F-16 Barak per le forze aeree croate, la Slovacchia valuta F-16V e Gripen

(aggiornato il 6 aprile alle ore 01.30)

Dopo diversi anni di consultazioni, annunci e smentite, la Croazia ha comunicato ufficialmente di aver raggiunto un accordo con Israele per l’acquisto di 12 F-16C Block 40 Barak al costo di circa 500 milioni di dollari, scartando dunque le proposte greca (F-16 usati, “non aggiornati” ma a prezzo di saldo) e svedese (Saab Jas 39 Gripen nuovi). L’annuncio è stato dato lo scorso 27 marzo dal presidente Kolinda Grabar-Kitarovic (nella foto sotto) e dal Primo Ministro Andrej Plenkovic nel corso di una conferenza stampa in cui i due hanno espresso la propria soddisfazione per la scelta fatta.

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Zagabria dovrebbe ricevere 12 F-16C prodotti nel 1987 e sottoposti negli scorsi anni ad aggiornamenti per prolungarne la vita operativa sino al 2020 nell’ambito del progetto “Barak 2020”.

In aggiunta, Tel Aviv fornirà anche un simulatore di volo che, secondo il quotidiano Jutarnji List, verrà installato presso l’aeroporto Zemunik nei pressi di Zara, che diverrà quindi il centro di addestramento per i piloti del nuovo velivolo. Diversi media, infine, hanno riferito che l’accordo tra i due paesi prevedrebbe anche alcuni ulteriori ambiti di collaborazione, come agricoltura, turismo, ma soprattutto difesa e sicurezza.

In ogni caso, la fornitura degli aerei non sarà immediata, ma dovrebbe iniziare a partire dal 2020, anno in cui, come ha ricordato con un certo orgoglio il Ministro della Difesa Krsticevic, la Croazia rivestirà la presidenza dell’Unione Europea e festeggerà il venticinquennale dell’operazione Oluja/Tempesta che nel 1995 portò alla liberazione della Krajina occupata dai serbi. Se la tabella di marcia sarà rispettata, quindi, Zagabria dovrebbe poter contare sulla sua prima squadriglia di F16 nel il 2022.

Sebbene si tratti di un avvenimento storico per il giovane stato balcanico, non tutti i commentatori hanno apprezzato la scelta dei velivoli israeliani di seconda mano.

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La voce più critica è forse stata quella di Ivan Selak, eroe di guerra e veterano dell’aviazione jugoslava e croata, che, come riporta Dnevnik.hr, ha dichiarato che “gli aerei che arriveranno saranno più vecchi dei piloti”. Nel corso di un’intervista a N1 Zagreb (gruppo CNN) ha anche aggiunto che “questo [aereo] è stato prodotto alla fine degli anni ’80. C’è un’enorme differenza tra esso e i moderni aerei. È [infatti] cambiata la tattica della guerra aerea. Il velivolo che compriamo dagli israeliani è stato a suo tempo usato in modo completamente diverso rispetto all’uso che ne dobbiamo fare noi.”

Ancor più interessante, forse, è invece la considerazione che l’ex pilota fa sull’intero affare.

“E assurdo che compriamo un aereo americano dagli israeliani. Gli USA sono il nostro principale partner militare, perché quindi non possiamo chiedere a loro di offrirci un aereo di 10-15 anni con equipaggiamento americano? Ci servono veramente 12 aerei più vecchi di 30 anni? Non mi è chiara questa fretta. In due mesi abbiamo deciso qualcosa per cui non ci siamo decisi in vent’anni. Bisognerebbe rimanere coi piedi per terra, Annibale non è alle porte…”

In termini simili si sono espressi anche i principali siti di tematiche militari, anche se va detto che alcuni di questi sono stati o sono tutt’ora direttamente sponsorizzati da Saab.

Defender.hr, ad esempio, ha pubblicato un lungo e durissimo articolo di “fact-checking” per smentire le dichiarazioni rilasciate dal team di esperti del Ministero della Difesa che ha espresso il parere favorevole all’acquisto dei Barak, considerando sostanzialmente sbagliata sotto ogni punto di vista la scelta dei vertici del Paese.

Diversamente, Obris.org non ha postato articoli di commento alla decisione, ma il suo direttore, Igor Tabak, ha espresso il proprio punto di vista nel corso di un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa Hina e ripresa da diversi quotidiani locali. Secondo lui, vi sono alcuni problemi di non poco conto, tra cui la decisione di ammettere alla gara pubblica sia velivoli nuovi che usati, come se fossero la stessa cosa. Oltre a ciò, l’esperto ha criticato anche la mancanza di chiarezza sui criteri di valutazione delle diverse offerte, nonché sulla loro stessa natura (età reale degli aerei offerti, numero di ore di volo, stato di conservazione, etc.).

