La propaganda a sostegno delle Forze Armate in Russia
di Nicola Cristadoro e Marco Deon*
Da sempre la propaganda, in qualunque ambito venga posta in atto, ha un duplice scopo: contribuire ad unire o dividere i gruppi-obiettivo cui è rivolta. Non è un caso che uno dei concetti alla base delle Operazioni Informative (InfoOps) in ambito militare, mutuato dalla terminologia anglosassone, sia la distinzione tra operazioni “coesive” e operazioni “divisive”.
In questo articolo vogliamo porre l’attenzione sulla “propaganda 2.0” mirata al conseguimento ed al mantenimento del consenso, dunque della tipologia eminentemente “coesiva”, attuata dall’establishment russo nel disegno politico di Vladimir Putin.
In patria il Presidente Putin è molto amato: non mancano i detrattori, ma gran parte della popolazione lo considera “l’uomo che non ne sbaglia una”, soprattutto a seguito dell’annessione della Crimea.
Proprio quest’ultimo episodio rappresenta un esempio paradigmatico dell’applicazione della nuova dottrina militare russa, nota come “Dottrina Gerasimov”, dal nome dell’attuale Capo di Stato Maggiore della Difesa. È necessario, dunque, tenere presente che il progetto politico putiniano non può prescindere dalla dimensione militare e, in tale quadro, costituisce un unicum con la “Dottrina Gerasimov”.
Valery Gerasimov non è semplicemente il militare di rango più elevato delle Forze Armate russe, bensì può essere considerato un filosofo dell’arte militare, il teoreta del nuovo pensiero operativo russo, assertore del ruolo imprescindibile delle InfoOps nella condotta delle campagne militari.
Il binomio PutinGerasimov, dunque, consente di comprendere quanto la compagine militare permei la società russa degli anni 2000 e come un’oculata e capillare attività di propaganda diventi uno strumento fondamentale per giustificare la propria condotta in politica e rafforzare il consenso interno, alla luce delle operazioni antiterrorismo nel Caucaso, della guerra “ibrida” in Ucraina, della repressione delle forze anti-governative, sovente attuata con un uso della forza eccessivo.
Il “senso” del passato per comprendere il presente
La Russia monolitica ed omogenea è uno stereotipo. In realtà, questo Paese somiglia ad un mosaico.
E’ un sistema caratterizzato dalla convivenza di una grande varietà di etnie, religioni e culture, fonte di arricchimento e allo stesso tempo vivaio di forze centrifughe il cui collante è lo stesso da secoli: l’orgoglio nazionale.
La Russia è un’architettura che ha per base la propria secolare storia di “impero continentale” e per pilastro la necessità di affrancarsi dagli sguardi accusatori, specie da parte dell’Occidente, e dalle inferenze esterne.
È per questo motivo che canzoni, film e giochi sono come semi che cadono su un terreno fertile pronto a riceverli e a farli germogliare. Nell’entusiasmo che oggi anima la società civile russa nel partecipare alla rivisitazione di vecchie e
nuove glorie si riflette un’identità nazionale che pochi altri Paesi possono vantare.
La parentesi critica degli anni ’90 aveva messo il popolo russo in ginocchio. La disperazione e la miseria risultanti dal disfacimento dell’Unione Sovietica avevano aperto la strada all’idea che tutto ciò che apparteneva al passato fosse sbagliato, e che il giusto fosse insito in un futuro rispondente al nome di “occidente”.
Il punto di svolta arrivò quando, a partire dai primi anni 2000, alla ripresa economica si affiancò una rivalutazione del passato prima zarista e poi sovietico del Paese in una prospettiva più olistica.
Il nuovo impulso dato al festeggiamento del 9 maggio, giorno della vittoria della Seconda Guerra Mondiale, ha perfino visto in occasione del suo sessantesimo anniversario nel 2005 la riscoperta del simbolo del “nastro di San Giorgio” (Георгиевская лента)2, usato nell’epoca zarista per reggere l’ordine intitolato allo stesso Santo e – a partire dal periodo della Grande Guerra Patriottica, nome dato dai russi alla Seconda Guerra Mondiale – per l’equivalente “ordine della gloria”.
Questo è un esempio dell’espressione di un orgoglio rimasto invariato, nonostante le trasformazioni formali che hanno investito il Paese nel secolo scorso.
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Foto: Sputnik, Cremlino e AP
*Il Ten. Col. Nicola Cristadoro è un Ufficiale dei Bersaglieri. Per molti anni ha lavorato nel settore dell’Intelligence e Sicurezza, approfondendo studi in materia di terrorismo e, in ambito più strettamente militare, focalizzando il proprio lavoro sulla dottrina e sull’organizzazione delle Forze Armate Russe. E’ esperto, inoltre, in materia di Information Operations e PsyOps. Ha pubblicato diversi articoli sulla “Rassegna dell’Esercito” (periodico allegato alla “Rivista Militare”), su Rivista Italiana Difesa (RID) e su Analisi Difesa ed è autore di diversi libri tra cui “Spetsnaz e corpi paramilitari dei servizi di sicurezza russi. Il contro-terrorismo sui campi di battaglia”, Il Maglio Edizioni – 2018. (Prefazione a cura del Gen. C.A. (aus.) Marco Bertolini)
Il Cap. Marco Deon è un Ufficiale degli Alpini che dal 2008 presta servizio in Reparti dell’area operativa e dell’area formativa dell’Esercito. Per molti anni si è interessato alla Russia studiandone la lingua e la cultura, frequentando appositi corsi di formazione ed effettuando numerosi viaggi nell’area. Questo gli ha permesso di accostarsi in modo approfondito alla realtà storico culturale di questo Paese e di avere uno sguardo più consapevole sulla Russia di oggi.
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