Verso il rafforzamento delle capacità di ricerca e soccorso (SAR) libiche
Un cambiamento epocale sembra stia avvenendo nella gestione del SAR mediterraneo sinora condotto autonomamente dalla nostra Guardia costiera anche al di fuori della zona di propria stretta responsabilità stabilita dal DPR 662-1994.
Il Centro marittimo di soccorso di Roma (IMRCC) ha infatti delegato all’ Autorità marittima libica lo svolgimento delle funzioni che le competono nella zona SAR nazionale, con questo avviso “…ai sensi della Convenzione Solas…i comandanti di nave che si trovano in mare nella zona antistante la Libia, dovranno rivolgersi al Centro di Tripoli ed alla Guardia costiera libica per richiedere soccorso”.
La Libia assumerebbe finalmente il controllo della sua zona SAR, sinora esercitato in forma limitata, relativamente alla gestione di specifici eventi SAR con il supporto tecnico della Marina Militare Italiana.
Una serie di circostanze fa presumere che la notizia riportata dal Messaggero sia fondata.
Anzitutto, la svolta politica seguente alle nostre recenti elezioni evidenzia una decisa tendenza verso la riduzione dell’impegno SAR sinora esercitato dall’Italia in modo unilaterale. Com’è noto, dai tempi dell’Operazione Mare Nostrum del 2013, noi coordiniamo le operazioni SAR in tutto il Mediterraneo centrale senza alcuna condivisione di responsabilità con i partner europei, nonostante l’ auspicata “Regionalizzazione del SAR” che si sarebbe dovuta realizzare con l’Operazione Frontex-Themis
Poi, il Capo del “ Libyan-Italian Committee for Combating Migration and Smuggling, Brigadier-General”, Brigadiere Generale Abdullah Toumia ha messo in guardia l’Ue dagli effetti negativi del procrastinare gli impegni assunti con la Libia dopo i vertici Ue dello scorso anno, nel campo del capacity-building marittimo.
Un’eco di questi ritardi dell’Ue nel costruire un’effettiva capacità libica nel SAR si colgono anche in un’interrogazione presentata al Parlamento europeo.
In sostanza, ci sarebbero stati dubbi sulla legittimità della dichiarazione libica di una propria zona SAR coincidente con la sovrastante FIR (prima divulgata nel luglio 2017 e poi emendata nel dicembre dello stesso anno) forse per l’imperfetto funzionamento della Centrale di soccorso di Tripoli.
Dubbi, che avrebbero indotto le ONG a sfidare la sovranità libica cercando di sostituirsi – sotto il coordinamento della nostra Centrale operativa – alla Guardia costiera di Tripoli nei salvataggi.
Infine, l’UNHCR ha ufficialmente ammesso di cooperare con le Autorità di Tripoli “al momento dello sbarco delle persone salvate per fornire cibo, acqua, beni di soccorso e assistenza medica ed affinché sia assicurato l’accesso all’asilo ai richiedenti di tutte le nazionalità e che alternative alla detenzione siano rese disponibili per i rifugiati soccorsi o intercettati in mare dalla Guardia Costiera Libica”.
Con ciò, confermando che si va verso la creazione di “hot spot sicuri” in territorio libico che garantiscano sia il rispetto dei diritti umani di tutti i migranti che la titolarità dei diritti degli aventi titolo a protezione internazionale.
Dunque, starebbe per finire l’anomalia del coordinamento SAR effettuato dall’IMRCC di Roma fin sotto le coste libiche (sulla base del principio che chi riceve la prima chiamata di soccorso deve coordinare tutte le attività sino allo sbarco dei migranti a meno che intervenga un altro Centro SAR) che tanti problemi ha causato e continua a causare nei rapporti con Malta e gli altri Stati.
Enormi sono i meriti acquisiti dalla nostra Guardia Costiera in quasi trent’anni di soccorsi ai migranti.
Essa è realmente la prima in Mediterraneo (non dimentichiamo che Spagna e Francia non hanno una vera e propria Guardia costiera) per capacità e disponibilità di mezzi potendo disporre, oltre che dei propri assetti, di quelli della Marina Militare e della Guardia di Finanza chiamati ad operare caso per caso in ruolo ancillare.
Ma anche delle navi mercantili e delle imbarcazioni delle ONG come continua a vedersi in questi giorni di tumultuosa emergenza. Giunti a questo punto, le nostre ambizioni di essere il principale attore marittimo devono però rivolgersi verso la realizzazione di un’ordinata governance dei soccorsi nel Mediterraneo e, soprattutto, verso un convinto sostegno alla nuova Libia da condividere con l’Ue e le organizzazioni internazionali che tutelano rifugiati e migranti.
Foto: AFP, Ansa, UNHCR e CNN
Fabio CaffioVedi tutti gli articoli
E' Ufficiale della Marina Militare in congedo, esperto di diritto internazionale marittimo. Membro del CeSMar, è autore di vari scritti in materia, tra cui "Glossario del Diritto del Mare" (Rivista Marittima, V ed., 2020) disponibile in http://www.marina.difesa.it/media-cultura/.