perseguita negli ultimi anni dall’Amministrazione Obama, Nikki Haley ha ribadito all’agenzia di stampa AP che ”la nostra priorità non è’ più focalizzata sui modi per mandare via Assad”.
Haley ha affermato di voler lavorare con paesi come la Turchia e la Russia per trovare una soluzione politica di lungo termine in Siria, piuttosto che mantenere l’attenzione sulla sorte del presidente siriano.
Per la responsabile della diplomazia statunitense all’Onu adesso è “prioritario” guardare alla realtà dei fatti e “capire come è meglio agire”, valutare “con chi dobbiamo lavorare” per “fare davvero la differenza” per il bene “del popolo siriano”. E per prima cosa è fondamentale, per gli Usa, allentare l’influenza di Teheran e la presenza militare iraniana in territorio siriano.
Analisti ed esperti sottolineano che la Haley ha solo esplicitato “senza mezzi termini” ciò che, in realtà, da tempo si pensa fra le alte sfere del governo americano. Difatti dall’ultimo anno dell’amministrazione Obama l’urgenza maggiore per Washington è diventata la lotta allo Stato islamico (SI).
Del resto l’intervento militare russo a fine 2015 a sostegno del governo siriano ha, di fatto, reso impraticabile l’ipotesi di cacciare Assad, sostenendo l’opposizione moderata. A conferma del cambio di rotta della Casa Bianca, le dichiarazioni rilasciate ieri dal segretario di Stato americano Rex Tillerson durante la visita ufficiale in Turchia. Il capo della diplomazia Usa ha sottolineato che il futuro di lungo periodo di Assad “sarà deciso dal popolo siriano”.
Di recente il presidente Usa Trump ha riaffermato il desiderio di lavorare a stretto contatto con la Russia, assieme all’Iran alleato del presidente Assad, per cercare una soluzione percorribile che metta fine al conflitto. Gli Stati Uniti ribadiscono infine l’apertura ad altri Paesi, fra cui la Turchia, per raggiungere un accordo di lungo periodo.
Il cambio di rotta dell’amministrazione americana ha sollevato più di una protesta fra i vertici dell’opposizione anti-Assad. Monzer Makhos, portavoce dell’Alto comitato per i negoziati (Hnc), appoggiato dai sauditi, esclude “qualsiasi ruolo” attuale o futuro per il presidente siriano. “L’opposizione non accetterà mai – ha dichiarato il portavoce ribelle – alcun ruolo di Bashar Assad, in nessun momento.
Non ci sono cambiamenti nella nostra di posizione”. Egli definisce “spiacevoli” le parole della Haley all’Onu e conclude affermando che le alte sfere americane stanno inviato “messaggi contraddittori”.
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