Reclutamento e formazione delle Forze Speciali dell’Esercito
La cortese disponibilità dei vertici del COMFOSE, il Comando delle Forze Speciali dell’Esercito, e del RAFOS, il Reparto Addestramento Forze Speciali del 9° Reggimento Col Moschin, ha consentito ad Analisi Difesa di fare il punto sulle novità che stanno interessando il processo di arruolamento, formazione e specializzazione del personale del comparto Operazioni Speciali della Forza Armata.
Come già evidenziato in precedenza su questa rivista, nell’intento di ampliare il bacino potenziale dal quale attingere i futuri Incursori, Ranger ed Acquisitori, l’Esercito ha individuato una fonte di alimentazione addizionale ed innovativa dei reparti del comparto, che si aggiunge a quelle tradizionali rivolte a tutti gli elementi già in servizio (ufficiali, sottufficiali, volontari in servizio permanente ed in ferma quadriennale) ed espresse con bandi ordinari e straordinari di ricerca di personale.
A tal fine la Forza Armata ha iniziato a fine 2017 una sperimentazione biennale che prevede la possibilità anche per i VFP1 appena arruolati di esprimere, direttamente ai RAV, i Reggimenti Addestramento Volontari, la loro preferenza all’impiego nel Comparto delle Operazioni Speciali, aderendo direttamente ad un iter formativo specifico.
Tale personale affronta inizialmente una formazione analoga a quella dei Paracadutisti, frequentando pertanto il corso KS di specialità ed a seguire il corso KSP di paracadutismo con fune di vincolo.
A questo punto i candidati, se in possesso dei requisiti psico-fisici richiesti e se confermano il loro impegno iniziale, vengono inviati al RAFOS per essere sottoposti, congiuntamente con i colleghi provenienti dalle fonti di arruolamento tradizionale (soprattutto VFP4), alle selezioni previste per il Comparto. Queste includono, come noto, il superamento di test fisici e del successivo Tirocinio i Selezione, un processo valutativo intenso ed impegnativo della durata di due settimane, caratterizzato da prove continuative di resistenza, volontà e motivazione.
Gli elementi che, pur avendo optato per l’ingresso nel bacino delle Operazioni Speciali, non raggiungono gli standard richiesti o manifestano dubbi e ripensamenti sulla validità delle proprie scelte professionali, transitano invece automaticamente nelle aviotruppe, dove proseguono il proprio cammino.
Ad oltre un anno dal suo inizio la sperimentazione sta cominciando lentamente a dare i propri frutti, registrando un gradimento crescente tra i giovani arruolati, con un’adesione passata in breve tempo da qualche unità a numerose decine di volontari per ogni blocco di reclute.
E’ significativo che molti tra gli interessati non avessero nel momento dell’arruolamento un’idea precisa del loro futuro professionale nell’Esercito o che fossero inizialmente indirizzati verso altri corpi o specialità. La Forza Armata, infatti, non ha ancora ritenuto opportuno, in questa fase, dare particolare pubblicità e risalto a questa forma di reclutamento diretto nelle Forze Speciali, affidandosi prevalentemente all’opera dei team di reclutatori del COMFOSE che, inviati presso i RAV, illustrano alle reclute questa innovativa opportunità di impiego.
Come ovvio i numeri iniziali degli aderenti si riducono progressivamente nel corso dei primi mesi di servizio, con gli aspiranti soggetti ai rigori della formazione paracadutista (corsi KS e KSP) ad a continue verifiche delle loro prestazioni fisiche e motivazionali.
In questa fase emergono le difficoltà insite nell’arruolamento precoce nel comparto, legate ad una certa perdurante fragilità psicologica prima ancora che fisica, ed al limitato bagaglio di conoscenze pratiche della vita militare, soprattutto nei suoi aspetti legati all’operatività sul campo.
E’ degno di nota però che tra i VFP1 infine ammessi al Tirocinio di Selezione le percentuali di successo si siano dimostrate abbastanza simili a quelle registrate dal personale più esperto, forse compensando con esuberanza fisica ed entusiasmo la mancanza di esperienze militari pregresse.
