Il Pentagono sospende per due mesi gli spostamenti di truppe nel mondo

(aggiornato il 28 marzo)

Il segretario alla Difesa statunitense, Mark Esper ha firmato ieri un ordine per bloccare tutti i movimenti delle truppe Usa all’estero per 60 giorni per la pandemia di Coronavirus. Si stima che il provvedimento riguarderà circa 90mila militari, fra truppe in partenza o di ritorno.

La misura è di gran lunga la più radicale del Dipartimento della Difesa e influenzerà le forze armate di tutto il mondo, specie quelle dei Paesi che partecipano ad operazioni congiunte (NATO o Coalition) con gli Stati Uniti.

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Esper ha dichiarato in un’intervista che l’ordine si applica a tutte le truppe statunitensi, al personale civile e alle famiglie, ma ha precisato che ci saranno alcune eccezioni, tra cui il ritiro delle forze dall’Afghanistan da 13mila effettivi a 8.500 entro luglio, che continuerà come previsto.

“Lo scopo è quello di assicurarsi che non stiamo riportando il virus a casa, infettando gli altri e che non lo stiamo diffondendo in tutte le forze armate”, ha detto Esper. L’ordine di arrestare movimenti e avvicendamenti di truppe conferma la crescente preoccupazione del Pentagono per la rapida diffusione del virus, che ha già infettato 227 militari statunitensi.
Le forze armate hanno innalzato il livello di protezione della salute (HPCON) nelle basi di tutto il mondo a “Charlie”, inferiore solo a quello più elevato.

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“La nostra curva di contagi non si sta appiattendo. Ed è per questo che oggi siamo andati all’HPCON Charlie, che include restrizioni su grandi raduni e include un’ulteriore separazione sociale “, ha detto a una conferenza stampa il generale di brigata dell’Aeronautica militare Paul Friedrichs, massima autorità sanitaria del Pentagono (nella foto a lato).

Esercitazioni e molte altre attività sono state annullate mentre secondo quanto riporta l’agenzia Reuters il Pentagono sta valutando che la pandemia di Coronavirus potrebbe influire sulla disponibilità militare per un conflitto o una crisi.

Esper e il capo degli stati maggiori congiunti, il generale Mark Milley, hanno sottolineato che i comandanti cercheranno di mitigare questo rischio e insistono sul fatto che le forze armate statunitensi saranno ancora in grado di svolgere le proprie missioni, inclusa quella di assistere la risposta interna del governo degli Stati Uniti alla pandemia di coronavirus.

Negli Stati Uniti i militari si stanno preparando ad allestire ospedali da campo a Seattle e New York, e hanno posto in allarme diversi reparti sanitari.

Una nave dell’ospedale della Marina sta arrivando a Los Angeles e un’altra dovrebbe essere diretta a New York City, ciascuna con una capacità di circa 1.000 posti letto per pazienti non Coronavirus.

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Il Genio dell’US Army sta lavorando a New York per pianificare come aumentare la capacità di letti per i ricoveri valutando la conversione di più di 10.000 stanze in hotel e dormitori dei college.

Esper ha detto che i militari sono pronti a offrire più risorse se richiesto per lo Stato di New York, l’epicentro dell’epidemia statunitense, che ha infettato oltre 59.000 persone in tutto il paese e ne ha uccise al 25 marzo 812.

“Siamo in attesa di un segnale da parte della FEMA (Federal Emergency Management Agency) se davvero vogliono che noi formiamo ulteriori risorse a New York”.

Inoltre più di 10.700 militari della Guardia Nazionale stanno sostenendo gli Stati negli sforzi per contrastare il Coronavirus e il comando della Guardia Nazionale valuta che il numero di militari mobilitati potrebbe salire a decine di migliaia.

Il 27 marzo il Presidente Donald Trump ha firmato il decreto che autorizza il richiamo di fino a un milione di riservisti dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica e della Guardia Costiera per far fronte all’epidemia di Coronavirus. I ministri della Difesa e della Sicurezza Nazionale (Homeland Security) sono autorizzati a richiamare in servizio il personale per non più di 24 mesi consecutivi.

 

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