Myanmar: prolungata la tregua tra le forze birmane e i ribelli del nord
AsiaNews – Nuove speranze per il processo di pace in Myanmar: il 2 maggio il Tatmadaw (l’esercito birmano) ha prolungato scorsi di due mesi il cessate il fuoco unilaterale, dichiarato a dicembre scorso in cinque comandi regionali negli Stati di Kachin e Shan. Resta esente dalla tregua lo Stato di Rakhine. Qui le truppe governative conducono una campagna militare contro i ribelli buddisti dell’Arakan Army (Aa), mentre restano in allerta per possibili azioni degli islamisti dell’Arakan Rohingya Salvation Army (Arsa).
L’Ufficio del comandante in capo ha annunciato ieri l’estensione della pace armata, iniziata lo scorso 21 dicembre con una durata prevista di quattro mesi. La decisione è arrivata poche ore dopo la fine dei colloqui di pace (foto) tra il governo ed i membri dell’Alleanza del Nord, condotti a Muse (nord dello Shan) due giorni fa. La coalizione raggruppa quattro milizie etniche ribelli, in guerra con il Tatmadaw nelle regioni lungo il confine settentrionale del Paese.
Dell’alleanza del nord fanno parte il Kachin Independence Army (Kia), il Ta’ang Nationalities Liberation Army (Tnla), l’Arakan Army (Aa) ed il Kokang’s Myanmar National Democratic Alliance Army (Mndaa). A differenza di altre formazioni ribelli, queste non hanno ancora sottoscritto l’Accordo nazionale per il cessate il fuoco (Nca), proposto dal governo nel 2015.
Il brig. gen. Zaw Min Tun, portavoce del Tatmadaw definisce “positivi” gli incontri di Muse, che possono contribuire a raggiungere l’obiettivo dichiarato dai militari: la pace entro il 2020. “Accogliendo le richieste di Kia, Tnla e Mndaa, il periodo di cessate il fuoco è stato prorogato fino al 30 giugno”, afferma. Il magg. Mai Aik Kyaw del Tnla afferma che i membri dell’Alleanza del Nord considerano “costruttivi” i colloqui.
La delegazione del governo, guidata dal vice presidente della Commissione per la pace, ed i rappresentanti delle Organizzazioni etniche armate (Eao), concordano sulla necessità di ulteriori colloqui sulla firma di accordi bilaterali di cessate il fuoco. Le parti si incontreranno di nuovo nella terza settimana di maggio.
Motivando l’esclusione dello Stato di Rakhine dalla tregua, il Tatmadaw cita la minaccia di azioni da parte dei militanti Rohingya dell’Arsa. Ma negli ultimi mesi le forze governative hanno intensificato le azioni contro i miliziani dell’Aa. Dallo scorso 4 gennaio, i combattimenti hanno causato circa 30mila sfollati tra i civili. Decine tra questi hanno perso la vita, ma il governo dichiara solo 12 vittime.
Quella in corso in Kachin è invece una delle emergenze umanitarie più gravi in Myanmar. Il 9 giugno del 2011, Tatmadaw e Kia hanno interrotto una tregua durata 17 anni. In otto anni, la guerra civile nello Stato settentrionale (a maggioranza cristiana) ha visto oltre 3.800 scontri armati tra le due fazioni. Sono circa 150mila i profughi. Tra questi, 130mila vivono in 165 campi per sfollati interni (IDPs) situati nel Kachin e nel nord dello Shan; 20mila sono ospitate in comunità di accoglienza. Dal 2011, 405 villaggi sono stati danneggiati o distrutti. Ad essi si aggiungono 311 chiese, 24 monasteri buddisti, 34 centri per l’infanzia, 122 scuole, 264 ambulatori.
Foto Reuters e AFP
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