Il Corso OBOS
Superato il Tirocinio i giovani volontari affrontano quindi, con i colleghi più anziani, il Corso OBOS, Operatore Basico Operazioni Speciali, una formazione comune a tutto il comparto affidata attualmente alla 102° Compagnia del RAFOS. In futuro tale fase potrebbe essere gestita direttamente dal COMFOSE tramite un Centro Addestramento per Operazioni Speciali di nuova formazione, mentre le successive fasi di specializzazione rimarranno comunque di esclusiva pertinenza dei singoli reggimenti.
Attualmente i VFP1 affluiscono alla Forza Armata suddivisi in quattro blocchi annuali, cui corrispondono altrettanti corsi KS/KSP al CAPAR, mentre il RAFOS, sulla base della disponibilità di istruttori, poligoni e strutture, è invece orientato ad effettuare tre corsi OBOS all’anno. Due blocchi di reclute verranno pertanto riuniti ed alcuni volontari dovranno attendere qualche mese in più per iniziare la loro formazione.
Come noto il corso OBOS è stato più volte modificato nei contenuti e nella durata. Attualmente è stato ridotto da 15 a sole 10 settimane, incentrate pressoché esclusivamente sulla formazione individuale del futuro operatore. Le 5 settimane sottratte, in precedenza dedicate alle tecniche e tattiche di team ed agli elementi basici di pianificazione e condotta della pattuglia da combattimento, rientrano ora nella successiva fase di specializzazione e saranno svolte dai singoli reparti sulla base della futura assegnazione con modalità specifiche e differenziate.
Per tutta la durata del corso gli allievi sono normalmente ospitati nella BAI, Base Addestramento Incursori, una struttura situata alle foci dell’Arno, e sottoposti alle “cure” degli istruttori della 102° Compagnia, cui spetta il compito di far apprendere agli aspiranti le abilità comportamentali di base che caratterizzano il movimento e l’operatività in ambiente ostile.
Gli argomenti principali trattati includono pertanto topografia, tecniche di orientamento e navigazione terrestre diurna e notturna (almeno 4 settimane, ma con applicazioni e verifiche in tutto il corso), addestramento individuale al combattimento (equipaggiamento, mascheramento, mimetizzazione, movimento, soste, bivacco e riordinamento, superamento ostacoli) ed armi e pratica di tiro, con non meno di una decina di giornate di esercitazioni in poligono.
Le armi utilizzate in questa fase sono quelle standard dell’Esercito: pistola Beretta 92, fucile ARX160 e mitragliatrici leggere Minimi ed MG-42/59, tutte munite delle sole mire metalliche. L’impiego delle armi in dotazione specifica alle Forze Speciali (Carabina Colt M-4 e pistola Glock 17) e dei vari visori ed ausili alla mira è infatti demandato alla successiva specializzazione.
Altri temi toccati nel corso con alcune giornate specifiche dedicate includono poi le trasmissioni, con l’uso di radio VHF Motorola e HF TRC-350, e le procedure di pronto soccorso ed autosoccorso.
Nonostante la durata limitata l’OBOS rappresenta comunque un iter formativo di base arduo ed impegnativo, sia dal punto di vista fisico che psicologico, che vede gli allievi settimanalmente impegnati in attività continuative sul terreno, diurne e notturne.
Il corso rimane anche un momento selettivo importante, con tassi di attrito che possono raggiungere il 50% di personale, lo ricordiamo, già selezionato per le aviotruppe e sottoposto al Tirocinio di Selezione.
Ogni materia prevede infatti almeno un test scritto ed una prova pratica, che debbono essere superati con una media minima di 12/20, che sale a 14/20 per gli aspiranti incursori. Nell’ultima settimana si svolge un’esercitazione finale riepilogativa, in cui gli allievi applicano tutte le tecniche, tattiche e procedure acquisite.
Superato l’OBOS gli aspiranti esprimono nuovamente la loro preferenza per un particolare reparto del bacino, scelta che può anche modificare quella inizialmente manifestata ai RAV.
