Macron ottiene l’adesione dell’Italia all’European Intervention Initiative

Con una lettera firmata dal Ministro della Difesa Lorenzo Guerini, l’Italia ha comunicato ufficialmente alla Francia e ai paesi già parte dell’iniziativa, la volontà di aderire all’European Intervention Initiative (EI2), proposta da Emmanuel Macron nel settembre 2017 e costituita a Parigi il 25 giugno 2018 al di fuori sia dagli ambiti NATO sia della PESCO (Cooperazione Strutturata Permanente nel settore della Difesa) prevista dai Trattati dell’Unione Europea.

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Un’iniziativa militare voluta da Parigi con l’obiettivo di esprimere la sua insoddisfazione per i minimi progressi della PESCO e superare le lentezze dell’Europa in termini di Difesa e sviluppare iniziative idonee a mettere in campo uno strumento militare multinazionale per far fronte a crisi militari e calamità naturali sia a livello di analisi e pianificazione sia di intervento sul campo.

Gli obiettivi che il presidente Macron intende perseguire con la EI2 sono almeno tre:

  • Accelerare il processo di integrazione operativa di uno strumento militare Ue per far fronte alle crisi, struttura di cui si dibatte fin dagli anni ’90
  • Mantenere la Gran Bretagna agganciata all’Europa della Difesa proprio nella fase in cui il Brexit sembra concretizzarsi definitivamente anche per salvaguardare la stretta cooperazione tra Londra e Parigi nell’industria della Difesa
  • Costituire un’alternativa alla PESCO creando le basi per la costituzione di “forze armate europee” che Parigi immagina sotto la sua egida (la Francia è ora l’unica potenza nucleare della UE)

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Dell’iniziativa fanno parte, oltre alla Francia, Germania, Regno Unito, Spagna, Portogallo, Olanda, Belgio, Danimarca, Estonia e Finlandia ma l’ambizione di Macron è di costituire uno strumento d’intervento indipendente da Usa e NATO e autonomo rispetto ai pachidermici e inconcludenti meccanismi dell’Unione Europea che finora hanno impedito all’Europa di ricoprire reali ruoli militari nelle crisi internazionali e di avere una reale autonomia strategica.

La EI2 ha naturalmente incontrato lo scetticismo di Washington e degli ambienti NATO ma anche della Germania, che pur avendo aderito all’iniziativa vede con sospetto le mire di leadership militare continentale di Parigi e certo non apprezza il tentativo cdi mantenere legata la Gran Bretagna, potenza nucleare, a una Difesa europea di cui Berlino intende assumere la leadership, come dichiarato nel Libro Bianco 2016 dall’allora ministro della Difesa Ursula von der Leyen, oggi presidente della Commissione Europea.

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Un confronto franco-tedesco (anche se la Germania ha aderito alla EI2) che si aggiunge a quello in atto sulle differenti visioni dell’export militare, ben rappresentato dall’appello di Macron che nel novembre scorso invocò “una vera armée europea” per difendersi dalle minacce provenienti da “Stati Uniti e Russia” mentre l’11 settembre scorso la presidente von Der Leyen ha dichiarato di che “l’Unione Europea non sarà mai un’alleanza militare”, sottolineando tuttavia che gli Stati membri sono al corrente “dell’importanza di una gestione comune delle loro forze militari”.

Le ambiguità politiche e militari della EI2 avevano finora indotto l’Italia a non aderire all’iniziativa, proprio in virtù della sua estraneità ai programmi dell’Unione Europea e della NATO mentre ora la Difesa ha reso noto che l’Italia “darà la disponibilità a fornire, nella regione del Mediterraneo, la sua peculiare competenza nazionale nel settore della difesa e sicurezza”.

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Curiose e non del tutto convincenti le motivazioni addotte. “Questa iniziativa – ha commentato il Ministro Guerini – è nata da una forte volontà politica e intende rafforzare la UE e la NATO, entrambe indispensabili a garantire la sicurezza dell’Europa e degli europei”.

Benchè tutti gli Stati aderenti siano anche membri della NATO, con l’esclusione della Finlandia, è difficile vedere nella EI2 un rafforzamento dell’Alleanza Atlantica tenuto conto che soprattutto quest’ultima dispone già di strutture di proiezione di comandi e forze militari a ogni livello per far fronte a crisi di ogni tipo.

Nel giugno 2018, i ministri Moavero Milanesi ed Elisabetta Trenta (Difesa) non nascosero dubbi e perplessità circa la EI2.  “Esiste un accordo in Europa che si chiama Pesco, e l’Ei2 altro non fa che prendere i Paesi che vi aderiscono più la Gran Bretagna e dargli una missione simile”, disse la titolare della Difesa. “È un’iniziativa parzialmente europea”, da guardare con “cauta e doverosa prudenza” aggiunse il ministro degli Esteri.

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A spiegare l’improvvisa adesione italiana voluta dal nuovo esecutivo (non a caso all’indomani dell’incontro a Roma tra Conte e Macron) non contribuisce neppure la precisazione del ministero della Difesa che “l’Iniziativa Europea d’Intervento si prefigge l’obiettivo della creazione di una cultura strategica comune tra i paesi partecipanti e vuole contribuire a lanciare nuove dinamiche che puntino ad una Difesa europea capace di assumersi maggiori responsabilità di fronte alle minacce e alle sfide contemporanee”.

La natura della EI2 non è certo mutata nell’ultimo anno né sono venuti meno i motivi di perplessità: piuttosto sembra invece essere cambiata la politica italiana, oggi certo più filo-francese che mai dopo il ritorno del PD al governo e quindi non insensibile alle richieste di Macron affinchè anche Roma aderisse all’iniziativa.

Che l’improvvisa adesione italiana sia figlia del vertice Conte-Macron emerge anche dalla considerazione che la notizia è comparsa sul sito internet della Difesa il 20 settembre mentre già il giorno prima era su quello di Palazzo Chigi.

Del resto non si può escludere che il governo italiano abbia valutato che sia in ogni caso preferibile essere presenti all’interno dell’Iniziativa per monitorarne gli sviluppi e a questo proposito il ministro Trenta già l’anno scorso non aveva escluso “la possibilità di aderire in un secondo momento”.

In entrambi i casi è lecito chiedersi quali contropartite siano state eventualmente chieste a Parigi in cambio dell’adesione italiana alla EI2.

@GianandreaGaian

Foto:  AFP, Difesa.it e Governo.it

 

 

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Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane" e “Immigrazione, la grande farsa umanitaria”. Dall’agosto 2018 al settembre 2019 ha ricoperto l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza del ministro dell’Interno.

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