Yemen: a Hodeida la Coalizione araba tenta di sbloccare la guerra
Continuano in Yemen i combattimenti intorno alla città portuale di Hodeida, con le forze governative e soprattutto le forze arabe alleate che hanno affermato il 16 giugno di avere strappato l’aeroporto internazionale, a sud della città, ai ribelli sciiti Houthi. All’alba le truppe fedeli al presidente Abd Rabbo Mansur Hadi, appoggiate dalla Coalizione araba a guida saudita, hanno affermato di avere preso il controllo dell’aeroporto, e che gli artificieri erano al lavoro per ripulirlo dalle mine. Ma successivamente altre fonti governative hanno reso noto che i combattimenti sono proseguiti all’entrata dello scalo, situato a sud della città.
Solo ieri le forze filogovernative yemenite hanno annunciato di aver preso il “controllo totale” dello scalo. “L’aeroporto è stato completamente ripulito” dalla presenza dei ribelli “ed è completamente sotto controllo”, ha detto il generale di brigata emiratino Adul Salaam Al Shehi, comandante delle forze della coalizione in quel settore. In dichiarazioni rilanciate dall”agenzia di stampa ufficiale emiratina Wam, Al Shehi ha parlato anche di “pesanti perdite” tra gli Houthi.
Attraverso il porto di Hodeidah, sul Mar Rosso, passa circa l’80 per cento degli aiuti umanitari destinati alla popolazione yemenita, di cui i due terzi, circa 22 milioni di persone, hanno bisogno di assistenza alimentare e sanitaria.
La Coalizione a guida saudita accusa gli Houthi di usare lo scalo anche per importare armi e munizioni inviate dall’Iran. All’offensiva scatenata una settimana or sono partecipano anche 2mila militari degli Emirati Arabi Uniti (EAU) sbarcati il 13 giugno nei pressi della città con un’operazione anfibia che ha preso il via nella base emiratina ad Assab, sulla costa eritrea del Mar Rosso (nella foto sopra).
L’operazione è appoggiata da artiglieria, mezzi corazzati e blindati oltre che da alcuni dei 30 elicotteri da attacco AH-64D/E Apache in servizio con la 100a brigata da assalto aereo dell’esercito emiratino di base ad al-Dhafra ma nello Yemen rischierata ad Aden.
Denominata “Vittoria Dorata”, l’offensiva è scattata dopo il rifiuto delle milizie Houthi di ritirarsi da Hodeida e rappresenta l’estremo tentativo della Coalizione araba di chiudere l’estenuante conflitto che sta comportando costi finanziari e in termini di sangue sempre più insostenibili tra le monarchie sunnite del Golfo che, non a caso, hanno arruolato milizie sudanesi per ridurre le perdite tra le proprie fila.
“La liberazione del porto di Hodeida rappresenta un punto di svolta nella nostra lotta per sottrarre lo Yemen alle milizie che l’hanno dirottato per servire le agende straniere”, ha affermato il governo yemenita. Secondo l’esecutivo con sede ad Aden, la liberazione del porto rappresenta “l’inizio della caduta” degli Houthi e “garantirà la navigazione marittima nello stretto di Bab al-Mandeb” impedendo all”Iran fornire armi ai ribelli sciiti.
Manovra a tenaglia
L’offensiva è incentrata su un’azione a tenaglia che però procede molto a rilento. Gli emiratini sono sbarcati a ovest della città con l”obiettivo di conquistare lo scalo portuale, da sud l’esercito governativo appoggiato da forze degli EAU ha preso l’aeroporto che diventerà il trampolino logistico per l’offensiva sulla città.
Un altro contingente governativo è dislocato a est di Hodeida per impedire ai ribelli sciiti di ricevere rifornimenti dalle aree dell’interno sotto il loro controllo.
L’offensiva per conquistare Hodeida è finanziata e guidata dagli Emirati che ritengono i proventi intascati dagli Houthi con la gestione del porto sul Mar Rosso pari a 40 milioni di dollari mensili, denaro con cui verrebbe finanziata la guerra dei ribelli sciti.