I moduli di alimentazione complessivi sono sostanzialmente paritetici tra i tre reggimenti del comparto, 9°, 4° e 185°, con variazioni annuali che dipendono dalle carenze organiche contingenti di ogni reparto.
Sulla base di queste valutazioni stabilite dagli organi centrali, delle preferenze manifestate dai singoli e del punteggio di merito conseguito al termine del corso, i volontari vengono inviati ai reggimenti del comparto per la successiva fase di specializzazione, che culminerà con il conseguimento del brevetto di Incursore o delle qualifiche di Ranger ed Acquisitore Obiettivi.
Ricordiamo che al termine del primo anno di servizio il personale che ha superato felicemente l’OBOS può transitare nella ferma quadriennale in modo preferenziale e con un percorso specifico, potendo disporre di una riserva di posti a concorso pari al 5% del numero complessivo dei VFP1 arruolati nell’Esercito.
In questa fase è probabilmente prematuro esprimere un giudizio complessivo sulla validità della sperimentazione posta in essere dall’Esercito.
La riduzione della durata dell’OBOS, dimezzata in breve tempo, ha sollevato qualche perplessità ed è vista da alcuni come una sorta di selezione prolungata, destinata a trasmettere quelle conoscenze di base che dovrebbero già costituire bagaglio individuale dei combattenti di un esercito professionale moderno, rischiando di rappresentare un eccessivo spreco di risorse per un risultato finale numericamente limitato.
Tuttavia l’avvio diretto delle reclute al comparto sta manifestando un’adesione crescente e, quel che più conta, sta migliorando la percentuale di chi supera i vari livelli di selezione.
Nell’attuale sistema di reclutamento italiano, basato sulla figura del VFP1, la sperimentazione voluta dal COMFOSE e l’allargamento del bacino potenziale di aspiranti a varie migliaia di giovani ogni anno, rappresenta forse l’unica strada percorribile per il raggiungimento dell’auspicato e quanto mai necessario potenziamento numerico del comparto.
La formazione specialistica
La formazione specialistica per il conseguimento del brevetto di Incursore e delle qualifiche di Ranger ed Acquisitore Obiettivi rimane appannaggio dei singoli reggimenti, che la realizzano con modalità specifiche differenziate sulla base della diversità dei compiti e delle missioni affidate ai reparti.
Tutti gli iter prevedono una fase tecnico-tattica ed una serie di moduli ambientali. Sia la prima che soprattutto i secondi possono subire modifiche, estensioni o contrazioni dovute a motivi contingenti, quali ad esempio la disponibilità di poligoni o di vettori aerei, o la mancanza di neve per il corso sci. La fase di specializzazione mantiene pertanto un certo grado di flessibilità, anche per favorire specifiche necessità o lezioni apprese dai teatri, che possono sempre suggerire variazioni ed assestamenti o l’introduzione di nuove tematiche, con conseguenti rimodulazioni dei periodi addestrativi.
Si tratta di un percorso lungo e articolato, circa un anno e mezzo per i futuri incursori, poco meno per gli altri, e sempre selettivo. Certo gli allievi, con il procedere della formazione, sono già stati attentamente valutati ed i tassi di riuscita risultano nella specializzazione più elevati. Tuttavia non mancano gli ostacoli e le verifiche che possono portare, sino all’ultimo, al mancato raggiungimento dell’obiettivo finale.
Il 9° Reggimento d’Assalto Col Moschin, unica unità di Forze Speciali Tier 1 del comparto, è investito del più ampio ventaglio di missioni potenziali: dalle tradizionali Direct Action, Special Reconnaissance e Military Assistance alle azioni di Controterrorismo e Hostage Rescue Operations, fino alle operazioni a supporto dell’intelligence nazionale (Strategic Reconnaissance).
A tal fine ricerca da sempre l’eccellenza nella formazione dei propri operatori e vigila affinché il livello qualitativo degli allievi rimanga elevato.
La fase di specializzazione degli Allievi Incursori dura complessivamente circa 57 settimane, suddivise tra Corso di Combattimento per Incursori (CCI), Corso Combattimento Avanzato per Incursori (CCAI), Corso CAC di Conduct After Capture e quattro moduli ambientali.
