Libia: Haftar attacca, Tripoli mobilita i mercenari siriani e l’Europa chiacchiera
L’esercito Nazionale Libico (LNA) del generale Khalifa Haftar continua a violare il cessate il fuoco stabilito al summit di Mosca del 12 gennaio scorso e ribadito una settimana dopo alla Conferenza di Berlino.
Dopo i ripetuti lanci di razzi sull’aeroporto Mitiga (ad appena 8 chilometri dal centro di Tripoli) e diversi attacchi su scala ridotta alla periferia della capitale, Haftar ha aperto un nuovo fronte cercando di sfondare, o più facilmente di testare, le difese delle milizie di Misurata poste a sud della città le cui forze sostengono il Governo di accordo nazionale (GNA) del premier Fayez al-Sarraj.
Combattimenti tra l’LNA e le forze misuratine sono stati registrati al-Hisha, Wadi Zumzum, Abu Qurain ed Abugrain, 120 chilometri a sud est di Misurata, secondo quanto confermato da entrambe le parti.
L’attacco, che domenica ha lasciato sul terreno forse una ventina di caduti da ambo le parti, mira ad aumentare la pressione diretta su Misurata, le cui milizie costituiscono le principali unità già poste a difesa di Tripoli ma che dal 6 gennaio devono sostenere anche il fronte di Sirte, città natale di Muammar Gheddafi liberata dalle truppe di Haftar.
Sirte, la cui popolazione appartiene a tribù ostili a Misurata inclusa quella dei Gheddafya), sembra aver accolto con entusiasmo gli uomini dell’LNA (in gran parte ex militari del Colonnello) che minacciano di avanzare lungo la costa verso la città-Stato, soprannominata “la Sparta libica” per la potenza delle sue milizie.
I piani di Haftar puntano quindi a logorare le forze di Misurata impegnandole su più fronti per difendere la loro stessa città con l’obiettivo di indurle a sguarnire le difese di Tripoli, fronte in cui le altre milizie filo-GNA non avrebbero la capacità di fermare truppe e mercenari di Haftar ma dove stanno affluendo anche i mercenari siriani assoldati da Ankara per aiutare al-Sarraj.
Il GNA ha denunciato la violazione del cessate il fuoco e ha minacciato di riconsiderare la propria disponibilità al dialogo. “Il Consiglio presidenziale sarà costretto a riconsiderare la propria partecipazione a qualsiasi forma di dialogo politico a fronte delle violazioni della tregua commesse dalle forze di Haftar a sud di Misurata”, si legge in una nota diffusa dal governo di Tripoli che ha denunciato il bombardamento di alcuni “quartieri civili” nelle vicinanze della città.
Le forze del GNA hanno annunciato inoltre di aver abbattuto “a est di Misurata” un “drone emiratino” in azione per le milizie del generale Haftar. Le forze dell’LNA stanno quindi conseguendo successi tattici, aprendo nuovi fronti, ma anche strategici, indebolendo la capacità delle milizie misuratine di proteggere Tripoli.
La reazione europea desta quanto memo perplessità. “Chi violerà l’embargo sulle armi e invierà soldati in Libia dovrà fare i conti con le sanzioni” ha affermato ieri il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas, a margine di un incontro a Berlino con l’Alto Rappresentante per gli Affari internazionali dell’Ue, Josep Borrell.
Per il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian,”la Conferenza di Berlino sulla Libia era necessaria, ma adesso bisogna applicare quanto deciso. E la prima tappa è arrivare all’ embargo sulle armi. Poi ci sarà il cessate il fuoco”.
Difficile immaginare che la Ue, e soprattutto la Germania, pongano sanzioni a egiziani, emiratini, turchi e altri Stati che forniscono da anni (e anche in questi giorni) aiuti militari e combattenti ai contendenti libici. Qualcuno immagina gli europei sanzionare grandi investitori per decine di miliardi di euro nelle economie del Vecchio Continente come il Qatar (sponsor del GNA) o gli Emirati Arabi Uniti che solo nelle ultime settimane hanno inviato negli aeroporti della Cirenaica almeno 40 aerei cargo Ilyushin e Antonov noleggiati in Russia per trasferire carichi di armi e combattenti alle forze di Haftar?
Quanto a Le Drian, il ministro è abbastanza esperto da non illudersi di poter far cessare le ostilità prosciugando i rifornimenti di armi ai due contendenti. Del resto Francia ha sempre giocato ambiguamente le due carte in Libia, riconoscendo il GNA ma non lesinando supporto politico e militare ad Haftar: per questo non si può escludere che dietro le parole del ministro degli Esteri si celi in realtà la volontà di Parigi di lasciare ancora tempo all’LNA per conseguire successi decisivi.
