I russi avanzano in Donbass e preparano un’offensiva nel sud
Continua l’avanzata russa nel Donbass con tutte le roccaforti ucraine nella provincia di Donetsk sotto pressione. A Bakhmut che insieme a Soledar e Siversk costituisce il baluardo che sostiene la linea del fronte che protegge Slovyansk e Kramatorsk, i russi e le milizie del Donbass controllano la periferia e nella zona industriale nella città impiegando anche unità di contractors del Gruppo Wagner. Limitati attacchi vengono segnalati anche dalle postazioni a nord di Slovyansk la cui periferia è ormai minacciata dalle avanguardie russe.
I russi sono penetrati anche a Soledar e hanno preso Pisky, la roccaforte ucraina nella periferia di Donetsk che consente dal 2014 alle truppe di Kiev di colpire la capitale delle forze secessioniste del Donbass.
Nello stesso settore i russi stanno attaccando da giorni con artiglieria e intensi raid aerei la roccaforte di Avdiivka da dove l’artiglieria ucraina bersaglia da tempo il centro abitato di Donetsk e le retrovie russe.
In questo duello di artiglierie i russi il 4 agosto hanno annunciato di aver distrutto un gran numero di obici ucraini nella regione di Donetsk: 2 plotoni di lanciarazzi multipli da 122 mm BM21 Grad, 3 plotoni di obici semoventi da 152mm Msta-B, 3 plotoni di obici semoventi da 122 mm Gvozdika e 2 plotoni di obici trainati da 122mm D-30.
Ovviamente è impossibile verificare le notizie cica le perdite subite e inflitte dai belligeranti ma viene segnalata da più parti una più intensa presenza di supporto aereo in appoggio all’offensiva russa che potrebbe aver portato a una maggiore vulnerabilità dell’artiglieria ucraina grazie all’impiego di velivoli senza pilota e aerei ed elicotteri da attacco.
Nel settore di Donetsk il governo ucraino ha impartito l’ordine di evacuazione obbligata per i circa 220 mila abitanti che vivono nelle zone ancora sotto il controllo governativo.
Un compito arduo sia perché i mezzi disponibili hanno permesso finora di evacuare non più di 800 persone al giorno sia perché un numero rilevante di abitanti di Donetsk attende l’arrivo dei russi, come è emerso in altre città cadute in mano alle forze di Mosca e ai secessionisti. Secondo le stime dell’ONU dal 24 febbraio circa 10,3 milioni di ucraini hanno lasciato il paese.
Più difficile da decifrare la situazione militare sul fronte meridionale di Kherson dove da tempo gli ucraini annunciano una grande controffensiva che finora ha avuto però solo dimensioni molto limitate e i successi maggiori sembra siano stati colti grazie ai lanciarazzi campali statunitensi M142 HIMARS che avrebbero permesso di colpire diversi depositi di munizioni russi e di danneggiare il ponte Antoniovsky sul fiume Dnepr.
Per continuare a far affluire truppe e mezzi in questo settore i russi hanno inviato il Genio a riparare il ponte e ne hanno costruito uno di barche poco più lontano utilizzando pontoni motorizzati per permettere al traffico civile e militare di attraversare il fiume.
Secondo fonti britanniche i rinforzi russi in massiccio afflusso nel settore di Kherson verrebbero sottratti al fronte del Donbass ma altre fonti riferiscono che le truppe in arrivo entrerebbero in Crimea dal ponte sullo Stretto di Kerch per poi risalire la penisola ed entrare nella regione di Kherson.
L’obiettivo delle forze di Mosca sembra essere quello di scongiurare il rischio che Kherson resti isolata dai contrattacchi ucraini (per questo nelle ultime ore sono state attaccate le postazioni ucraine nella testa di ponte costituita oltre il fiume Inhulets) ma non è chiaro se le truppe russe intendano passare all’offensiva anche in questo settore puntando si Mikolayv o se attendano gli sviluppi in corso nella regione di Donetsk.