Il Corso CCI, che ha sostituito il precedente Corso Combattimento per Forze Speciali, ha ora una durata di 26 settimane, tratta argomenti di pertinenza esclusiva delle Forze Speciali e mira ad impartire agli aspiranti le nozioni di base per pianificare, organizzare e condurre Operazioni Speciali a livello di Distaccamento Operativo Incursori. Le armi e gli equipaggiamenti utilizzati sono ora quelli in dotazione al 9° Reggimento.
Il corso comprende numerose materie, alcune delle quali sono trattate separatamente, come moduli a sé stanti, mentre altre vengono affrontate in progressione e frammiste ad altre, in esercitazioni di durata e complessità crescente nelle quali sono inseriti argomenti magari già sviscerati in aula, ma che vengono ripresi ed approfonditi sul campo.
Dopo una prima settimana introduttiva di presentazione dell’iter e degli istruttori, attività logistiche e funzionali, norme di sicurezza e collegamenti, ne segue una seconda formalmente dedicata alla topografia ma destinata anche a colmare eventuali lievi carenze specifiche emerse nell’OBOS ed a verificare il livello raggiunto dagli allievi.
Le trasmissioni, con l’utilizzo delle sofisticate apparecchiature radio VHF, HF e satellitari in dotazione, impegnano altre due settimane, mentre una è destinata ad abilitare il personale all’impiego delle armi individuali e collettive in dotazione, formazione basica che sarà seguita da successivi ulteriori passaggi in poligono per affinare le tecniche di tiro nella condotta di Operazioni Speciali.
Lo studio dello special operations task groups (SOTG) decision-making process (SDMP) permette di apprendere in una settimana le procedure di pianificazione delle missioni, mentre un periodo analogo è destinato al modulo TCCC – Tactical Casualty Combat Care che fornisce i rudimenti delle tecniche di primo soccorso in ambiente tattico.
Un’ulteriore settimana è dedicata all’aerocooperazione, con l’approfondimento delle procedure di imbarco e sbarco dagli elicotteri dell’AVES e delle tecniche di discesa rapida in fast rope.
Nel contempo inizia l’istruzione sulle procedure tecnico-tattiche per incursori (PTTI) per pianificare, organizzare e condurre le Operazioni Speciali, il cuore della formazione dei futuri operatori. Circa 5 settimane sono destinate alle ricognizioni speciali (SR), che comprendono anche lezioni di riconoscimento armi, mezzi ed equipaggiamenti, ed altrettante alle azioni dirette (DA), con moduli addestrativi ed esercitazioni continuative di durata e complessità crescente.
In questa fase si inserisce, circa a metà del corso, il modulo di sopravvivenza, evasione, fuga e resistenza agli interrogatori della durata di due settimane. Noto in passato con l’acronimo SERE/R2I, costituisce, per la sua durezza e realismo, un momento valutativo estremamente importante.
Un totale di circa 7 settimane, in parte incluse nei moduli PTTI elencati in precedenza, sono dedicate alle tecniche di maneggio ed impiego degli esplosivi per missioni offensive e condotta di Direct Actions. Conclude il corso un’esercitazione valutativa finale in cui sono richiamate le varie tecniche, tattiche e procedure apprese.
Chi supera positivamente questa fase frequenta il successivo Corso Combattimento Avanzato per Incursori (CCAI), destinato ad approfondire le tecniche avanzate di combattimento in ambiente urbano e di tiro dinamico, discriminato e ravvicinato. Sono affrontate le procedure basiche di penetrazione in edifici in contesti di controterrorismo con azioni finalizzate alla liberazione di ostaggi, cattura o neutralizzazione di personale ed evacuazione di emergenza.
Rispetto al precedente Corso Combattimento Avanzato per Forze Speciali di cinque settimane l’attuale CCAI ne conta sette, con una settimana aggiuntiva destinata alle tecniche e tattiche di avvicinamento agli abitati e di movimento all’esterno di questi ed un incremento dell’attività in poligono per un ulteriore innalzamento del livello di precisione richiesto nel tiro selettivo, imposto dall’attuale enfasi sulle missioni di controterrorismo.
