L’unica donna pilota militare afghana chiede asilo agli USA
Da simbolo del riscatto femminile in Afghanistan all’accusa di aver tradito il proprio Paese e le altre donne. Questa la sorte di Niloofar Rahmani, 25 anni, prima pilota militare afghana che dopo 15 mesi di addestramento negli Stati Uniti, al momento di tornare a Kabul, ha invece chiesto asilo all’America per il timore di subire rappresaglie una volta tornata a casa, dopo le tante minacce di morte che ha ricevuto.
In una intervista al New York Times e al Wall Street Journal nei giorni scorsi, ha denunciato di essere oggetto di minacce in Afghanistan.
“Le cose non stanno cambiando” in meglio, ha detto, “ma anzi, vanno sempre peggio”. La sua famiglia, ha aggiunto, è stata minacciata dopo che si era brevettata pilota militare nel 2013 e lei non si sente sicura fra i suoi colleghi maschi che l’avevano contestata.
Le autorità a Kabul hanno protestato sottolineando che nel suo paese “la sua vita non corre alcun rischio” e chiedendo agli Stati Uniti di respingere la sua richiesta di asilo. “Le minacce di cui parla sono solo una scusa e sono vergognose per tutti coloro che sono chiamati a difendere il loro paese” ha affermato il portavoce del ministero della difesa Mohammad Radmanish. “Doveva essere un modello per le altre giovani donne afghane ma invece ha tradito il suo Paese. E’ una vergogna”.
Il dipartimento di Stato Usa aveva assegnato a Rahmani, unica donna pilota delle forze afghane, il riconoscimento “Donne coraggiose” lo scorso anno.
Lo scorso anno Rahmani aveva raccontato che girava sempre con una pistola per proteggersi e che non usciva mai in pubblico in uniforme per non attirare l’attenzione La sua legittima scelta ha anche messo in imbarazzo tutte le forze Nato ancora presenti nel paese, a partire da quelle Usa che continuano a sostenere che “le forze di sicurezza hanno registrato significativi progressi nel 2016 e ci aspettiamo un 2017 ancora migliore”.
Foto Xinhua
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