Ieri i russi hanno rivendicato l’uccisione di circa 500 soldati ucraini vicino al villaggio di Bilohirka nella regione di Kherson, dove “attacchi aerei e il fuoco dell’artiglieria hanno colpito uno schieramento temporaneo della 46ma brigata mobile delle forze armate ucraine. Oltre 400 nazionalisti sono stati uccisi”, ha riferito il ministero della Difesa di Mosca aggiungendo che altri 70 soldati ucraini sono stati uccisi e 150 feriti negli attacchi di precisione contro il 105° battaglione della 63ma brigata meccanizzata ucraina.
Fonti d’intelligence di Kiev riprese dal Times di Londra sostengono che il comando russo abbia concentrato oltre 25 mila militari nel sud, tra cui 9 battaglioni tattici.
Secondo il comando miliare ucraino meridionale, Mosca ha costituito una forza d’attacco per attaccare Kryvyj Rih, città natale di Zelensky che dispone di importanti acciaierie e si trova a circa 50 chilometri dalla linea del fronte.
I russi continuano ogni notte a bersagliare con missili da crociera le retrovie ucraine puntando a distruggere depositi di armi e munizioni (incluse quelle in arrivo dell’Occidente) nelle regioni di Nikopol, Mykolaiv, Dnipropetrovsk, Odessa e Dnipropetrovsk mentre russi e ucraini si accusano reciprocamente di effettuare bombardamenti sulla centrale nucleare di Enerhodar, da mesi in mano alle truppe di Mosca.
Ieri il portavoce militare russo, generale Konashenkov ha reso noto che più di 80 “mercenari stranieri” sono morti in attacchi missilistici nella regione di Dnipropetrovsk e che alcuni pezzi d’artiglieria ucraini incluso un lanciarazzi campale HIMARS sono stati distrutti nel settore di Kharkiv: si tratterebbe del settimo esemplare di HIMARS distrutto secondo le fonti di Mosca.
Colpito il 5 agosto con missili da crociera lanciati dagli aerei, anche un deposito di artiglieria a Novoivanovka, nella regione di Zaporozhye, con l’uccisione di 150 militari e la distruzione di 2 obici M777 da 155 mm con oltre 1.500 proiettili, 6 semoventi Msta-B, 350 razzi Grad da 122 mm e 7 droni.
Mosca aveva reso noto il 3 agosto di aver distrutto un deposito di armi e munizioni straniere nei pressi di Leopoli, nell’Ovest dell’Ucraina, altri quattro depositi di munizioni e uno di carburante nelle regioni di Mykolaiv e tre nelle vicinanze di Donetsk.
Per quel che possono valere quanto ad attendibilità, pubblichiamo i bilanci delle perdite resi noti in questi giorni da russi e ucraini ricordando che Kiev non riferisce mai il numero complessivo delle perdite sofferte mentre Mosca non comunica le perdite umane subite o inflitte.
Al 5 agosto il ministero della Difesa russo ha annunciato che dal 24 febbraio sono state inflitte alle forze ucraine le seguenti perdite: 261 aerei, 145 elicotteri, 1.685 velivoli senza pilota (UAS), 361 sistemi missilistici antiaerei, 4.254 carri armati e mezzi corazzati, 789 lanciarazzi multipli, 3.267 cannoni, obici e mortai e 4.716 veicoli.
Al 6 agosto lo stato maggiore della Difesa ucraino ha reso noto che dal 24 febbraio i russi hanno perso: 41.900 militari, 223 aerei da combattimento, 191 elicotteri, 744 droni, 1.802 carri armati, 955 sistemi di artiglieria, 4.051 veicoli trasporto delle truppe e 15 navi mentre 182 missili da crociera sono stati abbattuti dalla contraerea.
Sostenere lo sforzo bellico
Benchè lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky abbia annunciato di avere un milione di soldati pronti per la controffensiva estiva più volte annunciata restano molti dubbi circa la capacità di Kiev di alimentare lo sforzo bellico.
Mentre si infittiscono le notizie di arruolamenti coatti effettuati dalla polizia ucraina prelevando uomini direttamente per strada, lo stesso presidente ha stabilito con un decreto che ogni cittadino maschio può essere richiamato in servizio fino a 70 anni di età.
