Pressioni a Tokyo per il rafforzamento della difesa nazionale
Dallo studio delle immagini rilasciate dai media di stato di Pyongyang, in una delle quali viene mostrata una mappa che riporta la gittata dei missili, David Schmerler e Jeffrey Lewis, esperti del Centro di Studi per la non-proliferazione presso l’Istituto Middlebury di studi internazionali in California, hanno stabilito che l’esercitazione di Pyongyang era intesa a simulare un attacco nucleare alla base di Iwakuni. (La base navale e aerea di Iwakuni è la sede del Corpo dei Marines degli Stati Uniti).
Lewis ha riferito al The Japan Times che questa è la prima volta in cui i nordcoreani sono stati così specifici nel mostrare che l’obiettivo sarebbe stata una base delle forze degli Stati Uniti in Giappone.
Ogni volta che Pyongyang effettua test nucleari ed effettua lanci di missili nel Mar del Giappone, nei giapponesi cresce la volontà di rafforzare notevolmente la difesa nazionale. A Tokyo, influenti legislatori giapponesi, sconcertati dai progressi militari della Corea del Nord, starebbero facendo forti pressioni affinché il Giappone sviluppi una capacità difensiva in grado di colpire preventivamente le strutture missilistiche di Pyongyang.
Il Giappone ha finora evitato di intraprendere il controverso e oneroso passo di acquisire bombardieri o missili da crociera con gittata sufficiente a colpire altri paesi, contando invece sul supporto del suo alleato americano. Ma la crescente minaccia posta da Pyongyang, ultima il lancio simultaneo di quattro razzi il 6 marzo scorso, aggiunge peso alla questione.
Per decenni, il Giappone ha avuto una costituzione pacifista, ma gli ultimi governi hanno stabilito che Tokyo ha il diritto di attaccare le basi nemiche all’estero quando l’intenzione del nemico, di attaccare il Giappone, è evidente, la minaccia è imminente e non ci sono altre opzioni per la difesa.
Mentre le amministrazioni precedenti hanno evitato di acquisire l’armamento per farlo, il partito Liberal Democratico (LDP) del Primo Ministro Shinzo Abe (nella foto a lato) lo ha invitato a prendere in considerazione la questione.
L’idea ha incontrato una dura resistenza in passato, ma gli ultimi test nordcoreani permettono al Giappone di muoversi più rapidamente per mettere in atto una politica di difesa più efficace.
Qualunque arma acquisti il Giappone, con capacità di colpire la Corea del Nord, collocherebbe nel raggio d’azione, per la prima volta, anche parte della costa orientale della Cina, causando così ulteriori proteste di Pechino, che ha già espresso forte dissenso per il dispiegamento del sistema avanzato anti-missile degli Stati Uniti, il “Terminal High Altitude Area Defense” (THAAD) in Corea del Sud.
Il Giappone sarebbe seriamente preoccupato per lo sviluppo di sistemi a combustibile solido della Corea del Nord, sperimentati il mese scorso, che consentirebbero di nascondere i preparativi per gli attacchi missilistici (poiché non avrebbero più bisogno di accendere i loro missili poco prima del lancio). Il test aveva riguardato anche un “lancio a freddo”, con il razzo espulso dal suo lanciatore prima dell’accensione del motore, riducendo al minimo i danni per le rampe di lancio mobili (nella tecnologia a freddo, il missile è espulso dal lanciatore tramite aria compressa).
La Corea del Nord sostiene che le sue armi sono necessarie per la difesa contro la minaccia di un attacco da parte degli Stati Uniti e Corea del Sud, (con la quale sono ancora tecnicamente in guerra).
Il Giappone sta migliorando le difese missilistiche balistiche con un range più lungo, missili più accurati installati su cacciatorpediniere Aegis nel Mar del Giappone e dal mese prossimo inizierà un aggiornamento delle batterie Patriot PAC-3 per il valore di 1 miliardo di dollari.
