Immigrazione ed esasperazione
Prendete ogni possibile aggettivo negativo per condannare l’episodio di Macerata, aggiungeteci ogni termine di disprezzo per l’autore con l’augurio che venga condannato al massimo della pena. Basta? No, raddoppiate il tutto…Ma poi fermatevi a ragionare non tanto sull’episodio criminale in sé, ma su quello che ci si è costruito sopra.
Ad una settimana dai fatti siamo all’autoflagellazione nazionale, ci sono state migliaia di dichiarazioni, il buonismo trionfa, la sinistra (more solito) si è già spaccata anche solo nel decidere se fare o meno manifestazioni varie di antifascismo, ma senza che si abbia il coraggio di dire che queste (brutte) cose succedono perché per anni si è fatto finta di nulla e soprattutto senza tener conto che – a parte i pazzi – la gente è esasperata sul serio.
Il ritornello è “minimizzare” non l’aggressione – utile in fondo perché fa tanto “Salvini e Meloni istigatori fascisti” e quindi è merce buona per la campagna elettorale – ma minimizzare il malcontento e depotenziare i rischi del fenomeno immigrazione nella sua globalità.
D’altronde non è vero che in Italia ci siano solo 500.000 persone senza documenti in regola perché purtroppo sono molte di più, ma non bisogna dirlo.
Quanti di voi hanno visto o letto dell’incendio che due settimane fa ha bruciato un intero campo profughi in Calabria con almeno 1500 immigrati allo sbando senza più nulla (né controlli), ora finiti chissà dove? Forse che in qella baraccopoli – così come in tante altre – erano presenti la legge o lo Stato?
Non è vero soprattutto – come sostiene Minniti – “Li abbiamo fermati”: solo la scorsa settimana a decine sono morti in mare ed erano tutti pakistani, ovvero “immigrati economici” a nessuno dei quali – in teoria – si sarebbe dovuto concedere asilo.
Leggi assurde che non affrontano i problemi personali: diventa fuorilegge gente che da anni lavora seriamente per integrarsi, ma piene formalmente espulsa (entrando così in clandestinità) mentre migliaia di altri disperati arrivano, si piazzano, delinquono spesso perché non hanno nulla altro da fare per vivere, perché non possono lavorare legalmente e quindi sono oggetto di abusi
Ma alla fine per la legge sono tutti uguali, senza verificare i buoni e i potenziali pericolosi.
Intanto nessuno ammette – per esempio – il progressivo radicamento della mafia nigeriana che dopo la prostituzione sta impadronendosi del mercato degli stupefacenti e della droga, peggio della camorra nostrana.
Mille articoli su Macerata, pensateci, ma quasi nessuno è andato ad approfondire perché la povera Pamela si drogasse proprio lì, e da dove venivano quegli stupefacenti. Un fenomeno che dilaga, ma non si può più proseguire senza affrontare i casi personali e le storie umane che ci stanno dietro.
Il primo passo è che bisognerebbe intanto fermare, filtrare e controllare gli arrivi perché è ridicolo, assurdo, profondamente ingiusto dare spazio a chi arriva senza regole né guerre alle spalle e fermare chi invece vuole arrivare in Italia con i documenti a posto, mentre questure e prefetture sono sommerse dalle pratiche.
I “decreti flussi” – mezzo legale per arrivare in Italia e che andrebbero incentivati – non funzionano e sono una totale presa in giro.
Renzi – che ha avuto la faccia di tolla di sostenere che la colpa è di Berlusconi – se ne lava le mani, ma basta vedere i grafici dei flussi per vedere il moltiplicarsi degli sbarchi in questo suo ultimo quinquennio.
Se il 95% degli immigrati irregolari sono d’altronde immigrati “economici” (termine arido e terribile) allora servono altre regole per gestire flussi che non siano un caos di falsa accoglienza “politica” (e relativo business) mentre la gente si esaspera perché vede, percepisce, comprende di essere esposta ogni giorno a una deformazione della realtà.
Un problema europeo che non sappiamo gestire e alla fine il cerino continua a bruciarci in mano anche perché non si sa dove sia finito il minacciato “pugno duro” su Bruxelles. Un tema “politico” sul quale è palpabile, evidente, conclamato il fallimento della sinistra. Abbiano almeno il coraggio di ammetterlo.
Foto: Marina Militare e Frontex
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