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Paradossalmente, per poter avere una valutazione più equilibrata e meno “livorosa” sulla questione, è necessario fare riferimento alla stampa di settore della confinante Serbia. Il sito Tangosix, ad esempio, ha dedicato ampio spazio alla vicenda, cercando di evidenziare i pro e i contro della decisione. Secondo il portale, la scelta sugli F16 israeliani è prevalentemente positiva in quanto frutto di un processo relativamente aperto e trasparente. Il sito, inoltre, ha sottolineato come la Croazia non abbia speso troppo (il Ministro della Difesa aveva sottolineato la necessità di “lasciare dei soldi per scuole e ospedali”) ma si sia comunque dotata di uno strumento aereo discretamente moderno e potenzialmente in grado di permetterle di partecipare a missioni all’estero e di controllare il proprio spazio aereo. Infine, sempre stando al media serbo, l’anzianità degli aerei non sarebbe in contrasto con quanto richiesto da Zagabria, in quanto quest’ultima non aveva imposto limiti di “età”, ma semplicemente preteso che venissero garantite 100 ore di servizio all’anno.

Alla luce di quanto sopra, è possibile fare alcune considerazioni. La prima è che, sebbene caro, l’acquisto degli F-16 è stato “necessario”. La Croazia, infatti, ha la concreta necessità di garantire la sopravvivenza della propria aeronautica, sempre più impossibilitata ad addestrarsi e a volare a causa del pessimo stato di servizio dei Mig-21 attualmente in dotazione (nella foto sotto).

Posta l’ovvia impossibilità di restare sulla piattaforma Mig in quanto Stato membro della Nato, Zagabria non ha avuto altra scelta che orientarsi verso gli F-16, sia perché largamente diffusi sia perché caldeggiati dagli USA, sia perché ampiamente disponibili anche sul mercato dell’usato.

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Come scritto da alcune testate “l’upgrade” rappresenta certamente anche una risposta al recente acquisto dei Mig-29 da parte della Serbia, ma non la ragione ultima dell’operazione. Sebbene sia particolarmente di “moda” ricondurre qualsiasi dinamica alla contrapposizione fra NATO e Russia, infatti, gli attori locali rispondono anche ad esigenze di politica interna ed estera nazionale.

In conclusione, è possibile affermare che la Croazia abbia acquistato l’unica piattaforma corrispondente alle sue necessità e budget. Resta tuttavia da capire sia lo stato in cui verranno consegnati gli F-16, sia se Zagabria avrà le risorse finanziarie e tecniche per garantire l’operatività dei velivoli per i prossimi anni, magari in attesa di sostituirli con qualche donazione/vendita agevolata da parte degli USA. Infine non è ancora chiaro se la spesa sostenuta permetterà al paese di procedere anche alla modernizzazione delle forze di terra, che costituiscono il nerbo del suo strumento militare nonché il principale settore con cui contribuisce alle capacità dell’Alleanza Atlantica.

Israele del resto sta attuando una forte campagna tesa a vendere i suoi velivoli da combattimento radiati dal servizio, anche più vecchi dei Barak, come i Kfir Block 60 che avrebbe dovuto acquistare l’Argentina ma che sono stati invece offerti a un Paese africano.

Da Bratislava è invece la notizia che le forze aeree sklovacche starebbero valutando l’ipotesi di acquistare degli F-16 dagli USA o dei Gripen dalla Svezia per sostituire i 12 Mig-29 attualmente in servizio e per i quali è in essere un contratto di manutenzione con la Russia valido sino al 2019.

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L’interesse della Slovacchia per dei velivoli di ultima generazione è diventato di dominio globale lo scorso 4 aprile dopo che il Dipartimento di Stato ha rilasciato un comunicato stampa in cui confermava la disponibilità di Washington di offrire un pacchetto da 2,91 miliardi di dollari.

Quest’ultimo dovrebbe comprendere 14 F-16 Block 70/72 V, 16 motori F -16 F110 General Electric o, in alternativa, F 100 Pratt & Whitney, oltre ad una moltitudine di armamenti ed elettronica pensati per il caccia multiruolo.  Viceversa, non sono ancora note le caratteristiche dell’offerta svedese, ma, come sottolinea la Reuters, la scelta dei Gripen potrebbe permettere a Bratislava e Praga di incrementare ulteriormente la collaborazione bilaterale e razionalizzare le spese in tema di difesa aerea, in quanto la Repubblica Ceca è già in possesso di 14 velivoli svedesi.

Foto: Eneregypress, IDF, Aeronautica Croata e Saab

 

Triestino, analista indipendente e opinionista per diverse testate giornalistiche sulle tematiche balcaniche e dell'Europa Orientale, si è laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche all'Università di Trieste - Polo di Gorizia. Ha recentemente pubblicato per Aracne il volume “Aleksandar Rankovic e la Jugoslavia socialista”.

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