A Mosca invece il Cremlino “non esclude” una possibile nuova visita del generale Haftar a Mosca. Lo ha detto il vice ministro degli Esteri Mikhail Bogdanov, che ha poi sottolineato il “generale rispetto” della tregua in Libia. “Vi sono state alcune violazioni minori”, ha detto Bogdanov evidenziando una diversa sensibilità della Russia nei confronti delle violazioni al cessate il fuoco.
Il ministro degli Esteri, Sergey Lavrov infatti ha sottolineato che “i miliziani islamisti sono emigrati dalla siriana Idlib in Libia. “Qui dominano i miliziani di al-Nusra e possiamo anche vedere nuove unità di Hayat Tahriral-Sham, che è stata marchiata come organizzazione terrorista dalle Nazioni Unite e da altri attori stranieri.
Le loro posizioni si stanno rafforzando, in particolare perché molti combattenti non affiliati a gruppi terroristici stanno migrando in Libia per combattere”, ha detto Lavrov in conferenza stampa confermando le preoccupazioni di Mosca per i miliziani jihadisti inviati a Tripoli dai turchi per sostenere il GNA e contrastare i progetti di Haftar e dei suoi sponsor internazionali.
Si tratterebbe di circa 3 mila miliziani siriani giunti in Libia nelle ultime settimane dalla Turchia. Finora diverse fonti avevano riferito dello sbarco in Tripolitania di circa 1.600 miliziani siriani (poi saliti a 2.400 secondo le stime) ma il quotidiano online turco di opposizione Ahval (chiuso d’autorità in Turchia e oggi edito nel Regno Unito) ha citato tre combattenti dell’Esercito Nazionale Siriano, l’alleanza ribelle islamista appoggiata da Ankara presente nel nord della Siria, che hanno riferito di ben 3mila combattenti presenti in Libia.
Ad essi si affiancano alcune decine di istruttori e consiglieri militari turchi, 350 militari delle forze speciali di Ankara e un numero imprecisato di contractor della compagnia di sicurezza Sadat di Adnan Tanriverdi, ex consigliere militare del presidente Recep Tayyip Erdogan, la cui presenza in Libia è stata segnalata fin dal 2013.
Fonti libiche vicine al GNA segnalano la presenza dei mercenari siriani lungo la linea del fronte che va da Tripoli a Misurata ma non è chiaro se abbiano ordine di contrattaccare o di difendere il fronte per impedire che l’LNA interrompa la continuità territoriale tra le due città più importanti sotto il controllo del governo di al-Sarraj.
Haftar ha reso noto ieri che l’LNA non negozierà con il governo di Tripoli, fino a quando ci saranno forze turche e mercenari nel Paese. Lo scrive al-Arabiya che cita il generale Faraj al-Mahdawi, un comandante dell’esercito della Cirenaica. Al-Mahdawi ha spiegato che le condizioni verranno ribadite nel corso della prima riunione, che si terrà a Ginevra, del Comitato 5+5 di cui è stata decisa l’istituzione nel corso della Conferenza di Berlino e che dovrebbe mettere insieme ufficiali dei due schieramenti per verificare il rispetto del cessate il fuoco.
Il comandante ha anche spiegato che i cinque rappresentanti dell’LNA, oltre allo stesso Al-Mhadawi, saranno Al-HadiAl-Falah, comandante della regione militare occidentale, Abu QassimAl-Abaaj, comandante della regione militare meridionale, il comandante Mahmoud bin Said e Abdul Rahman Mohammed al-Jatlawi, direttore del dipartimento legale del ministero dell’Interno.
Gianandrea GaianiVedi tutti gli articoli
Giornalista bolognese, laureato in Storia Contemporanea, dal 1988 si occupa di analisi storico-strategiche, studio dei conflitti e reportage dai teatri di guerra. Dal febbraio 2000 dirige Analisi Difesa. Ha collaborato o collabora con quotidiani e settimanali, università e istituti di formazione militari ed è opinionista per reti TV e radiofoniche. Ha scritto diversi libri tra cui "Iraq Afghanistan, guerre di pace italiane" e “Immigrazione, la grande farsa umanitaria”. Dall’agosto 2018 al settembre 2019 ha ricoperto l’incarico di Consigliere per le politiche di sicurezza del ministro dell’Interno.