Tutti i movimenti, le posture e le procedure vengono minuziosamente illustrate dagli istruttori e successivamente provate e riprovate dagli allievi, finché non divengono automatismi e memoria muscolare.
Il CCAI ha carattere fortemente valutativo e rappresenta, come la precedente fase di sopravvivenza, un importante momento di verifica dell’idoneità dell’allievo ai compiti futuri.
I corsi di formazione specialistica per Incursori inerenti la mobilità ambientale sono rimasti immutati e li elenchiamo quindi brevemente:
– Corso di addestramento sciistico di 6 settimane presso il CEALP
– Corso di addestramento alpinistico di 6 settimane presso lo stesso ente
– Corso di mobilità anfibia per incursori di 6 settimane svolto direttamente dal RAFOS.
– Corso di qualificazione all’aviolancio con Tecnica della Caduta Libero (TCL) svolto presso il CAPAR di Pisa e della durata nominale di 4 settimane, periodo non di rado esteso per motivi legati alle condizioni meteo ed alla disponibilità di vettori aerei.
Immediatamente prima del raggiungimento dell’agognato brevetto, gli allievi affrontano l’ultimo modulo, aggiunto recentemente al loro iter.
Si tratta del Corso CAC di Conduct After Capture, una fase eminentemente formativa che illustra le tecniche e procedure di sopravvivenza in caso di cattura da parte di forze irregolari e di gestione delle situazioni di prigionia.
Rispetto alla tradizionale formazione SERE affrontata in precedenza, il corso CAC privilegia tecniche di resistenza in cattività di tipo innovativo, che prevedano il rilascio graduale e controllato di informazioni per attenuare i vincoli, anche psicologici, della propria situazione e consentire una successiva operazione di recupero del personale catturato.
Segnaliamo che recentemente l’impostazione dei corsi roccia e sci presso il CEALP è stata cambiata, con la suddivisione della formazione non più su due corsi, basico ed avanzato, di 6 settimane ciascuno, ma su tre livelli: basico, di perfezionamento e di qualificazione (per istruttori), di 3 settimane il primo e di quattro gli altri due. Nell’iter del comparto non è prevista però una corrispondente modifica e le settimane recuperate saranno mantenute per ulteriori approfondimenti tecnici e per attività tattiche in ambiente montano.
A questo lungo iter si possono aggiungere alcuni corsi formativi integrativi, non obbligatori per il conseguimento del brevetto da incursore, ma di rilevante importanza operativa.
Primo fra tutti il corso di lingua inglese della durata di 4 settimane, che consente di operare efficacemente in quei contesti internazionali che rappresentano ormai il terreno di impiego prevalente delle nostre Forze Speciali. Il corso di combattimento e sopravvivenza in montagna innevata per incursori permette invece, in due settimane, di completare le conoscenze operative specifiche nel settore.
Compatibilmente con i pochi posti disponibili ogni anno, una certa aliquota di operatori frequenta presso il Comsubin della Marina Militare il corso ARO/ARA di 12 settimane sull’impiego degli apparati ad ossigeno e ad aria nelle operazioni subacquee, per compiti di infiltrazione e ricognizione in ambito costiero.
La formazione degli Incursori dell’Esercito è quindi un processo lungo, articolato e complesso, che certamente non termina con il conseguimento del brevetto, ma prosegue al Battaglione Incursori con attività di specializzazione avanzata in funzione degli incarichi da ricoprire all’interno dei Distaccamenti Operativi e con istruzioni ed esercitazioni realistiche sulle varie tipologie di Operazioni Speciali, con particolare riguardo alle missioni di Controterrorismo. Tali aspetti esulano però dalle finalità di questo articolo.
Ranger ed Aacquisitori
Anche la formazione degli operatori del 4° Reggimento Alpini Paracadutisti e del 185° Reggimento Ricognizione Acquisizione Obiettivi, reparti che come noto sono stati recentemente elevati al rango di Forze Speciali Tier 2, ha subito alcune modifiche.
La formazione specialistica per il conseguimento della qualifica Ranger è affidata alla Compagnia Corsi del reggimento ed ha una durata complessiva di 41 settimane.
