Belgrado punta sui missili cinesi HQ-22 (e sui Rafale?) per la difesa aerea
La Cina ha confermato l’11 aprile la fornitura alla Serbia di sistemi di difesa aerea a lungo raggio HQ-22 (nella versione FK-3 da esportazione) nell’ambito di “programmi di cooperazione bilaterale che non hanno nulla a che vedere con la situazione attuale in Ucraina”. Lo ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian, assicurando che la flotta di sei aerei da trasporto Y-20 che ha raggiunto la Serbia dalla Cina “ha consegnato regolari forniture militari”.
Il portavoce ha aggiunto che “i progetti di cooperazione annuale Cina-Serbia non sono rivolti a terzi” confutando l’ipotesi che tali armamenti potessero venir forniti alla Russia, che peraltro non ne avrebbe alcuna necessità.
La Cina “auspica che gli organi di stampa non distorcano eccessivamente (la natura) della collaborazione con la Serbia, che non è rivolta contro terze parti e non ha niente a che vedere con l’attuale situazione” in Ucraina, ha sottolineato il portavoce.
Gli HQ-22 sono in servizio con le forze armate cinesi dal 2017. I sei cargo Y-20 sono atterrati il 9 aprile all’aeroporto civile Nikola Tesla di Belgrado per consegnare i missili ordinati nel 2019 e il cui acquisto era stato “scoraggiato” dagli Stati Uniti che avevano ammonito come l’ingresso nell’Ue o in altre organizzazioni occidentali avrebbe comportato l’adozione di equipaggiamenti militari sistemi di costruzione occidentale.
Washington è del resto impegnata da anni a minacciare sanzioni ai paesi che acquisiscono armamenti russi.
La Serbia è il primo cliente europeo dell’industria della Difesa cinese e recentemente ha ricevuto in dono 10 caccia Mig 29, 6 forniti dalla Russia 4 dalla Bielorussia, destinati a integrare la flotta di questi velivoli che difende lo spazio aereo di Belgrado.
Pechino sta attuando importanti investimenti in Serbia soprattutto nei settori industriale, minerario e metallurgico, e nelle infrastrutture, incluso il progetto di una linea ferroviaria veloce fra Belgrado e Budapest.
Il governo del presidente Aleksandar Vucic, appena riconfermato per un nuovo mandato, sta subendo forti pressioni affinché prenda le distanze da Mosca. Belgrado ha votato a favore delle risoluzioni Onu di condanna per l’aggressione russa all’Ucraina ma non aderisce né sostiene le sanzioni internazionali contro Mosca.
Il presidente Vucic nei scorsi ha annunciato di valutare l’acquisizione di caccia francesi Rafale (già in dotazione ai vicini croati e greci)e droni turchi. Un annuncio interpretabile con la volontà serba di continuare a mantenere un equilibrio tra avvicinamento alla Ue e solidità dell’amicizia con Russia e Bielorussia. Del resto le forze armate di Belgrado avevano già acquisito negli anni scorsi in Francia elicotteri Airbus e missili antiaerei a corto raggio Mistral da MBDA.
Il riarmo serbo “non è pericoloso” per la regione dei Balcani ha dichiarato il premier kosovaro, Albin Kurti, nel corso di una conferenza stampa a Pristina in cui ha affermato che il suo governo ha destinato un fondo aggiuntivo a sostegno delle Forze di sicurezza del Kosovo. “Questo extra budget riflette anche la situazione in cui ci troviamo ora e il nostro vicino settentrionale e ostile che si sta armando. Siamo preoccupati, cauti, ma non abbiamo paura”.
Foto: Ministero della Difesa cinese e EPA
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