Tokyo starebbe valutando anche una versione terrestre del sistema Aegis o del sistema THAAD, anche se secondo alcune fonti potrebbe non essere sufficiente per stare al passo con i progressi della tecnologia missilistica di Pyongyang.
Il Giappone potrebbe anche acquistare missili di precisione per i suoi aerei, come i Joint Air-to-Surface Standoff Missile (JASSM) ad autonomia estesa della Lockheed Martin Corp o i missili a più corto raggio, Joint Strike, progettati da Kongsberg Defence & Aerospace di Norway AS per i jet da combattimento F-35.
Il governo del primo ministro giapponese Shinzo Abe aveva approvato, nello scorso mese di dicembre, un aumento record della spesa per la difesa (aumentata dell’1,4% a 5.130 miliardi di yen pari a 50 miliardi di dollari), per contrastare la crescente potenza militare cinese nel Mar Cinese Orientale e l’escalation della minaccia di missili balistici della Corea del Nord.
La regione asiatica nord orientale, escludendo Corea del Sud e Giappone, resta l’area più nuclearizzata al mondo. Questo lascerebbe Seoul e Tokyo in una posizione difficile, se non fosse per gli Stati Uniti. Entrambi i paesi hanno rinunciato all’opzione nucleare in cambio infatti della protezione dell’ombrello nucleare americano.
Il Giappone, tradizionalmente è uno dei sostenitori più importanti del regime internazionale della non proliferazione e si è costantemente impegnato a ripudiare le armi nucleari. Tuttavia, l’evolversi della situazione nel nord-est asiatico, in particolare i test nucleari della Corea del Nord e la modernizzazione militare della Cina, hanno sollevato nuovi interrogativi circa la vulnerabilità del Giappone.
Il tabù storico, all’interno della comunità politica giapponese, di discutere di un potenziale sviluppo di armi nucleari sembra essere stato rotto, anche se, in base ad un sondaggio tra i giapponesi, riferito allo scorso anno, solo il 5 per cento degli intervistati ha riferito di volere che il Giappone si doti di armi nucleari.
Nonostante il Giappone possieda la capacità tecnica di diventare una potenza nucleare, non ne ha ancora mostrata l’intenzione. In diverse occasioni il Primo Ministro giapponese, Shinzo Abe, ha ribadito che il paese non si doterà di armi nucleari, “è da escludere che il Giappone possieda o consideri il possesso di armi nucleari”.
Un’eventuale decisione del Giappone di dotarsi di armi nucleari non farebbe altro che esasperare ancora di più le tensioni regionali. In un recente saggio Daniel Bob, della Sasakawa Peace Foundation, chiarisce perché incoraggiare il Giappone a giocare la carta del nucleare non favorirebbe la denuclearizzazione della Corea del Nord.
Usare “la minaccia di un Giappone con armi nucleari affinché la Cina costringa la Corea del Nord a rinunciare alle proprie fallirebbe quasi certamente”, e rafforzerebbe “la determinazione della Corea del Nord a mantenere le sue armi nucleari come chiave per la sua sopravvivenza”.
Molto significative sono anche le dichiarazioni del presidente americano, dopo l’ultimo test missilistico nordcoreano, “gli Stati Uniti sono al 100% al fianco del Giappone”.
Per quanto il Partito Liberal Democratico abbia chiesto di discutere dello sviluppo nucleare del Paese, per contrastare la politica sempre più aggressiva della Corea del Nord, appare ancora poco probabile che Tokyo scelga di dotarsi di un arsenale nucleare.
Foto: Xinhua/Yonhap e JSDF
Elvio RotondoVedi tutti gli articoli
Nato a Cassino nel 1961, militare in congedo, laureato in Scienze Organizzative e Gestionali. Si occupa di Country Analysis. Autore del Blog 38esimoparallelo.com, collabora con il Think Tank internazionale “Il Nodo di Gordio”. Alcuni suoi articoli sono stati pubblicati su “Il Giornale.it", “Affari Internazionali”, “Geopolitical Review”, “L’Opinione”, “Geopolitica.info”.