Inizia con il Corso di combattimento basico per Ranger di 5 settimane, sostanzialmente quelle sottratte all’OBOS, in cui si affrontano le procedure tecnico-tattiche delle unità Ranger impiegate in contesti convenzionali, secondo le modalità della fanteria leggera, dal team alla squadra, per giungere alle esercitazioni di plotone a fuoco, diurna e notturna. Intensa pertanto l’attività in poligono e la cura rivolta all’acquisizione delle procedure di reazione automatica immediata.
Segue il Corso di combattimento avanzato per Ranger di 14 settimane (incluse le 2 destinate al modulo CAC), basato sulle procedure tecnico tattiche delle unità Ranger impegnate in Operazioni Speciali (DA, SR e MA).
Una prima settimana è dedicata alla pianificazione delle missioni, utilizzando le Troop Leading Procedures, procedure snelle e celeri adatte all’utilizzo da parte delle minori unità organiche.
Le tre settimane successive vedono la pianificazione ed esecuzione di Operazioni Speciali, di complessità crescente e che prevedono una lunga permanenza degli allievi sul terreno.
A diretta prosecuzione di queste è inserito il modulo di evasione, fuga, sopravvivenza e Conduct After Capture di due settimane, che include una fase di sopravvivenza statica di 4 giorni, una di evasione e fuga di pari durata e termina con la simulazione della detenzione.
Successivamente due settimane affrontano le tematiche relative alla mobilità motorizzata, con attività di guida fuoristrada, pattuglia e RAI da bordo dei mezzi.
4 settimane sono quindi destinate ad un modulo SFAUC di combattimento negli abitati ed in ambienti ristretti, con quattro fasi settimanali dedicate rispettivamente alle tecniche avanzate di tiro operativo ravvicinato con pistola e fucile, al movimento negli abitati, all’irruzione e progressione all’interno degli edifici e ad esercitazioni complesse che includono il breaching e tutte le tecniche approfondite in precedenza.
La formazione tecnico-tattica avanzata termina con due settimane nuovamente dedicate alle Operazioni Speciali, con esercitazioni di maggiore complessità in cui vengono riprese ed approfondite le tecniche apprese. Ora l’accento è sulla rapidità di pianificazione e di esecuzione, con un optempo elevato a stressante, che prevede l’assegnazione agli allievi di missioni su 4 obiettivi differenti in 4 notti.
Seguono i corsi inerenti la mobilità ambientale: quelli basici di sci ed alpinistico di 6 settimane ciascuno, e quelli di combattimento in ambiente montano innevato e non innevato, di 4 settimane, che dei precedenti costituiscono il completamento per la parte prettamente tattica.
Chiude infine l’iter il Corso di due settimane di mobilità anfibia per Ranger, con l’impiego di imbarcazioni a motore e non e prevalentemente orientato alle operazioni in acque interne ed in ambito fluviale.
Molti ranger frequentano quindi alcuni ulteriori corsi integrativi, non obbligatori per il conseguimento della qualifica, quali il Tactical Combat Casualty Care di due settimane destinato all’apprendimento di tecniche avanzate di medicina tattica per FS, il corso patenti 6C per battelli con motore fuoribordo ed eventualmente anche il Corso di qualificazione all’aviolancio TCL, destinato a determinate aliquote del reparto.
La formazione per il conseguimento della qualifica di Acquisitore Obiettivi è stata completamente riorganizzata. I numerosi moduli addestrativi, in precedenza affrontati separatamente ed in sequenza, risultano ora accorpati in tre corsi: Special Reconnaissance, Intelligence e Terminal Guidance Operation – TGO.
Il Corso Ricognizione Speciale – SR, della durata di 20 settimane, prevede l’alternanza di lezioni teoriche e pratiche allo scopo di pianificare e condurre sul terreno attività di ricognizione (in ambiente rurale e urbano) prolungate nel tempo, simulando il completo isolamento dal supporto di altre forze amiche.
Si inizia con 5 settimane dedicate all’acquisizione delle procedure tecnico tattiche di base del Distaccamento Operativo Acquisizione Obiettivi, quali movimento, ricerca, acquisizione e sorveglianza obiettivi.