L’Arabia Saudita fornisce gran parte dell’appoggio aereo all’operazione ”Vittoria Dorata”. Secondo fonti militari, circa 140 soldati e miliziani della Coalizione sono rimasti uccisi nei primi tre giorni di combattimenti dopo lo sbarco, il doppio al 18 giugno, quinto giorno dell’operazione.
La quasi totalità delle vittime tra gli attaccanti sarebbe dovuta a mine e ordigni esplosivi improvvisati sparsi in una vasta area intorno alla città e nell’area dell’aeroporto dai miliziani che, nel campo degli IED utilizzerebbero le stesse tecniche e tattiche degli Hezbollah libanesi.
Un dettaglio reso noto dal Conflict Armament Research Center (che ha realizzato uno studio sul trasferimento di armi e tecnologia iraniane ai ribeklli Houthi) e che potrebbe confermare la presenza di consiglieri militari dei pasdaran iraniani e degli hezbollah libanesi a fianco degli Houthi.
I raid della Coalizione prendono di mira le difese degli Houthi dentro e fuori la città, mentre il Pentagono ha confermato che una nave militare degli Emirati Arabi Uniti è stata colpita mentre tentava di appoggiare le operazioni: da Abu Dhabi il 14 giugno è giunta solo la conferma che quattro sui soldati erano stati uccisi negli scontri.
Gli Houthi, che negli ultimi anni hanno più volte lanciato missili balistici sull’Arabia Saudita, compresa la capitale Riad, avevano annunciato di essere riusciti a colpire con due razzi una delle navi della Coalizione.
Anche i francesi?
La battaglia e soprattutto l’operazione anfibia, avrebbero goduto del supporto di consiglieri militari e forze speciali francesi che affiancherebbero la Coalizione araba. Lo ha reso noto il quotidiano francese “Le Figaro” che cita fonti militari che hanno chiesto di mantenere l”anonimato: i reparti francesi sarebbero impiegati in attività di sminamento durante l’avanzata verso Hodeida.
In un comunicato diffuso il 15 giugno, il Ministero della Difesa francese aveva negato la partecipazione di reparti francesi all”offensiva su Hodeida.
Nella nota si legge che “a oggi, non vi è alcuna azione militare francese nella regione di Hodeida e la Francia non è parte della coalizione operante su questo teatro”.
Tuttavia, il comunicato del ministero della Difesa francese prosegue: “Al momento, sono allo studio interventi di sminamento nel porto di Hodeida dopo la conclusione delle operazioni militari”. Le attività di sminamento, ha aggiunto la Difesa francese, hanno lo scopo di “facilitare la distribuzione in sicurezza degli aiuti umanitari alla popolazione” di Hodeida.
Secondo la CNN gli Emirati arabi uniti hanno chiesto sostegno militare a Stati Uniti e Francia nell’offensiva in corso in Yemen per strappare ai ribelli sciiti Houthi il porto di Hodeida.
Un alto funzionario degli Emirati ha precisato che gli Stati Uniti hanno respinto la richiesta di sostegno di intelligence, sorveglianza e ricognizione, così come quella dell’uso di una nave cacciamine per bonificare le acque nei pressi di Hodeida. La stessa fonte ha detto che la coalizione araba a guida saudita sta ora aspettando una risposta dalla Francia per una cacciamine che apra la strada alla conquista del porto.
Del resto Parigi è molto vicina da tanti anni, specie sul piano militare sia ai sauditi che agli emiratini mentre gli statunitensi, durante l’amministrazione Obama, hanno offerto alla Coalizione supporto alle operazioni sotto forma di informazioni d’intelligence, rilevamenti satellitari, aerei da rifornimento in volo e armi d’aereo.
Inoltre, un’inchiesta dell’Associated Press (AP) basata sulle testimonianze di sette vittime di abusi, un ufficiale degli Emirati che ha disertato e ha lasciato il paese e altri testimoni, riferisce di una pratica sistematica di atroci torture commesse da almeno due anni in almeno cinque carceri segrete dello Yemen da personale militare e dell’intelligence emiratini.
