Basco grigioverde per il Col Moschin ai 40 anni dell’UN.I.S.

L’ANIE – Associazione Nazionale Incursori dell’Esercito – ha commemorato ufficialmente, con il patrocinio dell’Esercito Italiano, il 40° anniversario della costituzione dell’Unità di Intervento Speciale del 9° Reggimento (allora Battaglione) d’Assalto “Col Moschin”.

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L’evento, fortemente voluto dal Presidente Nazionale dell’Associazione, colonnello incursore Angelo Passafiume, ha voluto rendere onore a quanti, quarant’anni fa, dopo il rapimento dell’onorevole Aldo Moro ad opera delle Brigate Rosse, seppero costituire in tempi brevi un’unità in grado di assolvere specifici compiti di sicurezza, protezione e liberazione di ostaggi.

Le autorità politiche nazionali, in accordo con il Ministero della Difesa, avevano infatti individuarono nelle Forze Speciali già esistenti nell’Esercito e nella Marina (9° Battaglione e GOI di Comsubin) gli unici reparti in grado di fronteggiare la nuova mortale minaccia, almeno fino al raggiungimento della piena maturità operativa dei reparti speciali di Polizia e Carabinieri di nuova costituzione.

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Il capo di stato maggiore dell’Esercito, generale di corpo d’armata Salvatore Farina,  ha annunciato di aver appena approvato la disposizione che autorizza il 9° Reggimento Col Moschin ad indossare il basco grigioverde degli Arditi del X Reggimento, un provvedimento di grande significato storico e morale, accolto molto favorevolmente da un platea affollata di Incursori di ieri e di oggi.

Il Sottosegretario di Stato alla Difesa, Raffaele Volpi, ha ringraziato gli Incursori dell’Esercito per il lavoro che svolgono con professionalità e riservatezza, rimarcando l’altissimo livello raggiunto dalle nostre Forze Speciali, anche in ambito internazionale, sottolineando come un reparto di questo tipo sappia trasformarsi in comunità che condivide valori etici e legami personali indissolubili.

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Il generale di corpo d’armata Franco Monticone, creatore nel 1978 dell’UN.I.S. del Col Moschin, ha ricordato le problematiche tecniche, operative e giuridiche affrontate in quel periodo travagliato della nostra storia, evidenziando per estensione l’opportunità, anche oggi, di affidare alle Forze Speciali militari compiti sussidiari di sostegno alle forze di polizia nella lotto al terrorismo, soluzione ottimale per costo-efficacia e capacità complessive.

Tale concorso dà senso e significato concreto al termine bivalente, oggi molto in voga, e richiede scambi addestrativi e condivisione di esperienza tra Forze Speciali di polizia e militari.

Per queste ultime deve però rimanere un’attività di supporto, essere espressamente richiesta dall’autorità civile in presenza di situazioni di minaccia diffusa, molteplicità di obiettivi ed ampio territorio investito.

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Mentre nelle missioni all’estero le attività di Controterrorismo costituiscono parte delle operazioni in essere e come tali sono gestite dal Comando Interforze per le Operazioni delle Forze Speciali, negli interventi in Patria il COFS designa, chiede la disponibilità e gestisce i reparti fino all’ordine di intervento. Successivamente l’operazione ricade sotto la responsabilità del Ministero dell’Interno e dei vertici della Polizia.

Lamberto Giannini, responsabile della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione/Ucigos e Presidente del Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo, che ha sottolineato l’enorme mole di attività preventive e di intelligence svolte a tutela della sicurezza nazionale e l’alto numero di elementi tacciati di contatti con il terrorismo espulsi dal nostro Paese.

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Il Comandante del COFS, generale di divisione Nicola Zanelli, ha illustrato gli sviluppi maturati nel proprio settore di competenza alla luce dei nuovi compiti affidati alle Forze Speciali italiane.

Superata la tradizionale filosofia di impiego “oltre le linee del nemico”, legata ad una concezione simmetrica della minaccia e lineare degli spazi di manovra, il COFS è passato da un’impostazione interforze ad una predisposizione interagenzia, dovendo infatti poter impiegare i propri assetti in quattro tipologie di missioni differenti.

A supporto del COI e delle forze convenzionali, o in modo diretto con il supporto di queste, nelle consolidate operazioni di Direct Action, Special Reconnaissance e Military Assistance.

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Ma le unità di Incursori di Forze Speciali Tier 1 debbono anche poter operare in appoggio ad altre agenzie governative, segnatamente dell’intelligence esterna (AISE) con compiti definiti di Strategic Reconnaissance, come previsto dalla normativa nazionale recentemente introdotta, ed a supporto delle forze di polizia alle dipendenze operative del Ministero degli interni, nelle Hostage Rescue Operations.

Per raggiungere questi obiettivi il COFS fa parte di una comunità internazionale di enti e comandi incaricati del controterrorismo, poli che si interconnettono con rapidità nella dovuta riservatezza per realizzare una capacità globale di combattere il fenomeno.

L’intervento conclusivo del Colonnello Yuri Grossi, Comandante del 9° Reggimento Col Moschin, ha infine sottolineato le profonde trasformazioni subite dalle Forze Speciali nel corso degli anni ed il continuo cambiamento, anche di mentalità, richiesto quotidianamente agli operatori.

Foto ANIE e Alberto Scarpitta

 

Alberto ScarpittaVedi tutti gli articoli

Nato a Padova nel 1955, ex ufficiale dei Lagunari, collabora da molti anni a riviste specializzate nel settore militare, tra cui ANALISI DIFESA, di cui è assiduo collaboratore sin dalla nascita della pubblicazione, distinguendosi per l’estrema professionalità ed il rigore tecnico dei suoi lavori. Si occupa prevalentemente di equipaggiamenti, tecniche e tattiche dei reparti di fanteria ed è uno dei giornalisti italiani maggiormente esperti nel difficile settore delle Forze Speciali. Ha realizzato alcuni volumi a carattere militare ed è coautore di importanti pubblicazioni sulle Forze Speciali italiane ed internazionali.

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