L’ Aeronautica irachena verso la paralisi
Secondo un rapporto diffuso dall’Ufficio dell’Ispettorato Generale del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, l’aereo d’attacco al suolo Sukhoi Su-25 di fabbricazione russa e gli UAV CH-4 di fabbricazione cinese al servizio dell’Aeronautica Militare irachena si trovano attualmente a terra a causa della mancanza di pezzi di ricambio.
Il rapporto che ha esaminato i progressi dell’Operazione Inherent Resolve in Iraq e Siria dal 1° gennaio al 31 marzo, ha espressamente citato che la coalizione guidata dagli Stati Uniti ha constatato che i Su-25 «…non hanno volato durante il trimestre in oggetto a causa della mancanza di parti di ricambio e fondi disponibili» e che addirittura i droni CH-4 hanno operato l’ultima volta nel settembre 2019 perché [ancora] in attesa di pezzi dalla Cina.
Questi ultimi che sono stati mostrati in servizio nell’Iraqi Army Aviation Command (IAAC) nel 2015, ma secondo il rapporto erano stati acquistati in 20 esemplari dall’Iraq, otto dei quali (da allora) sono andati perduti.
Relativamente agli addestratori avanzati/aerei da attacco leggero L-159 il documento conferma che i velivoli sono stati rimessi in servizio ma non sono attualmente operativi poiché è necessario effettuare l’addestramento per la riqualificazione al lancio delle armi.
I problemi di efficienza dell’Aeronautica Irachena riguardano anche gli UAV ScanEagle di fabbricazione statunitense che hanno volato solo due volte nel primo trimestre dell’anno e non si alzano in volo dallo scorso 9 gennaio.
Stessi problemi sorti da tempo per gli F-16 di Baghdad, come riferito da Analisi Difesa nel settembre 2020.
Le difficoltà a impiegare i velivoli in servizio, dovuta anche all’intenso impiego contro le milizie dello Stato Islamico ma soprattutto a carenze organizzative e amministrative, spiegherebbe il motivo per cui l’Aeronautica Irachena abbia recentemente utilizzato un cacciabombardiere MiG-23BN come mostrato sul nostro canale Telegram.
Secondo fonti russe Baghdad potrebbe addirittura puntare all’acquisto della nuova variante del Fulcrum, il MiG-35, diventando così il primo cliente estero dell’ultimo nato in casa MiG o diversamente decidere di acquistare la variante M/M2 del Mig-29 già operativa da alcuni anni in Egitto e recentemente acquisita anche dall’Algeria.
Identico problema, forse ancora più grave, per la flotta ad ala rotante di fabbricazione russa, dove i multiruolo Mil Mi-171 e gli elicotteri d’attacco Mil Mi-28 e Mi-35M sono stati utilizzati quotidianamente in numerose missioni che hanno portato a ratei d’usura preoccupanti.
Tanto per citare un esempio: dei 28 Mil Mi-35M che l’Aviazione dell’Esercito iracheno possedeva un tempo non meno di 6 esemplari sono stati ritirati dopo le logoranti e ripetute missioni in combattimento. Altri sono stati abbattuti in battaglia e altri ancora, rientrati alla base gravemente danneggiati, sono stati cannibalizzati per recuperare i pezzi di ricambio al punto che oggi sarebbe operativo non più del 50-60% della flotta originaria di Hind.
Foto: Ministero della Difesa Iracheno e Lockheed Martin
Maurizio SparacinoVedi tutti gli articoli
Nato a Catania nel 1978 e laureato all'Università di Parma in Scienze della Comunicazione, ha collaborato dal 1998 con Rivista Aeronautica e occasionalmente con JP4 e Aerei nella Storia. Dal 2003 collabora con Analisi Difesa occupandosi di aeronautica e industria aerospaziale. Nel 2013 è ospite dell'Istituto Italiano di Cultura a Mosca per discutere la propria tesi di laurea dedicata a Roberto Bartini e per argomentare il libro di Giuseppe Ciampaglia che dalla stessa tesi trae numerosi spunti. Dall'aprile 2016 cura il canale Telegram "Aviazione russa - Analisi Difesa" integrando le notizie del sito con informazioni esclusive e contenuti extra provenienti dalla Russia e da altri paesi.