Seul ridurrà le forze sul 38° Parallelo, Tokyo rivaluta i costi dell’Aegis Ashore
Il ministero della Difesa della Corea del Sud ha annunciato il 24 luglio l’intenzione di ritirare personale ed equipaggiamenti dagli avamposti situati all”interno della cosiddetta Zona Demilitarizzata (DMZ) lungo il 38° Parallelo, che segna il confine di fatto tra le due Coree dal cessate il fuoco del 1953.
Il ministero della Difesa ha annunciato al Parlamento una pianificazione che prevede il ritiro delle forze “su base trilaterale”, cioè in concomitanza con tagli alle truppe schierate nella DMZ anche da parte di Corea del Nord e Stati Uniti.
“Il ministero punta a ridurre il personale presso i posti di guardia, rimodulare il numero dei sistemi d’artiglieria e riprendere il libero scambio delle persone” recita il documento trasmesso alla commissione Difesa del Parlamento
Il piano è legato ai progressivi e positivi sviluppi nella distensione dei rapporti tra Pyongyang con Seul e Washington che hanno fatto seguito il summit di Singapore tra Donald Trump e Kim Jong-un.
Il presidente sudcoreano Moon Jae-in, ha commentato con toni entusiastici l”esito del summit del 12 giugno “Mi complimento con il leader nordcoreano Kim Jong-un e con il presidente Usa Donald Trump per la loro decisione di scegliere il cambiamento, anzichè rassegnarsi alla vecchia realtà”.
Moon, che ha incontrato il leader nordcoreano due volte negli ultimi mesi, ha definito l’esito del summit, con la firma di un documento congiunto da parte di Trump e Kim, “un trionfo”, ed ha aggiunto che la Corea del Sud è pronta a lavorare con il Nord per scrivere “una nuova storia di pace e cooperazione nella Penisola coreana”.
Le prospettive di pace nella Penisola Coreana influenzano anche il dibattito politico in Giappone, finora rimasto molto scettico circa la distensione con la Corea del Nord ma che ora sembra volere credere nel disarmo atomico e balistico del regime di Kim. Lo conferma indirettamente il dibattito circa l’acquisizione negli Usa del sistema di difesa balistica integrata Aegis Ashore, di cui Tokyo dovrebbe dotarsi per garantire la difesa terrestre del territorio nazionale da attacchi con missili balistici intercontinentali e da crociera.
Ritenuta una priorità fino a pochi mesi or sono, ora la commessa viene messa in discussione e lo stesso ministero della Difesa ha formulato nuove stime in merito ai costi degli Aegis Ashore, saliti a circa 400 miliardi di yen (3,6 miliardi di dollari), circa il doppio rispetto a quanto inizialmente preventivato da Tokyo.
Includendo il costo per l”acquisto dei missili intercettori e altri costi accessori, la stima complessiva lievita ulteriormente a circa 600 miliardi di yen (5,4 miliardi di dollari). Al di là dei costi, il dibattito politico verte anche sull’opportunità di acquistare il nuovo sistema di difesa antimissile (che dovrebbe diventare operativo nel 2023) alla luce del processo di pace in atto nella Penisola Coreana.
D’altra parte sulla decisione di Tokyo pesano anche le pretese di Donald Trump che ha sollecitato il Giappone ad acquistare più sistemi d”arma dagli Usa per contribuire ad equilibrare la bilancia commerciale tra i due paesi. I primi fondi per l’acquisto dell’Aegis Ahore dovrebbero essere stanziati a partire dal prossimo bilancio della Difesa che verrà presentato dal governo in agosto.
(con fonte Agenzia Nova)
Foto AFP, Getty Images e Lockheed Martin
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