Se a questi elementi aggiungiamo che l’addestramento impartito nei paesi alleati alle reclute ucraine si limita quasi sempre agli elementi basici della fanteria è facile comprendere come buona parte dei giovani soldati ucraini destinati a raggiungere il fronte nelle prossime settimane non abbiano la formazione necessaria ad affrontare un conflitto convenzionale ad alta intensità.
La necessità di reperire truppe ha indotto Kiev a ritirare i contingenti dislocati all’estero nell’ambito di missioni ONU e NATO, persino il contingente simbolico schierato in Kosovo con la forza della NATO KFOR: appena 40 militari.
I russi sembrano sopperire alla necessità di rimpiazzare le perdite e alimentare l’offensiva che i battaglioni di volontari reclutati soprattutto ad est degli urali inquadrando personale solitamente con alle spalle esperienze militari a cui vengono offerte ottime retribuzioni e condizioni assicurative volontari.
Sarebbero ormai una trentina i reparti di volontari costituitisi con compiti di combattimento ma anche di supporto i più nutriti dei quali proverrebbero dalle regioni di Omsk e Samara secondo l’Institute for the Study of the War (ISW) statunitense.
Il viceministro della Difesa russo Alexander Fomin ha reso noto il 3 agosto che Kiev e Mosca hanno organizzato finora 27 scambi di prigionieri e corpi di soldati uccisi nel conflitto on la partecipazione della Croce Rossa. Fomin ne ha parlato durante un briefing con gli addetti militari stranieri presenti a Mosca secondo quanto riporta l’agenzia russa Interfax.
Il più grande di questi scambi è stato completato in giugno, quando ciascuna parte ha consegnato all’altra 144 prigionieri. I negoziati sugli scambi di prigionieri sono uno dei pochi canali diplomatici rimasti tra Mosca e Kiev dopo il fallimento dei colloqui per un accordo di pace.
Oleksiy Arestovych, consigliere del presidente ucraino, ha reso noto che i russi hanno iniziato a impiegare droni di costruzione iraniana e in particolare 46 Shahed 129 (guarda il video), da molti anni in dotazione ai pasdaran ma recentemente aggiornato, armabile con missili anticarro Saidid-1 e impiegati, secondo Kiev, in azioni di attacco contro l’artiglieria ucraina e soprattutto nella caccia ai lanciarazzi campali HIMARS (16 esemplari forniti dagli USA di cui 6 sarebbero stati distrutti secondo quanto affermato dal ministro della Difesa russo Sergey Shoigu.
Mosca per ora non ha confermato l’impiego di droni iraniani mentre indiscrezioni fanno trapelare che Mosca potrebbe fornire a Teheran caccia Sukhoi Su-35 in cambio dei droni. Secondo il Washington Post i russi metteranno in orbita un satellite da osservazione iraniano che temporaneamente opererà però a favore delle forze militari russe sorvolando l’Ucraina.
Il ministero della Difesa ucraino attribuisce agli HIMARS (nella foto sotto) la distruzione di 50 depositi di munizioni e armi russe con tiri di precisione che hanno determinato la reazione di Mosca. Il 3 agosto infatti il generale Igor Konashenkov, portavoce del ministero della Difesa, ha accusato per la prima volta gli Stati Uniti di un coinvolgimento diretto nella guerra in Ucraina.
Konashenkov ha riferito alla BBC di come gli Stati Uniti stanno approvando obiettivi rilevati dai satelliti americani per i lanciarazzi HIMARS ceduti alle forze di Kiev, accuse comprovate dalle chiamate intercettate tra i funzionari ucraini che hanno rivelato il collegamento con gli Usa.
La Russia, in precedenza, si era limitata ad accusare Washington di aver combattuto una “guerra per procura” in Ucraina. Un portavoce del Pentagono ha affermato di aver fornito agli ucraini solo le “informazioni dettagliate e urgenti per aiutarli a comprendere le minacce che devono affrontare e difendere il loro paese dall’aggressione russa”. Ma Konashenkov ha sostenuto che l’amministrazione Biden “è direttamente responsabile di tutti gli attacchi missilistici approvati da Kiev contro aree residenziali e infrastrutture che hanno causato la morte di civili”.
