Filippine: a Mindanao prolungata di un altro anno la legge marziale
Manila (AsiaNews/Agenzie) – Il Congresso filippino ha approvato un’estensione di 12 mesi della legge marziale nella regione meridionale di Mindanao: secondo il presidente Rodrigo Duterte, le severe misure di sicurezza impediranno agli estremisti islamici di radunare le forze.
Nella sessione congiunta di ieri, con 235 voti favorevoli e 28 contrari i parlamentari hanno stabilito che il provvedimento resterà in vigore fino al 31 dicembre del 2019. I legislatori hanno così prolungato quello che è già il più lungo lasso di tempo con legge marziale nel Paese, dopo la dittatura di Ferdinand Marcos.
Le aree a maggioranza islamica dell’isola, tra le più povere della nazione, da decenni sono turbate da banditismo, pirateria e ribellioni armate di milizie separatiste e comuniste. Il governo ha tentato di gestirli con accordi e decentralizzazione.
Tuttavia, lo scorso maggio, a Mindanao è esploso il più feroce conflitto dalla Seconda Guerra mondiale, quando un’alleanza di estremisti ha tentato di creare un’enclave dello Stato islamico (Is) attraverso l’assedio di Marawi.
Quando le truppe governative hanno dichiarato la vittoria sui jihadisti, lo scorso 23 ottobre, gli scontri avevano già causato la morte di più di 1.000 militanti, la distruzione di gran parte della città e circa 400mila sfollati tra i residenti della “città islamica”.
In una lettera inviata al Congresso la scorsa settimana, Duterte ha dichiarato che gli estremisti, sotto l’influenza dell’Is, “continuano a sfidare il governo perpetrando attività ostili”.
Secondo i funzionari della Sicurezza, sotto la legge marziale sono stati arrestati 143 sospetti terroristi. Il segretario alla Difesa Delfin Lorenzana ha affermato che oltre 2.400 sono ancora in libertà.
Secondo il governo, il sollevamento della legge marziale permetterebbe ai gruppi terroristici dietro l’assedio di Marawi, come Abu Sayyaf, Bangsamoro Islamic Freedom Fighters e Daulah Islamiyah, di raggrupparsi.
I legislatori di un blocco nazionalista affermano che la legge marziale ha causato almeno 155 casi di violazioni dei diritti umani a Mindanao. Anche la Chiesa cattolica ha più volte espresso la sua contrarietà al provvedimento. Sin dalle prime ore della crisi di Marawi, i vescovi hanno richiamato la popolazione all’unità e alla solidarietà, predisponendo iniziative per l’assistenza agli sfollati e alle vittime del conflitto.
Foto Jeoffrey Maitem/Inquirer Mindanao e AFP
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