A queste ne fanno seguito 4 destinate alla pianificazione delle OS tramite l’impiego della procedura specifica SDMP o la similare unit leading procedures (ULP) , alla condotta di Ricognizioni Speciali e all’apprendimento delle procedure di raccolta informativa in ogni ambiente (rurale e urbano).
Segue il modulo TCCC di due settimane sulle tecniche di stabilizzazione dei feriti in contesti operativi e quello di fuga, evasione, sopravvivenza in ambiente ostile non permissivo e di CAC (Conduct After Capture) di altre 3 settimane. Sono poi affrontate le comunicazioni strategiche con i vari tipi di apparati radio VHF, HF e satellitari (due settimane) ed il tiro operativo basico per Acquisitori Obiettivi (maneggio armi, nozioni di CQB, poligoni a fuoco) per altre due settimane.
Concludono questo primo corso due settimane dedicate al modulo Chemical, Biological, Radiological Nuclear (CBRN) Special Reconnaissance, una modalità di impiego per Acquisitori che permette di effettuare la campionatura e la raccolta di informazioni per la condotta di operazioni di contrasto alla proliferazione delle armi di distruzione di massa.
Il Corso Intelligence di due settimane ha lo scopo di fornire una preparazione onnicomprensiva della branca intelligence (ciclo intelligence, nomenclatura ecc.). In particolare il frequentatore ha modo di consolidare la coscienza di essere parte attiva della raccolta informativa essenziale per la pianificazione e condotta di operazioni speciali. Viene svolto con modalità differenziate tra personale in servizio permanente e volontari in ferma prefissa
Il Corso Operazioni di Guida Terminale – TGO di sette settimane complessive è destinato alla pianificazione e condotta di operazioni di guida terminale di qualsiasi sorgente di fuoco indiretto. In particolare si approfondiscono tutte le conoscenze necessarie a garantire sin dalla fase di pianificazione un elevato coordinamento nella condotta di azioni dirette di tipo stand-off (SO-DA: Stand off Direct Action).
All’interno di questo corso sono inclusi il modulo Joint Fires Observer – JFO per Operazioni Speciali sull’osservazione del tiro, il modulo di pianificazione e condotta di TGO con approfondimenti sugli strumenti per la designazione degli obiettivi e tre settimane dedicate al riconoscimento armi, mezzi ed equipaggiamenti.
La formazione specialistica inerente la mobilità ambientale è rimasta invariata anche per gli Acquisitori e prevede il Corso Basico di Mobilità Anfibia (2 settimane), quello avanzato (altre 3 con il conseguimento della patente nautica), i due corsi alpinistico e sci al CEALP e la formazione TLC al CAPAR.
Della fase di specializzazione, che dura complessivamente 50 settimane, non fanno parte invece altri corsi non obbligatori ma frequentati di norma dai membri operativi del 185 RRAO. Tra questi spicca il Corso di Tiro Operativo Avanzato per A.O. della durata di due settimane, approfondimento di quello già affrontato in precedenza, e quelli destinati agli incarichi specifici da ricoprire all’interno dei Distaccamenti, primo fra tutti il corso FAC di controllore aereo avanzato JTAC presso la Scuola di Aerocooperazione dell’Aeronautica.
Foto Alberto Scarpitta ed Esercito Italiano
Alberto ScarpittaVedi tutti gli articoli
Nato a Padova nel 1955, ex ufficiale dei Lagunari, collabora da molti anni a riviste specializzate nel settore militare, tra cui ANALISI DIFESA, di cui è assiduo collaboratore sin dalla nascita della pubblicazione, distinguendosi per l’estrema professionalità ed il rigore tecnico dei suoi lavori. Si occupa prevalentemente di equipaggiamenti, tecniche e tattiche dei reparti di fanteria ed è uno dei giornalisti italiani maggiormente esperti nel difficile settore delle Forze Speciali. Ha realizzato alcuni volumi a carattere militare ed è coautore di importanti pubblicazioni sulle Forze Speciali italiane ed internazionali.