Sahel: attacco ai francesi in Niger, nuovo comandante dell’Operation Barkhane
(aggiornato alle ore 19,15)
La Francia continua a pagare un elevato prezzo in vite umane nel Sahel dove ieri, nel Niger sud-occidentale, sei civili francesi (due uomini e quattro donne tra i 25 e i 50 anni), la loro guida e il loro autista sono stati uccisi da uomini armati.
“La maggior parte delle vittime è stata freddata a colpi di arma da fuoco, ma una donna che era riuscita a fuggire è stata raggiunta e sgozzata. Sul posto è stato trovato un caricatore svuotato” ha riferito una fonte locale citata dall’agenzia di stampa France Presse.
La stessa agenzia ha riferito di aver potuto visionare delle drammatiche foto della scena del massacro, in cui si potevano vedere dei corpi che giacevano in terra vicino ad un fuoristrada carbonizzato, che aveva fori di proiettile nel lunotto.
I sei francesi lavoravano in Niger per l’ong Acted ma erano giunti nella zona del parco naturale di Kourè in gita turistica, per ammirare quello che è considerato l’ultimo branco di giraffe dell’Africa occidentale. “L’attacco è avvenuto intorno alle 11:30 di domenica in una zona a sei chilometri ad est della città di Kourè”, a circa un’ora di macchina dalla capitale Niamey, ha aggiunto la fonte.
“Non conosciamo l’identità degli aggressori ma sono arrivati in moto attraverso la boscaglia e hanno aspettato l’arrivo dei turisti. Il veicolo utilizzato dai francesi appartiene alla Ong (francese) Acted”.
Difficile dire al momento se l’attacco, finora non rivendicato, sia stato mirato a colpire il personale dell’ong francese o se gli assassini intendessero colpirli solo in quanto europei o francesi.
“Ci sono otto morti: due nigerini tra cui una guida turistica ed un autista e sei francesi”, ha reso noto il governatore di Tillabéri, Tidjani Ibrahim Katiella, in un comunicato.
Anche se il turismo è tollerato nella regione, la zona è classificata come rossa dal ministero degli Esteri di Parigi che ricorda come “la minaccia terroristica che pesa sul Niger, soprattutto fuori della capitale ed in prossimità delle frontiere è elevata. Movimenti terroristici presenti nel Sahel, in Nigeria e nella zona lacustre potrebbero compiere operazioni in Niger”.
Il ministero fa presente inoltre che azioni vengono compiute intorno alle frontiere del Niger, per esempio sequestri, attentati o attacchi e che la minaccia “persiste” nella regione, malgrado la “mobilitazione delle forze di sicurezza e di difesa dei paesi della regione per contrastarli”. Nella zona di Kouré, i viaggi sono sconsigliati anche se si tratta comunque del primo attacco contro degli occidentali in questa regione da quando è diventata zona turistica circa 20 anni fa.
Frederic Roussel, dirigfente di Acted, i ha sottolineato che “la comunità internazionale deve rendersi conto della contraddizione che c’è tra il chiederci di sostenere queste popolazioni che vivono in modo drammatico e lasciarci soli di fronte a una violenza di cui siamo diventati i bersagli più facili”,
Va però sottolineata la ritrosia di gran parte delle Ong a operare in paesi a rischio inserite in un dispositivo militare, nel caso specifico l’Operazione francese Barkhane attiva dall’agosto 2014 nel Sahel.
Inoltre è evidente che in paesi come il Niger, dove in passato cittadini francesi sono stati rapiti nella stessa capitale Niamey e poi liberati dietro pagamento dio un riscatto milionario, muoversi in aree isolate quali un parco naturale per “turismo” non rappresenta certo una scelta improntata a criteri di sicurezza ed è evidente che i terroristi hanno meno difficoltà a colpire civili francesi che si muovono liberamente e senza scorta come fossero in vacanza che i militari di Parigi attivi in Niger al fianco delle forze locali.
Non a caso sta sollevando polemiche in Francia quanto affermato dal portavoce del partito Front National, Sebastien Chenu, che ha definito “inopportuno andare a passeggio per il Niger in questo momento anche per degli operatori umanitari” e ha chiesto di far rimpatriare tutti i civili francesi nella zona.
Circa le reazioni del governo francese il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato al telefono con il presidente del Niger, Mahamadou Issoufou e ha riunito per domani mattina il Consiglio di Difesa. Macron ha denunciato “l’attacco che ha vilmente colpito un gruppo di operatori umanitari” assicurando che “ogni mezzo” verrà utilizzato per “chiarire” le circostanze dell’attacco.
Il Niger, uno dei baluardi della presenza militare francese e internazionale nel Sahel contro l’insurrezione jihadista nel Sahel, è alle prese sin dal 2015 con un’ondata di attacchi jihadisti vicino ai confini con Mali e Burkina Faso (al-Qaeda nel Maghreb Islamico – AQMI e Stato Islamico nel Grande Sahara), a ovest e con la penetrazione dei miliziani di Boko Haram e Stato islamico nell’Africa occidentale (ISWAP) dal confine con la Nigeria, a sud.
A Niamey è presente anche una missione militare italiana di addestramento – Misin – che quest’anno dovrebbe vedere un incremento degli organici da meno di un centinaio a un massimo di 295 militari con una presenza aerea di 5 velivoli inclusi un paio di velivoli a pilotaggio remoto Predator B/Reaper dell’Aeronautica.
Da mesi in Niger si registra una recrudescenza degli attacchi compiuti anche contro guarnigioni militari governative e i francesi sono in considerato da anni obiettivo prioritario per i jihadisti a causa anche dell’Operazione Barkhane, attiva dall’agosto 2014 in Niger, Ciad, Burkina Faso, Malì e Mauritania (G5 Sahel) che vede attualmente schierati 5.100 militari francesi e qualche centinaio di militari di altri paesi europei.
Nell’ambito di Barkhane ha appena raggiunto l’operatività iniziale la Task Force Takuba, unità multinazionale composta da forze speciali a cui prenderanno parte anche militari ed elicotteri italiani.
Per questa missione, l’Italia mette a disposizione 200 militari come consistenza massima, 20 mezzi terrestri e 8 elicotteri NH-90 e A-129 Mangusta che verranno schierati in Mali per un costo di 15,6 milioni nell’anno in corso.
A fine luglio il generale di divisione Pascal Facon ha ceduto il comando dell’Operation Barkhane al parigrado Marc Conruyt (nella foto sopra) con una cerimonia tenutasi nella base aerea di N’Djamena, in Ciad.
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