La maggior parte dei prigionieri sarebbero stati arrestati col sospetto di appartenere ad al-Qaeda (le cui milizie sono attive nell’est dello Yemen) e rimangono a lungo senza accuse e processi. Gli Stati uniti avevano confermato l’anno scorso di aver interrogato alcuni prigionieri detenuti in queste carceri segrete in Yemen, ma il Pentagono ha detto di non essere a conoscenza di abusi.
Prospettive
La sera del 15 giugno il capo dei ribelli pro-iraniani, Abdel Malek al-Houthi, ha lanciato un appello ai suoi combattenti a far fronte all’offensiva contro Hodeida ma sembra evidente che le milizie scite non abbiano interesse ad esporsi nell’affrontare il nemico in campo aperto puntando invece a ritardarne l’avanzata con cecchini e ordigni esplosivi per poi barricarsi in città e combattere casa per casa dove la superiorità aerea e in artiglierie della Coalizione araba avrà maggiori difficoltà a venire impiegata senza mettere a rischio la vita dei 250 mila abitanti rimasti secondo le stime dell’Onu in città.
Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Bahram Ghassemi, ha condannato con forza gli attacchi della coalizione a guida saudita contro di Hodeida sottolineando che la soluzione della crisi nel Paese non passa attraverso la via militare.
Continuano anche i tentativi degli Houthi di colpire con missili balistici il territorio saudita. Il 14 giugno le forze di difesa aerea saudite hanno affermato di aver intercettato un missile lanciato dai ribelli “dalle forze Houthi alleate dell’Iran dalla città yemenita di Saada”.
Il 18 un altro missile balistico diretto contro la città di Jizan, nel sud dell’Arabia Saudita, è caduto in un’area remota provocando il ferimento in modo leggero di un cittadino pachistano immigrato.
Il giorno dopo ancora un missile, secondo quanto riporta l’agenzia Saudi Press, ha colpito Khamis Mushait senza causare vittime ma secondo i ribelli Houthi l’obiettivo era un sito della società petrolifera Aramco vicino alla città di Abha.
Secondo fonti vicine agli Houthi interpellate dall”emittente televisiva panaraba al-Arabiya, gli insorti starebbero discutendo il piano presentato loro dall”inviato speciale dell”Onu per lo Yemen, Martin Griffiths.
L’inviato ha proposto agli Houthi di cedere il controllo di Hodeida alle Nazioni Unite per porre fine ai combattimenti. Secondo le fonti citate nei giorni scorsi da al-Arabiya, i comandanti dei ribelli sciiti hanno discusso se accettare il piano di Griffiths o continuare i combattimenti.
Molti ritengono che “la perdita di al Hodeida segnerebbe la fine degli insorti” e ieri i ribelli hanno affermato la loro determinazione a difendere Hodeida malgrado i combattimenti si svolgono ormai sull’arteria principale che conduce dal porto dopo che le milizie Houthi hanno ripiegato verso i quartieri meridionali e occidentali.
“Intendiamo fronteggiare tutte le incursioni sul terreno. La nostra determinazione non è mai intaccata”, ha sottolineato Abdel Malek al Houthi sollecitando l’invio di rinforzi da Sana’a mentre voci non confermate riferiscono di imboscate e contrattacchi attuaticon successo dagli Houthi nei confronti di alcune colonne di truppe governative e dei loro alleati.
La caduta di Hodeida “è solo questione di tempo” sostengono fonti degli Emirati Arabi Uniti. Anwar Gargash, il ministro degli Affari esteri di Abu Dhabi, in conferenza stampa ha detto: “Siamo ad un punto di svolta, perchè finchè gli Houthi controllano Hodeida continueranno ad ostacolare il processo politico”. Tuttavia, la riconquista avverrà “in modo graduale”, data la “fragile condizione umanitaria” vissuta dagli abitanti di Hodeida.
La caduta della città, difesa secondo fonti israeliane da 2mila miliziani opposti a 25mila uomini delle forze governative e della Coalizione, isolerebbe di fatto i ribelli consentendo alla Coalizione di avanzare verso Sana’a, la capitale dello Yemen sotto il loro controllo dall”inizio del 2015 dove i leader dei ribelli presenti a Hodeida avrebbero già trasferito le proprie famiglie.
Foto: Stephane Deners, AFP, al-Arabiya, AP, Global News, Yemen Press e Maritime Security Review
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