Gli altoparlanti sudcoreani contro Pyongyang
“Le operazioni psicologiche sono attività condotte in tempo di pace e di guerra, dirette a un uditorio, amico, nemico o neutrale, al fine di influenzarne attitudini e comportamenti che, altrimenti, potrebbero compromettere il raggiungimento di obiettivi politici e militari”.
Gli altoparlanti posti dietro le linee di demarcazione militare di entrambi i confini tra le due Coree sono parte delle Psyops (Psychological Operations) poiché sono utilizzati per diffondere messaggi vocali nell’ambito della propaganda contro i governi e la leadership dei due paesi, tecnicamente ancora in guerra.
Naturalmente, sul lato sud del confine inter-coreano gli altoparlanti sono usati per diffondere notizie di propaganda anti-Pyongyang, ma in questo periodo, durante le Olimpiadi invernali di PyeongChang, secondo quanto riporta l’agenzia sudcoreana, Yonhap, sarebbero stati utilizzati in modo più conciliante, trasmettendo oltre confine notizie riguardanti le Olimpiadi e promuovendo, al tempo stesso, il governo di Seoul.
Di solito gli operatori sudcoreani inviano notizie in slot da due minuti, ma in questo periodo sarebbero stati portati a cinque minuti. Tra le notizie trasmesse ci sarebbero quelle relative all’ingresso congiunto delle due Coree alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi (5 febbraio) e alla squadra femminile di hockey su ghiaccio.
Gli altoparlanti avrebbero diffuso anche notizie riguardanti la visita della compagnia musicale nordcoreana Samjiyeon, guidata da Hyon Song-wol, che si è esibita al Gangneung Art Center (8 febbraio) e al National Theatre of Korea a Seoul (11 febbraio). Sarebbe stato anche riferito dello storico incontro tra il presidente della Corea del Sud Moon Jae-in e l’inviato speciale Kim Yo-jong, sorella del leader nordcoreano Kim Jong-un, e il capo di stato nominale della Corea del Nord, Kim Yong-nam.
Sarebbe stata trasmessa anche la notizia dell’invito a sorpresa di Kim Jong-un per Moon a visitare Pyongyang per un summit, recapitato da Kim Yo-jong. Non sarebbero comunque stati modificati il periodo di attivazione o il volume degli altoparlanti.
Dietro la linea di demarcazione militare nella Corea del Sud, ci sarebbero 30 altoparlanti fissi, 10 vecchi e 20 nuovi. L’ex presidente Roh Moo-hyun li aveva disattivati nel giugno 2004 in base ad un accordo raggiunto dalle due Coree.
Ma nell’agosto 2015 dopo che due guardie di frontiera sudcoreane rimasero ferite da mine antiuomo nell’area di Paju, provincia di Gyeonggi, che secondo Seoul sarebbero state disseminate dal Nord, l’allora presidente Park Geun-hye li aveva riattivati.
Naturalmente sul lato nordcoreano ci sono altoparlanti che hanno lo stesso scopo contro la Corea del Sud. Anche se nel 2016, Pyongyang avrebbe orientato i propri diffusori verso la propria gente, presumibilmente per disturbare il suono dagli altoparlanti della Corea del Sud.
Nel gennaio 2016 gli altoparlanti sul confine tra le due Coree, venivano riattivati dopo una pausa di quattro mesi, con trasmissioni ad intervalli di tempo irregolari per tutto il giorno.
Di solito, le trasmissioni consistono in messaggi di propaganda con aspre critiche al regime di Kim Jong-un e alle violazioni dei diritti umani, così come la narrazione dei successi della Corea del Sud e le canzoni K-pop, a tutto volume, da 11 località lungo la zona demilitarizzata.
I messaggi raggiungerebbero l’interno delle regioni nord-coreane fino a 10 chilometri di giorno e circa 24 di notte. Mentre gli altoparlanti possono sembrare una risposta banale ai vari test nucleari e missilistici, non c’è dubbio che le trasmissioni farebbero infuriare la leadership di Pyongyang, che controlla rigorosamente le informazioni destinate ai nordcoreani e vede la propaganda come un tentativo di minare l’autorità.
Questo sistema di propaganda è considerato un elemento importante della “guerra psicologica” di Seul contro Pyongyang. Il Presidente sudcoreano, Moon, nel suo discorso a Berlino nel luglio 2017, aveva proposto di disattivare i diffusori su entrambi i lati del confine, non ottenendo però risposta da Pyongyang.
Oltre agli altoparlanti a ridosso del confine vengono usati altri strumenti della guerra psicologica. La mattina del 15 aprile 2017, un gruppo di fuggiaschi nordcoreani denominati “Combattenti per la liberazione della Corea del Nord”, aveva inviato, dalla Corea del Sud, centinaia di migliaia di volantini anti-Pyongyang tramite palloni riempiti di gas elio, da una montagna nell’area di Gimpo, a ovest di Seoul.
Avrebbero inviato circa 300.000 volantini accusando il regime nordcoreano di avere avuto un ruolo nell’assassinio del fratellastro del leader, Kim Jong-nam, nel mese di febbraio in Malesia.
Oltre ai volantini, alcuni palloni contenevano anche 2.000 banconote da un dollaro, 1.000 chiavette USB, 1.000 dvd e 500 libretti. Inoltre secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa sudcoreana, Yonhap, i volantini criticavano il regime di Kim Jong-un per i test nucleari e missilistici.
Il gruppo lancia regolarmente grandi palloncini che trasportano volantini anti-Pyongyang in una campagna che mira a diffondere messaggi di dissenso nel paese. Anche la Corea del Nord avrebbe lanciato, lo stesso giorno, più di 100 volantini, naturalmente pro-Pyongyang, che sono stati rinvenuti in diverse località delle province sudcoreane sul confine.
L’uso dei palloni aerostatici con volantini e le trasmissioni di messaggi di propaganda diffusi da enormi altoparlanti fanno parte di una pratica ormai in uso da diversi anni tra le due Coree, in una crescente strategia di guerra psicologica.
La Corea del Sud e la Corea del Nord sono tecnicamente in guerra dalla fine della guerra di Corea del 1950-53, poiché la guerra è terminata solo con un armistizio, senza un trattato di pace.
Pyongyang ha inscenato una serie di provocazioni militari in vista dei Giochi olimpici invernali di quest’anno, apparentemente suscitando inquietudini sulla sicurezza degli atleti e dei visitatori.
La Corea del Nord ha accettato di partecipare alle Olimpiadi il mese scorso dopo tre round di colloqui con Seoul, il primo del genere da più di due anni. Da allora non è stata segnalata alcuna provocazione nordcoreana.
Anche dopo il recente apparente disgelo nelle relazioni inter-coreane, il presidente sudcoreano, Moon ha continuato a ribadire che la penisola coreana dovrebbe essere priva di armi nucleari, mentre il Nord ha chiaramente dimostrato di non volervi rinunciare.
Foto: AP, Yonhap e KCNA
Elvio RotondoVedi tutti gli articoli
Nato a Cassino nel 1961, militare in congedo, laureato in Scienze Organizzative e Gestionali. Si occupa di Country Analysis. Autore del Blog 38esimoparallelo.com, collabora con il Think Tank internazionale “Il Nodo di Gordio”. Alcuni suoi articoli sono stati pubblicati su “Il Giornale.it", “Affari Internazionali”, “Geopolitical Review”, “L’Opinione”, “Geopolitica.info”.