Il Cyber Command elevato a Comando unificato da combattimento
Il Cyber Command Usa (US CYBERCOM) è stato elevato a Comando unificato di combattimento (Unified Combatant Command), cioè attribuendogli maggiore autonomia dalla NSA (National Security Agency) e facendone una delle dieci strutture militari che possono effettuare missioni all’estero.
Lo ha deciso il presidente americano Donald Trump, su indicazione del segretario alla Difesa James Mattis. La proposta di passare da comando sotto-unificato ( sub-unified combatant command) a un livello superiore era stata presentata da alcun senatori al Congresso, affinché fosse riconosciuto che “il cyberspazio è di fatto il campo di battaglia del 21esimo secolo”. Di conseguenza è necessario che ci sia un comando che possa rispondere direttamente alle minacce organizzando sia la difesa sia possibili offensive.
Fino a questo momento, invece, la struttura doveva necessariamente appoggiarsi ad altri comandi e Agenzie a seconda del tipo di azione che intendeva effettuare, soprattutto se al di fuori degli Stati Uniti. Inoltre, la struttura era guidata dal direttore della National Security Agency (NSA) che aveva un doppio cappello.
L’idea di “promuovere” il Cyber Command non piaceva alla precedente amministrazione Usa. In particolare non era stata apprezzata quella che veniva definita come un’ingerenza del Congresso nei confronti della gestione del Dipartimento alla Difesa nonostante fossero in crescita le minacce provenienti dal cyberspazio. Tanto che il presidente Barack Obama aveva minacciato di porre il veto alla legge.
A questo proposito, l’allora segretario alla Difesa Ashton Carter aveva ipotizzato una soluzione alternativa: collocare la cyberwarfare nella struttura di comando del Pentagono. Alle sue parole, però, non sono poi seguiti i fatti. Il piano di elevare la struttura, invece, è stato inserito nella legge di finanziamento del comparto Difesa: Il National Defence Authorization Act for Fiscal Year 2017 (NDAA).
Dal Pentagono hanno fatto sapere che la decisione di Trump di elevare lo US Cyber Command allo status di comando di combattimento unificato ha un significato ben preciso. E cioè segnala la crescente importanza delle operazioni nel cyberspazio per la sicurezza nazionale degli Usa. Inoltre, hanno sottolineato che questa scelta non ha nulla a che vedere con i cyber attacchi russi in occasione delle presidenziali del 2016.
Di fatto, però, Trump è riuscito in questo caso a ottenere un doppio risultato. Innanzitutto ha razionalizzato la gestione della cybersecurity difensiva e aggressiva degli Stati Uniti. Inoltre, ha fatto un “dispetto” a Obama. (Difesa&Sicurezza)
Foto: US Cyber Commad e Getty Imsges
Francesco BussolettiVedi tutti gli articoli
Nato a Roma nel 1974, lavora all'agenzia di stampa Il Velino. E' inviato di guerra embedded dal 2003, quando partecipò alla missione Antica Babilonia con l'Esercito Italiano in Iraq. Ha coperto sul campo anche i conflitti in Afghanistan (Enduring Freedom e Isaf) e Libano (Unifil), nonché quelli in Corno d'Africa (Eritrea, Etiopia e Somalia) e le principali attività della Nato al fianco delle forze armate di diversi paesi. E' ufficiale della Riserva Selezionata dell'Esercito, specialista Psy-Ops, e tra il 2012 e il 2013 ha prestato servizio a Herat nell'RPSE. Attualmente si occupa in particolare di cybersecurity.