Le armi dall’Occidente
Circa gli aiuti militari in arrivo a Kiev la Spagna ha definitivamente rinunciato a fornire a Kiev i suoi vecchi carri armati Leopard 2A4 a causa delle pessime condizioni di manutenzione in cui versano.
Lo ha affermato la ministra della Difesa spagnola, Margarita Robles, parlando ai media precisando che “i test effettuati sui Leopard stoccati a Saragozza hanno evidenziato condizioni tali “da non poter essere utilizzati”.
Il 1° agosto gli Stati Uniti hanno annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari per l’Ucraina per un totale di 550 milioni di dollari. Tra le nuove armi inviate a Kiev 75mia proiettili da 155 mm e nuovi razzi per gli HIMARS (nella foto sotto). Il nuovo pacchetto porta il totale degli aiuti militari destinati all’Ucraina dall’inizio dell’amministrazione Biden a 8,8 miliardi di dollari.
Lo stesso giorno il Regno Unito ha fatto sapere che potrebbe presto fornire navi militari all’Ucraina. Lo ha affermato l’ambasciatore ucraino nel Regno Unito, Vadym Prystaiko, in un’intervista a Suspilny, come riporta Europeyska Pravda. “Abbiamo visitato una nave della marina che sarà consegnata all’Ucraina nel prossimo futuro. I nostri marinai si stanno già addestrando su una nave simile”, ha affermato Prystaiko senza specificare modello o classe della nave.
L’ambasciatore ha però sottolineato che le priorità navali dell’Ucraina sono prima di tutto incentrate sulle contromisure contro le mine. Sul numero di navi che Londra potrebbe fornire a Kiev, Prystaiko ha spiegato che “due è il numero iniziale su cui stiamo attualmente lavorando. Queste sono navi da guerra attualmente in servizio con la Marina di Sua Maestà. Saranno convertite e avranno l’equipaggiamento speciale aggiunto di cui abbiamo bisogno. Ma ci sono più navi della stessa classe, e i nostri ufficiali sono attualmente in fase di addestramento su navi operative”.
La Royal Navy schiera 6 cacciamine classe Hunt risalenti alla prima metà degli anni 80 e 5 cacciamine classe Sandown entrati in servizio tra il 1998 e il 2000.
La Macedonia del Nord, dopo le polemiche con Mosca per la cessione all’Ucraina della trentina di tank T-72 ancora nei ranghi del suo esercito, avrebbe deciso di consegnare a Kiev anche i 4 velivoli da attacco Sukhoi Su-25 acquistati proprio in Ucraina 21 anni or sono e con ogni probabilità non più in condizione di volare.
Tiene l’accordo del grano
Gli accordi di Istanbul sembra consentire la partenza delle navi cariche di grano dai porti ucraini del Mar Nero. Dopo il primo mercantile, il 5 agosto tre navi che trasportano decine di migliaia di tonnellate di grano sono salpate dai porti ucraini, Due dal porto di Chornomorsk e l’altra dalla vicina Odessa. In totale, trasportano circa 58.000 tonnellate di mais.
Il ministero della Difesa turco ha dichiarato che il Navistar, battente bandiera di Panama, con 33.000 tonnellate di mais, è diretto in Irlanda. Il Rojen, battente bandiera maltese, trasporta 13.000 tonnellate di mais, e si sta dirigendo verso il Regno Unito. La nave battente bandiera turca Polarnet (nella foto sopra), che trasporta 12.000 tonnellate di mais, è in rotta verso il porto turco di Karasu, nel Mar Nero.
Il viceministro ucraino delle infrastrutture Musatafa Nayyem in un post su Facebook, ha riferito che “la prossima settimana prevediamo di aggiungere il porto di Pivdennyi alla ‘iniziativa del grano’ . Il corridoio operativo formato dai tre porti – Odessa, Chornomorsk e Pivdennyi – ci consentirà entro un mese di raggiungere i 3 milioni di tonnellate di esportazioni di prodotti agricoli”. Finora quattro navi cariche di grano hanno lasciato due porti ucraini. Una è salpata da Odessa e tre da Chornomors.
Mappe Institute for the Study of the War (ISW)
Foto: Twitter, Telegram, Rep. Pop di Donetsk e Ministero della Difesa Ucraino
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